Molfettese condannato per le offese alla moglie filmata con "amici"
La Cassazione: non è reato riprenderla moglie in atteggiamenti affettuosi con altri, ma è diffamazione mostrare le immagini e condirle con parole offensive
ROMA - La Cassazione ha confermato la condanna per diffamazione nei confronti di un marito, Angelo A. (un cinquantaseienne di Molfetta), in quanto mentre si stava separando dalla moglie Anna Maria aveva inviato agli ex suoceri, per screditarla e far cadere sulla donna la "colpa" della rottura coniugale, un filmino nel quale l'aveva ripresa - di nascosto, nella hall di un albergo - mentre era in atteggiamenti affettuosi con degli amici.
All'invio della videocassetta, che di per sè non aveva nulla di compromettente, Angelo pensò bene di aggiungere anche una telefonata ai parenti di Anna Maria nella quale parlava della sua, un tempo "dolce metà", in termini pesantemente offensivi. Senza successo, innanzi alla Quinta sezione penale della Suprema Corte, Angelo A. ha cercato di evitare la condanna sostenendo che non c'era nulla di male in quel video.
Sul punto i giudici sono stati d'accordo, ma hanno rilevato che la diffamazione si era compiuta tramite la telefonata - avvenuta mentre i parenti di Anna Maria erano intenti a guardare il video "prodotto" dal genero - nella quale Angelo non risparmiava le peggiori ingiurie alla ex moglie. In questo modo «le immagini avevano, di fatto, svolto la funzione di convincere gli interlocutori».