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Molfetta, Uebanda al Palantir: riscoprirsi nella musica
13 settembre 2012

MOLFETTA - La “Uebanda”, ieri sera all’associazione ludico-culturale “Palantìr” di Molfetta, ha trascinato gli spettatori verso sonorità inusitate, rompendo gli schemi strutturati della melodia, per ritrovare il suono entro nuovi arrangiamenti.
E’ un percorso di sperimentazione, quello della “Uebanda”, che rende la musica un continuo tentativo di ricerca. Per riscoprire la melodia dietro la rigidità delle sonorità a cui siamo abituati, decostruendole e ricreando il suono nella fusione di ritmi, nell’intreccio di generi ed influenze etniche.
L’ascoltatore è trascinato in questo vortice creativo, che riscrive la musica rimescolando le categorie, costringendoci a perderci, a smarrirci dietro sonorità nuove, arrangiamenti inediti, per poi farci ritrovare in una fusione ammaliante, in cui tutto è ricomposto in una nuova forma che rimette in moto il piacere di abbandonarci all’ascolto. Ci priva di certezze, ci disperde, per lasciarci privi di schemi entro cui ingabbiare le note, e non ci resta che lasciarci risucchiare in un vortice libidico, che ci induce a riscoprirci continuamente.
Non è più l’ascoltatore a ritrovare la musica nelle proprie categorie, siamo disarmati. La Uebanda ci costringe a fonderci con la musica, a diventare tutt’uno con essa, perché scaturiamo dalle creazioni continue che aprono spiragli di senso, ricompongono l’armonia per farci cullare in una dimensione in cui siamo nella musica, pensiamo e sentiamo nei rimandi che essa stessa mescola e ridefinisce. Fino ad inglobare, nell’ultima parte del concerto, gli stessi suoni prodotti dagli spettatori presenti. Lo steccato è rotto, la musica è riuscita nell’intento, ha creato una nuova dimensione a cui siamo tutti rimessi, che definisce un nuovo registro di relazioni, in cui tutte le nostre produzioni di caricano di senso nell’atto stesso di entrare nel tutto, lasciandosi trascinare da una energia che penetra nei presenti e crea una comunione inedita, fatta di nuovi stimoli, richiami, spazi di creazione. Uno spirito che si crea a partire dalla musica e nella musica, fra le mura del Palantìr, e che si interrompe nell’atto stesso di riportarci alla realtà, con la sua dimensione sicura ma monotona, che ci induce a riaprire uno squarcio per ritrovare quelle sonorità perdute, ri-creandoci.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Giacomo Pisani
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