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Molfetta, omicidio Carnicella: il manifesto di Brattoli e la verità reclamata Affisso ieri mattina sul muro del Comando della Polizia Municipale, il manifesto richiama 4 persone e chiede la verità dopo 19 anni. Rivela l'esistenza di un manoscritto-menoriale e annuncia la pubblicazione di un libro sull'omicidio per il prossimo anno
20 agosto 2011

MOLFETTA - Scompiglio ieri mattina a Molfetta. Sui muri del Comando della Polizia Municipale sono stati affissi alcuni fogli a firma di Cristofaro Brattoli (classe 1956) autore dell'omicidio del sindaco Gianni Carnicella (Dc) il 7 luglio del 1992 davanti al Comune di via Tattoli, sulla scalinata della Chiesa di San Bernardino (un colpo di fucile tranciò l’arteria femorale, provocando una grave emorragia).
Carnicella aveva rifiutato di concedere lo stadio comunale per un concerto di Nino D'Angelo organizzato dallo stesso Brattoli, allora titolare un’azienda attrezzata per l’allestimento di palcoscenici. Quell’omicidio si consumò tra le stragi di Capaci e di via d’Amelio.

Il manifesto: quale verità? «Dopo 19 anni ho avuto il coraggio di fare il primo passo e adesso aspetto che tu ed un’altra persona X lo facciate», si legge nelle prime righe. Ammette la sua «piena responsabilità», ma Brattoli, condannato in primo grado a 24 anni per l'omicidio (poi ridotti a 18), reclama «sola la pura e semplice verità» per «chiarire quello che avvenne in quel periodo». Già in occasione della commemorazione dell’omicidio del sindaco Carnicella, Brattoli si era disteso davanti la lapide commemorativa, poi allontanato dalle Forze dell’Ordine. Cosa lo avrà spinto a questo gesto dopo 19 anni?
Nel manifesto, datato 20 agosto benché affisso ieri mattina, si chiamano in causa ben 4 persone: un «tu», che potrebbe corrispondere al successivo «lei» cui Brattoli aveva intenzione di far recapitare un manoscritto-memoriale, ma «non mi fu possibile, me lo sequestrarono e alcuni giorni dopo mi chiamarono dallo stesso giudice e confermai tutto ciò che era descritto» e un mister X da cui Brattoli esige la verità; un sacerdote e un giornalista, di cui non sono riportati i nominativi.
Brattoli, da uomo libero, chiede perdono alla famiglia Carnicella, sostenendo che la verità non sia stata ancora rivelata. Verità che qualcun’altro dovrebbe conoscere. Infatti, nel manifesto si descrive in modo generico la presunta corruzione del sistema politico dell’epoca, che lui stesso avrebbe riportato nel manoscritto-memoriale succitato.
Ricorda che alla Legione dei Carabinieri di Bari avrebbe dovuto confermare quel manoscritto, ma «non mi fu data la possibilità perché non mi garantivano la mia incolumità», lasciando intendere di aver dovuto ritrattare tutto nel corso del processo a suo carico perché nessuno gli avrebbe garantito l'incolumità personale. 
Inoltre, annuncia che «l’anno prossimo, in occasione del 20° anniversario della morte del sindaco Carnicella uscirà un libro che racconterà e descriverà la vera storia e che spiegherà perché giravo armato senza porto d’armi e che attività svolgevo in quel periodo tra Puglia, Calabria, Campania e Sicilia».
Resipiscenza o plateale dimostrazione? Qual è la verità richiesta da Brattoli? Chi sono le quattro persone indicate nel manifesto? Il gesto ha, però, allarmato non solo la cittadinanza, ma anche le Forze dell’Ordine. I Carabinieri di Molfetta hanno acquisito copia del manifesto e informato la Procura della Repubblica di Trani. È ora necessario approfondire la vicenda e il processo stesso, soprattutto conoscere i rapporti che esistevano tra Brattoli e la classe politica d’inizio anni ’90.

© Riproduzione riservata
Autore: Marcello la Forgia
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