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Morto a Molfetta il pittore Antonio Nuovo, artista straordinario
09 agosto 2008

MOLFETTA - Uno di questi aridi giorni d'estate s'è portato via il celebre pittore molfettese Antonio Nuovo. Un artista straordinario, oltre che un uomo d'altri tempi. Le prime uscite ufficiali d'Antonio Nuovo risalgono al 1944, quando, nel corso dell'occupazione alleata, fu allestita da Panunzio e de Gennaro una collettiva, cui l'artista partecipò con alcuni acquerelli. Poi la personale molfettese del '46, la collettiva di Cesenatico del '47 e giù sino all'importante collettiva romana del '48, quando un pescivendolo dalle venature neorealistiche attrasse l'attenzione di Renato Guttuso, che espresse lusinghieri apprezzamenti sul nostro (le notizie che abbiamo riportato risalgono al curriculum del pittore ricostruito da Lorenzo Palumbo). “E Guttuso”, disse una volta Nuovo stesso, non senza una punta d'orgoglio, “non era poi dolce di sale!” Erano solo gli inizi di una carriera che gli ha regalato grandi soddisfazioni a livello nazionale e internazionale (si pensi all'Esposizione di grafica italiana contemporanea di Montevideo, del 1965), riconoscimenti cui Nuovo ha reagito con fare schivo, con la discrezione e la modestia di chi non ama i riflettori, il caos... In attesa di elaborare un più ampio e articolato profilo di questo eccezionale pittore molfettese per il numero di settembre, ci piace ricordare alcuni dei soggetti della sua produzione... Il nudo con cilindro e fiocco degli edenici Adamo ed Eva; il pescivendolo tanto umano della collettiva di Roma... La Luna, che - come amava dire la sua inseparabile e dolcissima Maria, cui testimoniamo l'affetto dell'intera redazione - costituiva una delle interlocutrici privilegiate di Antonio Nuovo... Il mare, ora simbolo cruccioso, ora abbraccio d'inusitato calore... I paesaggi della Puglia, con i campi irrorati d'oro o sovrastati da nuvole, che recano in dote un 'desiderio di pianto' nel cielo plumbeo... L'angelo dell'Apocalisse, Nemesis fantasmatica che sorvola, in un'aura violacea, alcune costruzioni cittadine e arriva a determinare morte e distruzione o, magari, un'inattesa purificazione... I soggetti sacri, che spesso si caratterizzano per i contorni sfatti, quasi fossero ombre protese a fasciare lo spazio circostante o forme immateriali capaci di ingenerare una sorta di tremore nello spazio circostante. Un pittore ispirato, coraggioso, energico, sognatore senza sdilinquimenti che la città saluta con affetto. Con rimpianto.
Autore: Gianni Antonio Palumbo
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