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Molfetta, Truck Center bis: la difesa dell'Eni e dei 7 dipendenti rinviati a giudizio Arringhe difensive degli avvocati dell'Eni. Spazio alle eventuali repliche nella prossima udienza. Sentenza attesa nel giudizio abbreviato per il prossimo 5 dicembre
30 novembre 2011

TRANI - È ripreso nella giornata di ieri 29 novembre, con le arringhe difensive davanti al Gup Maria Grazia Caserta, il processo con rito abbreviato nei confronti di sette alti dirigenti Eni (Giorgio Maria Artibani, Antonio Cifarelli, Bernardo Casa, Gaetano De Santis, Fiorella Iobbi, Ansolini Marco Pinzuti, Alessandro Rosatelli) e della società Eni S.p.A. quale responsabile civile per i noti fatti delittuosi avvenuti in Molfetta il 3 marzo 2008, che provocarono il decesso di 5 persone all'autolavaggio Tuck Center di Molfetta: Guglielmo Mangano, di 44 anni e, nel tentativo di salvarlo, i colleghi Michele Tasca, di 19 anni, Luigi Farinola, di 37 anni, l’autotrasportatore Biagio Sciancalepore (dipendente di una società di trasporti che lì custodiva i mezzi), di 24 anni, e Vincenzo Altomare, di 64 anni, amministratore della stessa Truck Center. Unico superstite, ferito, fu Cosimo Ventrella. Si sono costituiti parte civile due familiari delle vittime, il Comune di Molfetta e la Regione Puglia
Le altre parti citate in giudizio dal PM Giuseppe Maralfa sono la Nuova Solmine Spa, i suoi 5 dipendenti e un consulente, la Meleam Puglia e il suo rappresentante legale, i responsabili di Fs Logistica e La 5 Bio Trans (questi ultimi già condannati in primo grado nel "processo madre"). Quello giunto all’udienza preliminare è il cosiddetto processo “bis”, nato dalla restituzione degli atti al termine del primo procedimento.
Nel precedente processo, il 26 ottobre 2009 furono inflitti 4 anni di reclusione ad Alessandro Buonopane. La Procura della Repubblica di Trani, nell’agosto scorso, aveva chiesto 15 rinvii a giudizio per altrettanti indagati facenti capo a varo titolo alle società Eni spa, Nuova Solmine spa e Meleam Puglia (di quest'ultima società è stato chiesto anche il rinvio a giudizio per illecito amministrativo dipendente da reato), Mario Castaldo, della Fs Logistica e Pasquale Campanile, dirigente della società La 5 Bio Trans.
L’udienza dell’8 novembre fu pressoché interamente dedicata al j’accuse del PM Maralfa, che ricostruì minuziosamente tutta la vicenda e le pesanti responsabilità in capo agli odierni imputati. Emersero la responsabilità diretta di Eni Spa e condotte “colpose”, secondo il PM Maralfa, consistite nelle omesse comunicazioni e informazioni, che determinarono quel tragico concorso di cause che portò poi al compimento della dolorosa vicenda.
Pensanti furono le condanne chieste dal PM, estrinsecate nella richiesta di anni 5 di reclusione per ciascuno degli imputati (ridotti in forza del rito abbreviato, ad anni 3 e mesi 4, nonché alla condanna di sanzioni amministrative per poco meno di un milione di euro a carico dell’Eni).
Nell’udienza di ieri gli avvocati dell’Eni, oltre a sollevare una serie di eccezioni sui criteri di individuazione dei singoli soggetti imputati e sull’utilizzazione degli atti del processo principale, hanno, nelle arringhe difensive, contestato ogni addebito alle rispettive parti assistite, chiamando in causa direttamente le presunte responsabilità di Nuova Solmine, Cargo Chemical e Truck Center, con preciso riferimento al percorso della ferrocisterna dal petrolchimico di Taranto al lavaggio della cisterna. Anzi, i legali dell’Eni hanno sostenuto in aula, contrariamente a quanto evidenziato dal PM nella sua lunga requisitoria, che la stessa società ha adottato tutte le procedure per la sicurezza del carico, essendo la cisterna chiusa e dotata di “passo d’uomo”, il pozzetto per l’accesso.
Nella prossima udienza si darà spazio alle eventuali repliche e si prevede per quella data che il giudice per l’udienza preliminare, Maria Grazia Caserta, dia lettura in aula del dispositivo della sentenza, per la parte del processo che si sta svolgendo con il rito alternativo.  
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Nicola Squeo
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