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Molo Pennello, polemiche per la costruzione della sede della Lega navale Accuse per la realizzazione di un manufatto senza tutte le autorizzazioni. Lni e Capitaneria: tutto regolare
15 giugno 2003

E' una strana storia di polemiche che si inseguono e di accuse che attendono conferme, ma la verità stenta a venire "a galla", è proprio il caso di dire visto che si tratta della Lega navale italiana. Il consiglio direttivo della società decide di consolidare la struttura sociale che si trova al Molo Pennello e richiede una concessione nel luglio 2002 per una struttura prefabbricata in legno poggiata su blocchi di cemento, che non prevede né opere di scavo, né opere di fogna (con scarico a mare?). Successivamente, in data 1.4.2003 viene data all'Ufficio tecnico la comunicazione del cambio di materiali usati nella realizzazione del prefabbricato, non più in legno ma in ferro; il 26.5.03 viene depositata al protocollo una richiesta di realizzazione di un solaio; il giorno dopo, con sorprendente rapidità l'ing. Parisi, capo dell'Ufficio tecnico comunale firma l'autorizzazione per il solaio. Il 3.6.03 avviene un sopralluogo dei vigili urbani, dell'Ufficio tecnico e della Capitaneria di Porto e non viene elevata alcuna sanzione amministrativa e sospensione dei lavori da parte del sindaco. C'è chi sostiene che si tratta di lavori abusivi in quanto non supportati da idoneo atto amministrativo per scavo e realizzazione di architravi e per posa in opera del solaio, nè esisterebbe il parere del genio civile allo scavo. Tra l'altro, secondo un esposto-denuncia presentato al ministero delle infrastrutture e trasporti, al comando generale delle capitanerie di porto, al direttore marittimo, al genio civile opere marittime, all'ufficio dogana, all'agenzia del demanio perché verifichino la legittimità delle opere esistenti in area portuale, in località Molo Pennello. Ma anche alla Procura della Repubblica di Trani e alla Procura militare di Bari. L'esposto è inviato anche all'Enel e all'acquedotto pugliese per verificare la regolarità delle condotto idriche ed elettriche realizzate in quell'area. L'Enel risponde subito che "in seguito ai sopralluoghi eseguiti, non abbiamo, nel tratto da voi evidenziato, alcuna condotta da noi realizzata. Nel frattempo viene inviata, ai giornali e alle televisioni regionali, un'altra denuncia, questa volta anonima, o meglio sottoscritta da Vito Pisani, che risulta essere uno dei dirigenti della stessa sezione della Lega navale di Molfetta, ma che con successiva lettera smentisce di aver inviato alcun esposto. Nella lettera si parla di lavori di scavo fatti nelle ore serali e tra le 13 e le 14,30 del sabato in un'area recintata per impedirne la vista esterna; per effettuare gli scavi sarebbe stato utilizzato, secondo questa denuncia, un escavatore che avrebbe lavorato con illuminazione artificiale fino alle 23,30 e dopo lo scavo sarebbero stati scaricati nel recinto travi in calcestruzzo per solai, tondini di ferro per armature in calcestruzzo, piastre tirafondi, ecc.; tra il 13 e il 20 maggio sarebbero transitati sul molo Pennello quindici camion betoniera che hanno trasportato e scaricato calcestruzzo; sarebbero stati realizzati anche cordoli in calcestruzzo con inserimento trasversale di condotte, oltre a un solaio in latero cemento sostenuto da travi in calcestruzzo armato con annegamento di piastre complete di tirafondi. Fin qui la denuncia, contestata subito dal presidente della Lega navale, Felice Sciancalepore, il quale sostiene che le affermazioni contenute nella missiva sono diffamatorie nei confronti degli stessi dirigenti, denuncia l'uso improprio del nome del socio Vito Pisani e minaccia di presentare una querela contro l'anonimo autore della lettera (querela finora non partita). Per capire qualcosa in più e sentire direttamente la versione della Lega Navale abbiamo contattato prima il geom. Spadavecchia, il quale, infastidito dalle nostre domande ha interrotto bruscamente la conversazione telefonica in modo poco educato. Più gentile e disponibile, invece il presidente Sciancalepore che ci ha precisato come tutti i lavori siano stati regolarmente autorizzati in virtù delle concessioni edilizie emesse dal Comune di Molfetta e dalle concessioni rilasciate dalla capitaneria e dalle autorizzazioni del Genio civile opere marittime. Lo stesso Sciancalepore si è offerto di accompagnarci sui luoghi dei lavori, ammettendo soltanto che rispetto al progetto originario, c'è stata una variante anch'essa approvata dall'Ufficio tecnico, per consolidare la base del manufatto constatato lo stato precario dei luoghi erosi dal mare. All'Ufficio tecnico ci hanno confermato che le variazioni sono state regolarmente autorizzate, mentre il comandante del Porto, ci ha detto che a lui risulta solo il progetto originario del prefabbricato di legno. Lo stesso comandante cap. Frisone ci ha gentilmente fatto presente che l'autorità marittima ha disposto calcoli di staticità e rilievi geofici sull'area. Insomma, tutto regolare. Ma le varianti? "A noi non risultano", insiste il comandante. Ma è possibile fare i lavori in assenza del piano regolatore del porto, ancora fermo alla Regione? Sì, secondo Frisone, perché il piano regola l'intero sviluppo futuro del bacino portuale, non un adeguamento di una struttura e di pontili già preesistenti. Invece, l'ex assessore regionale Lillino Di Gioia, autore di quel progetto di piano regolatore sul piano amministrativo, da noi interpellato, si è detto sicuro dell'impossibilità di eseguire alcunché in assenza del piano. Altro mistero. Chi ha ragione? Tutta la vicenda sembra confusa o forse troppo chiara: è destinata a sgonfiarsi come una bolla di sapone? Come mai questa insistenza a denunciare lavori fatti in piena regola? C'è sotto qualcosa? Oppure la struttura verrà tranquillamente completata e non potrà più essere demolita ex post? E' un mistero, che speriamo possa dipanarsi nelle prossime settimane. Intanto la vicenda del Molo Pennello è divenuta un caso politico. A tirarla in ballo in consiglio comunale è stato il consigliere di Rifondazione comunista che ha chiesto di mandare gli atti alla Procura della Repubblica.
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