Quindici è stato sempre la voce della città, dei molfettesi giudici e partecipi di una realtà di cui loro stessi sono parte integrante e che attivamente o passivamente determinano. Nosce te ipsum recita la versione latina della massima socratica, il tanto rinomato “conosci te stesso”. Ma per avere una coscienza dei propri pregi e difetti, molte volte è necessario trascendere per avere una prospettiva nuova, alternativa, obiettiva ed esterna. In questo articolo Quindici dà spazio a “voci fuori dal coro”, si pone come “voce del pubblico spettatore”: abbiamo chiesto agli abitanti delle città limitrofe cosa pensino della nostra città, cosa conoscono, cosa apprezzano e cosa cambierebbero. MOLFETTA: MEMORE CARDINE DELLA VITA ECONOMICA LOCALE E’ dall’isola di S.Andrea che prende forma la doppia realtà di Melphicta, marinara e agricola, crocevia per il commercio. Tanti sono stati gli anziani che ci hanno raccontato con passione di una Molfetta diversa, lontana nel tempo - ci sembra di sentirne l’odore di erba fresca - quando coi traini da tutti i paesi vicini si andava al famoso Mercato del pesce e della frutta, cuore di una economia locale e genuina permessa da condizioni ambientali vergini. Ad apprezzarlo erano in particolar modo i terlizzesi, i quali trovavano sollievo dalla arsura estiva sulle spiagge molfettesi portando sui barrocci trainati da cavalli l’intera famiglia. Ed è sempre con la famiglia che i nostri vicini si recavano nel centro del nostro paese, su Corso Umberto, vero salotto della moda per acquisti di capi pregiati. Così, dopo le compere, una sosta per un gelato in villa e poi tranquille passeggiate per le viuzze della città vecchia e lungo il Borgo, dove i palazzi nobili, le mura, i prestigiosi monumenti e le grandiose chiese erano status symbol di una città dal fervido traffico commerciale e produttivo. Un quadro su una tela ormai rovinata dal tempo e difficilmente riconoscibile. VECCHIE TRADIZIONI PERSE: SPIAGGE INOSPITALI La memoria tanto viva non trova più riscontro con la realtà. E a dircelo sono in primis i terlizzesi, i quali ci ammoniscono per la nostra “poca lungimiranza”, preferendo altre mete marittime bistrattando le nostre spiagge che andrebbero difese, come ci suggeriscono. Difficile replicare facendo riferimento alla risistemazione della spiaggia Torre Gavetone, un progetto pieno di falle, o alla situazione drammatica in cui riversa quella spiaggia vicino la piscina comunale. Per non parlare della bandiera nera che ogni anno ci viene giustamente appioppata da Legambiente. Così i paesi limitrofi, specie dell’entroterra, preferiscono altre mete vacanziere, apprezzando la costa tranese, quella biscegliese e giovinazzese. Questo problema, inoltre, riguarda anche le strade, impresentabili con tutte quelle buche, e le zone di verde lasciate nella completa incuria, con libero spazio al vandalismo e allo spreco vergognoso dei nostri soldi. MOLFETTA? IPERMERCATI! In ogni modo Molfetta rimane punto di riferimento per gli acquisti, tipici di queste festività di fine anno. L’asse commerciale, però, si è trasferito dal centro alla periferia: ormai il nome della nostra città è diventato sinonimo dei grandi centri commerciali della Mongolfiera e di Fashion District. Una condizione dettata dai prezzi più bassi e alla portata di tutti, dalla grande scelta di prodotti e dall’aspetto non meno importante della disponibilità di parcheggio, considerata dagli altri cittadini dei paesi vicini come vera piaga del commercio del centro urbano. Il progetto di restyling del corso Umberto è avvertito come la lama del boia pronto a separare in forma irrecuperabile il nucleo di Molfetta in due parti non conciliabili per problemi di sosta e di congestione del traffico, dove magari si è costretti a scansare qualche cassa di frutta del nuovo ambulante regolarizzato dall’ultimo colpo demagogico dell’amministrazione comunale. UNA MOLFETTA ALL’AVANGUARDIA Ma è sempre al nostro Sindaco Azzollini che i paesi limitrofi riconoscono il merito di aver fatto di Molfetta una città “all’avanguardia”con investimenti industriali e sulle infrastrutture, ignorando il fatto che alcuni progetti come l’outlet siano stati avviati dalla vecchia amministrazione comunale di Guglielmo Minervini. La nostra città ha potuto incamerare nelle proprie casse fondi statali ed ha avuto la capacità di attrarre aziende del Nord in modo da espandere la zona industriale e renderla importante con le sue imprese, con gli ipermercati e con il parco divertimenti. Fin troppo secondo i nostri vicini. Le risorse, secondo loro, dovevano essere distribuite in maniera più omogenea tra i paesi e non focalizzate solo su Molfetta, che ha quasi il monopolio. Molfetta come punto di riferimento per il lavoro quindi, forse solo per un incarico precario di qualche giovane presso i call center o come commesso, ma pur sempre lavoro in questo clima di crisi. Ma se da un lato è stato lavoro, dall’altro ne è stato sottratto, con l’eutanasia al piccolo commercio, con riverbero anche nelle vicine città. Altra storia è quella del Porto, ardito progetto elettorale dal tormentato iter e dal sempre più lontano termine, “grande opera” ma probabilmente esagerata rispetto alle reali necessità commerciali. Accanto al porto, ricordano gli anziani biscegliesi, di grande interesse era nel passato la carpenteria e la sua tradizione che faceva di Molfetta un vero primato locale. MANCANO LUOGHI DI INTRATTENIMENTO E CONTENITORI CULTURALI Dal porto spostiamo l’attenzione all’annesso Borgo e centro storico, che da quanto si evince dalle interviste sono gli unici luoghi di interesse di una passeggiata serale a Molfetta. Ma la gente che vi si reca è sempre meno numerosa, perché non è stimolata da alcuna forma di svago offerta da qualche serata in locali a tema o da spettacoli ed iniziative aperti a tutti, come succede nelle limitrofe città costiere: l’ unica forma di intrattenimento è rappresentata da qualche pizzeria o pub, ci viene riferito. Un esempio ci è dato da Bisceglie, coi suoi spettacoli estivi, l’Anfiteatro e i vari locali che richiamano giovani e famiglie. Poi c’è il lungomare, imparagonabile a quello di Molfetta, che è senza decoro, inquinato dalle varie cartacce, lattine e bottiglie lasciate dai giovani. Non parliamo del turismo culturale, per il quale ci hanno definiti in “un periodo di regresso”: prima il teatro molfettese era di un certo spessore, adesso non c’è più incentivazione della cultura teatrale e gli spettacoli che ci sono non sono di alto livello. D’altro canto visitare il torrione Passari, qualche chiesa o galleria d’arte è un problema perché di solito sono chiusi. Non possiamo non menzionare la Cittadella degli Artisti, ennesimo progetto che richiede sempre più investimenti, perizie e ritardi. Manca quindi un rilancio turistico e culturale della nostra città, della quale tutti ignorano anche i natali di grandissimi personaggi storici del calibro di Gaetano Salvemini ed artisti come Giulio Cozzoli e Michele Salvemini (in arte Caparezza) e di fama internazionale quale Riccardo Muti. LA TRADIZIONE VINCE SULLA MODERNITÀ Solo in un campo la nostra città non teme concorrenza e richiama gente: i tradizionadi li eventi del Carnevale molfettese coi suoi carri allegorici (quando si fanno), la suggestiva processione del Venerdì Santo e la festa patronale dedicata a Maria SS. dei Martiri. I pupazzi di cartapesta attirano persone anche da paesi lontani perché l’aria che si crea, di festa di allegria di risata intelligente e di spensieratezza, ci porta in un mondo passato, da bambini, che la cultura molfettese ha sempre cercato di preservare. L’atmosfera della processione notturna del Venerdì Santo, nonostante le nostre tante polemiche dovute ai rumori e ai soliti vandali, è inimitabile e unica. Fedeli da tutti i paesi vicini accorrono per questa tradizione d’altri tempi, dai colori medioevali, con i confratelli e i loro talari alla luce delle candele, il passo cadenzato, le varie statue raffiguranti la Passione, la tradizionale musica bandistica molfettese che è famosa anche lontano. Insomma, un cocktail di storia e cultura che fanno di Molfetta il fiore all’occhiello della Terra di Bari, che richiama i nostri concittadini anche da oltre oceano, fedeli e curiosi attratti da questo unico e originale evento. Stessa cosa vale per la festa patronale per la quale la nostra città si veste di luminarie sempre più belle e la gente affolla corso Dante e la Secca dei Pali, dove alle bancarelle e alle giostre non rinuncia nessuno, facendo della nostra Fiera la più grande nei dintorni, nonostante il tempo abbia fatto perdere parte del fascino legato alla “fiera degli animali” e mettendo in secondo piano la processione mariana, cuore dell’evento. La Molfetta del 2011, in conclusione, si presenta agli occhi degli altri come un paese in fervida evoluzione che sta portando ad una eccessiva antropizzazione del territorio. Tutto a discapito del valore storico e culturale del centro cittadino, ormai visto in secondo luogo. Nonostante ciò, si fa vivamente sentire tutta l’unicità e la bellezza dell’identità tradizionale molfettese nei Grandi Eventi, con riverbero in tutta la provincia e non solo. Insomma, una Molfetta che, nonostante i tempi cambiati, rimane nei cuori di tutti come “la città delle belle donne”.