MOLFETTA - Il decoro urbano nel Comune di Molfetta dovrebbe essere un tema importante, strettamente legato alla godibilità e vivibilità della città. Purtroppo, l’inquinamento visivo a Molfetta è divenuto ormai insostenibile, soprattutto nelle periferie per l’intensiva installazione degli impianti pubblicitari (foto). Continua lo scempio della città da parte di un'amministrazione comunale irresponsabile. Ogni centimetro appetibile è stato assalito nell’ultimo anno, abdicando non solo alla legge (in primis, il Codice della strada), ma anche al puro buon senso. La modifica delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano comunale degli impianti pubblicitari ha pure peggiorato questa situazione assurda.
Al tempo della comunicazione via etere, si nascondono veri e propri scorci cittadini con cartelloni pubblicitari alti oltre 3metri dove appiccicare manifesti e locandine. Così Molfetta, soprattutto nelle zone periferiche, si riempirà nelle prossime settimane di altri cartelli pubblicitari di varia dimensione, considerando che nell’ultimo anno sono stati installati numerosi impianti non solo lungo via Berlinguer o al rondò di via Terlizzi, ma già nei pressi del rondò della nuova zona residenziale a una distanza inferiore ai 15m.
In base ai vari emendamenti approvati in Consiglio comunale, la superficie espositiva aumenterà di quasi 1120 mq (es. ci saranno quasi 93 cartelli da 4x3 metri) per soddisfare le «esigenze degli operatori del settore» (le richieste fanno riferimento ai grandi impianti pubblicitari e ai cosiddetti totem per la cartellonistica temporanea).
Animata e incalzante è stata la discussione consiliare sui vari emendamenti, in particolare quelli apportati dal capogruppo di maggioranza, Angelo Marzano (Pdl), più volte “ispirato” dal dirigente del Settore Tributi, Giuseppe Lopopolo. Per l’opposizione, solo Nicola Piergiovanni (Sel), Mauro de Robertis (Sel) e Gianni Porta (Prc), hanno scelto di combattere in aula, resistendo punto su punto, per tentare di arginare “l’orgia cartellonistica”, per controllare lo svolgimento dei lavori ed elaborare proposte di emendamento rispetto ai colleghi di Udc e Pd che avevano già sgomberato l’aula consigliare.
Tra l’altro, la diatriba tra il sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, e il dirigente Lopopolo (l’unico ad avere un contratto a tempo indeterminato e non di nomina politica) sulla definizione delle garanzie comunali in caso di mancato pagamento dell’imposta sulla pubblicità (altro conflitto della serata, dopo il litigio iniziale tra i consiglieri di opposizione e il presidente del Consiglio per l’inizio dell’appello, ritardato di quasi due ore con “buona pace” dell’imperturbabile segretario generale) ha provocato un pacato e acido contradditorio, conclusosi con un emendamento del sindaco che ha evitato che il Comune restasse scoperto in caso di imposte bucate, di fronte a un dirigente che sembrava perdersi tra le carte e i vari emendamenti.
Uno degli obiettivi dell’amministrazione Azzollini potrebbe essere di sicuro quello di accrescere, almeno sulla carta, gli introiti del Settore Tributi per rimpinguare le casse comunali (un provvedimento che rispecchia anche l’attività di rastrellamento di denaro liquido per un Comune da troppo tempo in affanno). Anche se, come è emerso in consiglio, la modifica del Piano comunale agevolerà i privati e questo consentirà indubbiamente una più facile campagna elettorale per i vari candidati. Un vero e proprio scandalo alla molfettese, se il provvedimento fosse letto anche secondo un’ottica politico-propagandistica.
La pubblicità c’è, c’è sempre stata e sempre ci sarà, ma la sua “collocazione” futura è tutta discutibile. Infatti, è stata anche cassata la distanza minima tra gli impianti (prima fissata a 15 metri, ma poco rispettata) che ora dovranno solo rispettare le prescrizioni del Codice della Strada, il cui Regolamento di attuazione ed esecuzione prevede all’art. 51 che «entro i centri abitati ed entro i tratti di strade extraurbane per i quali è imposto un limite di velocità non superiore a 50 km/h il posizionamento è autorizzato invece nel rispetto della distanza minima di 25 metri dagli altri cartelli e mezzi pubblicitari». Sembra che deturpare la città sia una scelta dell'amministrazione di centrodestra.
Unica deroga quella concessa all’art.23, secondo cui «nell'interno dei centri abitati i Comuni hanno la facoltà di concedere deroghe alle norme relative alle distanze minime per il posizionamento dei cartelli e degli altri mezzi pubblicitari, nel rispetto delle esigenze di sicurezza della circolazione stradale». Le vecchie NTA del Piano comunale prevedevano una distanza minima di 15 metri, la cui eliminazione faciliterò la proliferazione della selva cartellonistica a Molfetta.
È evidente che il Settore Tributi e l’amministrazione Azzollini hanno sanato a posteriori una situazione già in fieri, ovvero la moltiplicazione degli impianti pubblicitari e l’aumento della superficie pubblicitaria che hanno avuto una finalità privata e quasi masi pubblica, come prevede lo stesso Codice della Strada.
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