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Molfetta, se cade il governo Prodi anche il sindaco Antonio Azzollini ha le ore contate Dovrà scegliere fra il Senato e il Comune. Si scatena la lotta per la successione
24 gennaio 2008

MOLFETTA - Sarà contento il senatore Antonio Azzollini (foto) di Forza Italia per la crisi del governo Prodi contro il quale il nostro parlamentare ha tuonato più volte nell'aula di Palazzo Madama. Ma il sindaco Antonio Azzollini non è per nulla contento di questa crisi di governo che lo costringerà alle dimissioni e porterà anche Molfetta al voto anticipato per eleggere il primo cittadino e non è detto che il centrodestra riesca a bissare il successo delle ultime amministrative. Questa volta Azzollini-Mandrake, come Quindici lo ha etichettato per la sua capacità di fare la "magia" di essere presente "quasi" contemporaneamente a Roma e a Molfetta, il sindaco-senatore non potrà continuare a giocare la sua partita politica su due tavoli. Ora dovrà scegliere e, non ci sono dubbi, che preferirà l'aula di Palazzo Madama a quella di Palazzo Giovene. E da domani cominceranno i giochi per la successione, anche se è prematuro parlare di successione, si dovrebbe parlare, più correttamente, di candidature a sindaco. Gli scenari non sono dei più rosei in un polo e nell'altro. Nel centrodestra, dopo la fuoruscita dei dissidenti di An, il partito si presenta elettoralmente debole e non potrà certo il deputato Amoruso rafforzare una situazione, già compromessa, anche perché il biscegliese dovrà pensare alla sua rielezione che non appare tanto scontata. Sul fronte Udc le cose non vanno meglio, sia perché Carmela Minuto, attuale vicesindaco, vorrà senz'altro proporre la propria candidatura e lo farà come condizione essenziale dell'alleanza in Forza Italia che, pur avendo un suo candidato in pectore, il presidente del consiglio comunale Ninnì Camporeale, dovrà ingoiare l'amaro boccone. Altrimenti c'è il rischio che la marcia di avvicinamento della Minuto al grande centro di Lillino Di Gioia, diventi più concreta. Ma lo stesso partito di Forza Italia, perduto il suo leader locale, non è detto che riesca ad esprimere la stessa forza e la stessa rappresentanza di questi ultimi anni. Sul fronte del centrosinistra le cose non vanno meglio. Il Partito Democratico è un bambino ancora in fasce, che difficilmente riuscirà a camminare in tempo per le elezioni amministrative. E soprattutto difficilmente riuscirà ad esprimere un candidato sindaco in grado di rappresentare una leadership capace di aggregare tutte le forze del centrosinistra, arcobaleni compresi. Fra queste due debolezze si inserisce il cosiddetto Grande Centro di Lillino Di Gioia, anch'esso ancora sulla carta, ma che alla fine può risultare l'outsider vincente, aggregando gli scontenti dei due schieramenti politici. Poi ci sono i voti vaganti, i voltagabbana istituzionali, i mercenari della politica, pronti a vendersi i loro, mille o giù di lì, voti in cambio di prebende assessorili o presidenziali nei vari enti. Insomma, un finale di partita non previsto da Azzollini, che avrà un bel po' di gatte da pelare, sapendo di avere già le ore contate.
Autore: Felice de Sanctis
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