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Molfetta, truffa del “caro estinto” scarcerate alcune delle persone coinvolte
25 marzo 2006

MOLFETTA – 25.3.2006 Sono stati scarcerati, perché non sussiste più il rischio di inquinamento delle prove, Giuseppe Spagnoletti titolare delle agenzie funebri “Atof” e “La Cattolica”, il suo ragioniere Michele De Fronzo e Domenico Bovenga, operatore professionale dell'ospedale di Molfetta. Scarcerato anche Francesco Guardavaccaro titolare delle pompe funebri “Padre Pio”. Tutti erano stati coinvolti nell'inchiesta per la truffa del “caro estinto” nell'ospedale di Molfetta (nella foto). Restano agli arresti domiciliari Giovanni Caputi e Vincenzo Samarelli (infermieri professionali) e Angelo Picca, ausiliario socio sanitario accusato anche di aver sottratto farmaci dai depositi dei vari reparti per rivenderli. Alcuni degli indagati hanno ammesso la truffa motivandola da una “situazione di necessità” per restare sul mercato. Le accuse restano in piedi mentre gli inquirenti continuano le indagini e il normale iter processuale. Ricordiamo che nell'inchiesta sono indagati anche una quarantina di medici. Il gruppo del “caro estinto” avrebbe agito nel locale ospedale e, secondo l'accusa, avrebbe monopolizzato il business legato al disbrigo delle pratiche funebri dei pazienti. L'obiettivo era quello di prevalere in modo illecito sulla concorrenza delle altre imprese funebri della zona nelle operazioni di tumulazione delle persone decedute all'interno dell'ospedale. Il meccanismo era collaudato: gli infermieri segnalavano i decessi già avvenuti, o imminenti, attivandosi nella preparazione dei falsi certificati di morte in modo da accelerare il seppellimento. Allo stesso tempo cercavano di impedire i contatti dei parenti dei deceduti con le imprese concorrenti e facilitavano il trasferimento delle salme nelle abitazioni dei congiunti senza passare dalla camera mortuaria dell'ospedale. Gli infermieri, per ogni decesso segnalato, avrebbero incassato tra i 200 e i 250 euro. Queste le ipotesi di reato: associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, concussione, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio, falso in atto pubblico e peculato.
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