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Molfetta, torna il divieto di balneazione a Torre Gavetone: sanzioni da mille a tremila euro
01 agosto 2011

MOLFETTA - Addio bagni a Torre Gavetone e per chi ci proverà è prevista una sanzione da 1.032 a 3.098 euro. Da questa mattina il Comune di Molfetta ha incaricato la Multiservizi di installare un cartello di PERICOLO con il divieto di balneazione nell’area interessata dalla presenza di ordigni bellici inesplosi.

In realtà si tratta di una ordinanza del 3 febbraio 2011 della Capitaneria di porto, che riguarda anche il Comune di Giovinazzo (Torre Gavetone si trova a cavallo del territorio dei due Comuni).
Recentemente c’è stata una denuncia da parte di Legambiente in un incontro sullo stato degli ordigni bellici nelle acque antistanti Torre Gavetone, nei cui fondali oltre agli ordigni noti, ci sarebbe una specie di tomba di materiale inesploso, coperta dal cemento, ma che a distanza di anni si è lentamente sbriciolata liberando in parte il contenuto di alcune bombe caricate con materiale tossico come l’iprite (vedi i numerosi articoli di denuncia da 17 anni della rivista “Quindici” e del quotidiano “Quindici on line”, fra cui l’ultimo pubblicato sul numero in edicola).
Anche in passato era presente un cartello di pericolo e conseguente divieto di balneazione, ma i bagnanti lo avevano sempre ignorato e nessuno era stato sanzionato. E’ probabile che avverrà la stessa cosa anche questa volta.
 
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IL DOSSIER DI LEGAMBIENTE MARE MONSTRUM 2011 - Non mancano le cattive notizie: l'aggressione alla fascia costiera, considerando tutti i reati relativi a cemento illegale, inquinamento delle acque, pesca di frodo e violazioni al codice della navigazione, quest'anno fa registrare segnali piuttosto allarmanti, con un aumento cospicuo delle infrazioni accertate, circa il 32,2% in più rispetto all'anno precedente, stima che conferma le regioni a tradizionale presenza mafiosa saldamente al comando della nostra classifica negativa. È infatti la Campania la regione leader di questo quartetto, con ben 4 reati ogni Km di costa, contro una media nazionale di 1,6. Non non meno inquietante è il dato relativo ai reati per inquinamento e cattiva depurazione che hanno fatto registrare una vera e propria impennata con un + 44,3% rispetto al 2010. E proprio su questo dato si apre una riflessione interessante: l'Italia, a dispetto del ruolo che riveste fra i grandi paesi industrializzati del pianeta, fa registrare un inquietante 30% di deficit depurativo, pari a circa 18 milioni di nostri connazionali che scaricano i propri reflui più o meno tali e quali, senza un servizio di depurazione appena accettabile. Per questo rischiamo – ricorda Legambiente - dopo una serie di procedure d'infrazione, di essere addirittura deferiti alla Corte di Giustizia Europea. E attenzione, a far da traino nel record negativo sulla depurazione ci sono anche tante realtà del nord Italia che smentiscono, una volta tanto, il luogo comune che vorrebbe addossare al meridione la responsabilità di trascinare verso il basso il Paese intero. Imperia, Treviso o Trieste sono ai primi posti fra le località con la peggiore efficienza depurativa, per non parlare della ricca Lombardia che fa registrare ben due milioni di suoi abitanti con depurazione inesistente. E dopo inquinamento e cemento, i tradizionali nemici del mare, si fanno strada anche nuove forme di aggressione, prime fra tutte le trivelle delle società petrolifereche, complice un Ministero dell'Ambiente di manica larga nella valutazione degli impatti ambientali, stanno scaldando i motori dai fondali delle Egadi fino a quelli abruzzesi passando per quelli delle isole Tremiti. Il tutto per estrarre, a detta del Ministero dello Sviluppo Economico, il greggio sufficiente a mandare avanti il nostro Paese per 20 mesi: appena 20 mesi di autonomia energetica a fronte di un rischio inquinamento enorme che, in caso di disastro ambientale, ipotecherebbe per sempre il futuro delle nostre coste.








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