Molfetta, prima giornata diocesana dell'A.V.E. Speranza e profezia della città
MOLFETTA - Celebrata presso l'Aula Magna del Seminario Vescovile la Prima Giornata Diocesana dell'A.V.E. (Anonima Veritas Editrice), il marchio storico editoriale dell'Azione Cattolica Italiana, dando così inizio ad una serie di appuntamenti organizzati dall'Azione Cattolica diocesana nell'ambito della Settimana Sociale dal tema: “Bene comune, bene di tutti gli uomini e di tutto l'uomo” (Christifideles laici n. 42).
Nel panorama dell'editoria religiosa italiana l'A.V.E. si colloca, dal 1935, tra gli editori più qualificati per la divulgazione di testi a carattere spirituale, teologico e pastorale. La sua peculiarità è da individuarsi nel vario intreccio fra la sua presenza all'interno della formazione umana e associativa, religiosa e morale di ragazzi, giovani e adulti, e la volontà di divulgazione al fine di raggiungere un pubblico, il più vasto possibile, in sintonia e corrispondenza con la natura e la realtà ecclesiale dell'associazione.
L'A.V.E. si occupa di generi editoriali diversi: testi formativi e di catechesi, biografie, testi di approfondimento psico-pedagogico, collane di attualità, libri di meditazione, saggistica, collane sulle fonti perenni del cristianesimo, pubblicazioni per la formazione liturgica, collane sui temi sociali, narrative per ragazzi e giovani, pubblicistica per bambini. L'obiettivo della Prima Giornata Diocesana dell'A.V.E. è stato quello di promuovere e favorire (anche con la cura e la ricerca degli allestimenti) la lettura e, in modo particolare, quella lettura capace di stimolare riflessioni, ricerca, interesse, semplice piacere e divertimento per avvicinare tutti con originalità e semplicità ai temi culturali.
Durante la serata è stato presentata il nuovo lavoro della collana Polis “Ripartire dalla città. La politica luogo di profezia e speranza, A.V.E., 2006” con l'intervento del suo autore Dott. Fabio Mazzocchio, Direttore dell'Istituto dell'Azione Cattolica Italiana per lo studio dei problemi sociali e politici “Vittorio Bachelet”. (Nella foto da sinistra: Michele Pappagallo, presidente diocesano Ac; don Pietro Rubini e Fabio Mazzocchio).
Ne è seguita una conversazione sulla città e sul ruolo della politica, temi centrali del volume presentato, in un clima allietato dalla dinamica e magistrale interpretazione animata di alcune pagine del testo curata da Giulia Petruzzella, educatrice teatrale, che ha tradotto lo scritto nelle molteplici forme dell'animato, dando anima e voce alle parole più significative di tutta l'opera: uomo, città, politica, speranza e profezia. La città è lo spazio nevralgico del convivere umano; dell'umano incarna le sembianze e le contraddizioni, i bisogni e le aspettative esistenziali, i sogni e le disperazioni della ferialità. La città è senza dubbio una realtà importante e determinante per ogni uomo: per la sua continua repentinità e novità, per la sua influenza profonda sulle menti che riesce a plasmare, per gli schemi di pensiero che fa circolare, per i modi di comportamento che genera.
L'uomo è centro e origine della polis. La città è il luogo della speranza degli uomini e sperare è sempre, in qualche modo, sperare nella città, sperare una città, ma è anche un pensare, un credere e un fare. Le parole profetiche e di speranza della città sono parole rivolte a tutti gli uomini, sono parole altre, diverse, critiche, vere, di fiducia. Sono parole coraggiose e libere che interrompono doppiezze e tornaconti, eccessi di calcoli e sotterfugi. Queste le reali e concrete parole della poli(s)tica. La politica è carità, la politica è un gioioso servizio per il bene comune, prospettiva luminosa quanto esigente. Ne consegue che nessuno – e a maggior ragione il fedele laico – è legittimato a partecipare per procura nelle pieghe del quotidiano ove si esprime pienamente la propria umanità e dove, talvolta, si assiste alla negazione di questa opportunità prevaricata dai vani miraggi che lasciano spazio alla rinuncia dei bisogni reali in funzione di bisogni indotti in realtà insussistenti. È decisivo allora riscoprire l'importanza di una partecipazione responsabile e matura alla costruzione della casa comune.