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Molfetta-Aprilia, matrimonio possibile I vertici dell’azienda motociclistica incontrano dirigenti Asi e amministratori comunali
15 marzo 2001

L’interesse dell’Aprilia per l’Asi di Molfetta, in vista di un possibile insediamento di un’unità produttiva, che QUINDICI, come sempre, ha dato per prima, contemporaneamente alla “Gazzetta del Mezzogiorno”, ha suscitato molto interesse in città. Sgombriamo subito il campo da facili illusioni attenendoci all’essenza della notizia. L’Aprilia ha intenzione di realizzare una fabbrica al Sud e tra i siti individuati vi è l’Asi di Molfetta. Siamo quindi nell’ambito di un’ipotesi, anche perché l’azienda veneta non ha avanzato ufficialmente ancora nessuna richiesta di suoli al “Consorzio Asi “ di Bari, impegnandosi - in un incontro avuto col presidente dell’Asi Pontrelli, il commissario prefettizio Antonella Bellomo e l’ex sindaco di Molfetta Guglielmo Minervini e il sindaco di Bisceglie Franco Napolitano – a sciogliere la riserva nel giro di un mese (alternativa a Molfetta è un altro paese della Campania). Detto questo è opportuno andare oltre la notizia, per capire perché un’eventualità del genere, sarebbe conveniente sia per Molfetta sia per l’Aprilia. In primis per la consistenza dell’investimento: 300 miliardi, per un impatto occupazionale di almeno 400 unità, su un’area di 50 ettari. Una cosa importante, non tanto però per la quantità delle cifre (un analogo impatto occupazionale lo daranno l’ipermercato o il Parco Tematico Terziario), quanto per la qualità del gruppo Aprilia. Stiamo parlando di un gruppo industriale che fa parte del comparto dell’alta tecnologia meccanica ed elettronica, uno dei punti di forza del “Made in Italy”. Un’azienda di questo livello opera le scelte industriali in base a ricerche di mercato, potenzialità produttive, valutazioni di costi, ricavi e benefici, non certo per beneficenza. Inoltre non si tratta di semplice delocalizzazione di una fase produttiva (produzione di blocchi motore), dallo scarso valore aggiunto, come spesso è successo nel passato, ma qualcosa di più importante. L’azienda veneta verrebbe ad insediarsi in un contesto istituzionale, sociale, economico e produttivo già esistente e quindi conveniente, per una serie di fattori. Innanzi tutto l’Università di Bari con il Politecnico. Oggi i moderni centri industriali si sviluppano dove ci sono le università che garantiscono ricerca e formazione. Gli esempi non mancano, uno su tutti: il polo elettronico di Catania, dove il Politecnico dell’università svolge un ruolo centrale. Un altro elemento è il tessuto produttivo del nostro territorio, caratterizzato da imprese medie e piccole che garantiscono un indotto di qualità. I gruppi Bosch, Getrag, Magneti Marelli e altri presenti nell’area industriale di Bari, non solo possono contare su un indotto affidabile, ma con le imprese più innovative hanno rapporti quasi di patnership, che vanno oltre la semplice subfornitura. In questo contesto, la meccanica molfettese, con le oltre 30 aziende, alcune delle quali hanno raggiunto livelli di eccellenza, potrà recitare un ruolo di primo piano, perché specializzata nella produzione di componenti di alta precisione. Va da sé che l’arrivo dell’Aprilia, potrebbe far fare un salto di qualità all’Asi e alla zona artigianale di Molfetta che nel complesso si configurerebbe come un vero distretto meccanico attorno e insieme ad una grande azienda. Il distretto del salotto nel materano si è sviluppato attorno al gruppo Natuzzi, come pure quello dell’auto a Melfi è nato grazie alla Fiat. Altro fattore è il contesto ambientale e sociale: l’assenza di un’invadente criminalità organizzata, un’are industriale già urbanizzata, la vicinanza di reti di comunicazione come aeroporto, porto, dorsale adriatica autostradale e ferroviarie e la 16 bis. Insomma una serie di credenziali che non sono sfuggite ai manager dell’Aprilia che hanno già visitato la zona e avviano una serie di contatti con il “Consorzio Asi”. L’ipotesi sta prendendo piede, al punto che si sta studiando come trovare i suoli, perché l’Asi di Molfetta risulta quasi esaurita. Per reperire i 50 ettari occorrenti ci sono due strade. La revoca delle pre-assegnazioni per le imprese che non intendono insediarsi nell’immediato, oppure utilizzare lo strumento del “Contratto di programma” per espropriare nuove aree non previste dal piano urbanistico. Ufficialmente quindi l’ipotesi Aprilia è in una fase di studio, ma le probabilità sono molto elevate. Indipendentemente se l’Aprilia sceglierà Molfetta o meno, qualche riflessione è giusto farla. L’interessamento dell’azienda veneta non è certo frutto del caso, ma la conseguenza di un lavoro incisivo fatto negli ultimi anni, per rendere competitivo il nostro territorio. Una competitività evidentemente di qualità per suscitare l’interesse di un’azienda come l’Aprilia. Al di fuori di questa prerogativa (la qualità), va anche bene aprire una fabbrica in Romania, come stanno facendo molte aziende venete. Come spesso succede, sono i “forestieri” a scoprire e a vedere cosa offre il nostro territorio, mentre noi molfettesi forse neanche ci rendiamo conto di come la città sotto il profilo delle potenzialità economiche stia cambiando pelle. Per chi non si accontenta delle chiacchiere, un consiglio: fare un giro a ponente della città, la realtà industriale che sta nascendo.
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