MOLFETTA – I governi di centrodestra ci hanno abituato all’intolleranza verso ogni forma di critica, soprattutto da parte di giornali non amici. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, noto per deformare la realtà e i fatti a proprio vantaggio, utilizzando abilmente la comunicazione che controlla in buona parte, alla faccia del conflitto di interessi, ha fatto scuola anche a Molfetta. L’amministrazione comunale di centrodestra del sindaco Antonio Azzollini, trovatasi in difficoltà sulla vicenda del servizio mense, non trova di meglio che emulare il capo Berlusconi, accusando di falsità chi ha raccontato i fatti e raccontando bugie come consiglia il premier a tutti i suoi adepti. Comprendiamo la necessità di salvare la faccia, dopo una brutta figura, scaricando le proprie difficoltà sugli altri, per coprire errori e inefficienze, ma, per fortuna, in questa città esiste anche la stampa libera e indipendente, che racconta “quello che gli altri non dicono” e lavora con spirito di volontariato al servizio della città e dei cittadini. Quindici ha dato voce alla protesta dei genitori, degli insegnanti e dei sindacati, che la pensano diversamente dall’amministrazione comunale.
Ora l’amministrazione precisa la sua versione dei fatti che riportiamo integralmente, facendo seguire la replica di Quindici, in un confronto dialettico che lascia i lettori arbitri di valutare fatti e situazioni.
Ecco la nota inviata dal Comune di Molfetta:
«A seguito di alcune notizie false riportate su certi organi di stampa a proposito delle mense scolastiche nelle primarie, in particolare con riferimento agli atti compiuti dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Antonio Azzollini, si ritiene necessario fare delle precisazioni al fine di una più chiara informazione ai cittadini:
si ribadisce che la comunicazione ufficiale ai circoli scolastici di Molfetta circa l’orientamento favorevole a predisporre il servizio di refezione nelle primarie è stata resa nota venerdì mattina 8 aprile. È falso e tendenzioso, affermare il contrario riportando date differenti.
È del tutto falso, inoltre, affermare che su questo argomento la giunta comunale si sarebbe riunita o si sarebbe dovuta riunire nel pomeriggio di martedì. La verità è che la delibera ufficiale di giunta – contenente l’atto d’indirizzo sulle mense scolastiche nelle scuole primarie – è stata assunta sabato, 9 aprile, meno di dodici ore dopo l’incontro che il sindaco Azzollini e l’assessore alla Pubblica Istruzione Luigi Roselli hanno tenuto con genitori e dirigenti scolastici a Palazzo Giovene. Del resto, questo è quanto era stato già comunicato in una nota stampa inviata a tutti gli organi di informazione.
“Dispiace – commenta l’assessore alla Pubblica Istruzione, Luigi Roselli – dover leggere notizie così palesemente false, quando invece sarebbe bastato verificare e scaricare tutta la relativa documentazione ufficiale pubblicata sul sito ufficiale del Comune di Molfetta attraverso l’Albo Pretorio online. Dispiace tanto più perché di fronte alla necessità di chiarimenti non ci siamo mai sottratti alle domande dei giornalisti e anche questa volta avremmo offerto la massima disponibilità”.
Insomma, se i documenti dimostrano che l’amministrazione Azzollini ha mantenuto nei tempi prefissati tutti gli impegni assunti con i genitori e con i dirigenti delle scuole primarie per assicurare il proseguo del tempo pieno nelle scuole, dall’altra parte è noto che le scelte riguardanti il personale scolastico attengono esclusivamente all’attività propria delle organizzazioni sindacali di categoria. Tanto è vero, che già da sabato mattina mentre alcuni rappresentanti sindacali si prodigavano nel “tallonare” l’ufficio scolastico regionale, altri preferivano inutilmente la piazza e lo scontro polemico all’unico scopo di comparire sui giornali. Si assiste, quindi, a un grossolano tentativo di mescolare responsabilità che sono di per sé diverse.
Giusi de Bari, dirigente del settore Pubblica Istruzione e del settore Economico Finanziario del Comune di Molfetta, conferma che “l’indirizzo ricevuto dall’amministrazione Azzollini è ben preciso: individuare e vincolare le risorse finanziarie necessarie per predisporre il servizio mensa anche nelle scuole primarie finanche prima dell’approvazione del Bilancio di Previsione e a prescindere dalle decisioni che saranno determinate dagli uffici scolastici. Spostare strumentalmente l’attenzione dal problema mensa al problema organici, evidenzia una difficoltà di rappresentanza sindacale della categoria”».
Dopo le precisazioni dell’amministrazione comunale, ecco la replica di Quindici:
Nessuno ha discusso la volontà dell’amministrazione nel continuare e appoggiare il servizio mensa a Molfetta, piuttosto le tempistiche.
L’Ufficio Regionale Scolastico aveva concesso un’ulteriore proroga fino a lunedì mattina (11 aprile), rispetto alla prima proroga di venerdì (8 aprile). La comunicazione a firma dell’assessore Luigi Roselli è stata inviata venerdì mattina all’Ufficio, la delibera riporta la data del 9 aprile: perché a Molfetta non c’è più il tempo pieno, se sono stati rispettati i tempi? È la prima legittima domanda da porsi: resterebbe un mistero in questi termini.
Ma la delibera è stata pubblicata solo il 12 aprile mattina: perché, dunque, aspettare ben 3 giorni dal 9 aprile, giorno dell’approvazione? Sabato era feriale: perché, allora, non pubblicarla lunedì mattina, se già approvata?
Com’era possibile entrare in possesso dell’atto comunale sabato o martedì mattina (9-11 aprile) se non ancora pubblicato? Bisogna tenere conto che, come ribadito venerdì nell’incontro in sala stampa, non c’è filo diretto tra Comune e Ufficio Scolastico Regionale e il tramite sono i dirigenti, che non sono impiegati comunali o consiglieri o assessori. Se la delibera non è pubblicata, non è possibile entrarne in possesso. Anche Quindici aveva richiesto proprio venerdì una copia della comunicazione nel più breve tempo possibile, mai pervenuta: evidentemente, tempismo non è nel vocabolario politico.
Nell’incontro di mercoledì pomeriggio nella scuola elementare San Giovanni Bosco (III Circolo) la stessa dirigente scolastica Tiziana Santomauro ha ribadito, carte alla mano, che lei stessa, dopo aver saputo della pubblicazione della delibera, il 12 aprile l’ha stampata autonomamente dall’Albo Pretorio inviandola alle 13,30 circa al Provveditorato. Inoltre, Quindici ha saputo che la delibera è arrivata alle 14 circa dello stesso giorno (solo mercoledì sarebbe stata al vaglio dell’Ufficio Scolastico Regionale).
Inviata in ritardo la delibera, l’Ufficio ha ripristinato a Molfetta il tempo normale (le 27 ore): ricordiamo che l’Ufficio chiedeva un atto ufficiale e per atto ufficiale si intendeva una delibera di giunta (anche con un semplice atto di indirizzo, come è poi avvenuto). Si può parlare di rispetto dei termini di consegna? A noi non pare.
Dove nasce l’inghippo? Nella pubblicazione della delibera: intempestività.
La questione sembrava risolta dopo l’incontro di venerdì, dopo due anni di attesa, e il precipitare degli ultimi giorni. Conti alla mano, qualcosa non torna.Qualcuno ha voluto salvare la faccia, piuttosto che il tempo pieno e la continuità educativo-formativa dei bambini? Perché, lo ribadiamo, il problema primario non è quello degli organici, ma la soppressione del tempo pieno che cade sulle teste dei bambini. Inoltre, perché in questi giorni le scuole interessate hanno convocato i genitori per spiegar loro che dal prossimo anno non ci sarà più il tempo pieno? Non si tratta di allucinazioni.
Il dato di fatto è uno solo: il tempo pieno per il prossimo anno sarà soppresso. La frittata è fatta: si può sperare che a giugno gli insegnanti costretti a trasferirsi siano integrati nell’organico di fatto. Ma resta pur sempre una speranza.
In questi casi bisogna essere tempestivi, rispettando i termini di consegna e evitando di sottovalutare questioni che finiscono con il diventare problemi irrisolvibili, scaricando responsabilità e accusando di falso e tendenziosità chi, invece, si è mosso per primo per la difesa di quel diritto allo studio che ora, a partire dai vertici nazionali, è negato.
Piuttosto che una “guerra dei comunicati” servirebbe ora un impegno serio e concreto. A buon intenditor poche parole.