MOLFETTA - Circa il 48% degli studenti italiani dei licei si dichiarano non soddisfatti del loro corso di studi, notevolmente più bassa risulta essere la percentuale degli studenti degli istituti tecnici e geometri, 2 geometri su 3 risultano gratificati dai loro studi.Questi i dati emersi da un articolo del Corriere della Sera letto da Sabino Lafasciano, dirigente scolastico dell’ITCGT “Salvemini” di Molfetta, in apertura della conferenza organizzata in occasione della seconda giornata di «Oltre le quinte. Destinazione Futuro» (nella foto Carpentiere, Sasso, Lafasciano, Minervini).
«Nell’istruzione tecnica s’impara facendo e per questo occorre cambiare il modo di fare scuola», ha precisato Lafasciano. L’investimento nella formazione dei ragazzi deve, perciò, essere tangibile. La puglia ha ottenuto molti finanziamenti dall’Europa, con cui sono stati aperti nuovi laboratori scolastici e rinnovati quelli obsoleti. «Bisogna evitare di chiedere soldi alla politica - ha continuato Lafasciano - il problema non è la povertà di risorse, ma la povertà di idee e di progetti».
«In un momento di forte crisi come questo la nostra scuola sta cercando in tutti i modi di mettersi in gioco, di collocarsi nel territorio, di riscoprire il proprio ruolo», ha dichiarato Guglielmo Minervini, assessore regionale alle Infrastrutture. È necessario che la scuola si interroghi sul senso dei notevoli cambiamenti provocati da questa crisi irreversibile, che sta costringendoci a cambiare le nostre vite, le nostre abitudini. «Una scuola tecnica deve anzitutto pensarsi in una dimensione globale, in un mondo sempre più interdipendente - ha continuato Minervini - in secondo luogo, è necessario essere responsabili delle proprie azioni, è la cosiddetta sfida alla sostenibilità che deve sollecitare la nostra attenzione».
Anche nell’edilizia si sta avviando una sfida copernicana. Costruire oggi significa assolvere una responsabilità sostenibile, significa avere competenze sempre più complesse rispetto al passato. Tutto il mondo si sta preparando a questa rivoluzione al cui centro si colloca l’ambiente. «Se la scuola vuole ritrovare se stessa deve collocarsi in questa sfida - ha concluso Minervini - e deve trarre da questi mutamenti il senso della sua missione».
«I fondi ricevuti per migliorare le nostre scuole ed i nostri laboratori devono essere considerati solo un mezzo per raggiungere mete sempre più alte», il consiglio di Corrado La Forgia, direttore Bosh. È opportuna una costante comunicazione tra scuola e azienda per rinnovare entrambe. Molte sono le aziende che considerano lo stage come un ostacolo al regolare svolgimento del proprio lavoro, pur essendo uno stimolo fondamentale all’innovazione. Interrompere questo dialogo, significa rinunciare a un percorso virtuoso fondamentale per l’interesse reciproco. «Il preside deve trasformarsi in manager, deve valutare le opportunità e, se il territorio locale non offre risorse sufficienti, deve spostarsi fuori - ha precisato La Forgia - bisogna aprire la mente, capire che il nostro territorio non è l’unica possibilità».
Ogni stage, inoltre, deve essere svolto con grande senso di responsabilità. Per questo è necessario che preside e docenti svolgano funzioni di controllo e che i ragazzi siano esigenti, pronti a ribellarsi qualora le loro attività non rispondano alle loro aspettative.
«Forse a causa della grave crisi odierna, le imprese guardano a se stesse in maniera egocentrica - ha spiegato Vincenzo Carpentiere di Confindustria - e accogliere gli studenti diventa sempre più difficile».
Molto spesso nell’impresa vige una situazione di routine che impedisce di cogliere l’importanza di uno stagista. Oggi la formazione continua dei dipendenti e l’acquisizione di competenze da parte di futuri dipendenti è ineludibile. Scuola e imprese devono guardare nella stessa direzione, avere degli obiettivi in comune, è necessario discutere sul futuro, confrontarsi e dialogare insieme.
Negli ultimi anni la scuola ha molto sofferto della mancanza di attenzione sociale da parte delle imprese, della cultura, e della politica assumendo un ruolo sempre più marginale. «La scuola invece deve essere pensata come un luogo di grande vitalità, è uno organismo vivente», le parole di Alba Sasso, assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale.
Dirigenti e insegnanti si confrontano continuamente con ragazzi che chiedono di essere ascoltati, di imparare, portatori essi stessi di un fondamentale bagaglio culturale. «La scuola è il primo luogo che si adegua al mondo che cambia, perché il mondo che cambia costituisce la sua ossatura». I bambini portano ogni giorno in classe il loro sapere, le loro storie e le loro esperienze. È, quindi, indispensabile una feconda comunicazione, un’interazione tra docenti e studenti. Il cammino del sapere nella nostra epoca è il frutto di questa condivisione, di questo reciproco apprendimento tra insegnanti e ragazzi.
Alla fine dell’incontro sono stati premiati i vincitori del concorso «Leggere scrivere inventare per essere creativi», bandito dai docenti di Lettere dell’Istituto “Salvemini”, per dimostrare che anche gli studenti di un istituto tecnico, possono imparare a scrivere e a comporre poesie e filastrocche.
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