Molfetta, nuovi particolari sulla sentenza di Appello per l'ex assessore Pino Amato: pena ridotta da 3 anni a 10 mesi
MOLFETTA – Pena ridotta da 3 anni a 10 mesi per l’ex assessore all’annona del Comune di Molfetta, Pino Amato (foto), esponente dell’Udc locale. Questa la sentenza di secondo grado pronunciata dalla Corte di Appello di Bari martedì 21 ottobre (vedi foto del dispositivo della sentenza). Dopo le prime notizie che parlavano di assoluzione da tutte le accuse, si sono appresi, perciò, altri particolari.
Nei confronti dell’uomo politico locale sono cadute quasi tutte le accuse perché il fatto non sussiste (falso materiale, falso ideologico, abuso di ufficio, truffa aggravata), mentre è stata riqualificata l’imputazione di corruzione e concussione con una condanna a 10 mesi di reclusione e a 1.400 euro di multa, con la revoca delle sanzioni accessorie.
Amato è stato anche condannato al pagamento di 1.500 euro di spese a favore del Comune di Molfetta, costituitosi parte civile.
Per il resto è stata confermata la sentenza di primo grado relativa al voto di scambio (elezioni amministrative 2006, quando Amato fu il più suffragato con 2.000 voti), per il quale, però, interverrà fra qualche mese la prescrizione e comunque la sentenza sarà impugnata in Cassazione e dovrebbe essere richiesto anche il risarcimento dei danni per l’ingiusto arresto e detenzione dello stesso Amato.
La Procura generale aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado del 2010 con la condanna a 3 anni nel processo “Amato + 5” (pena condonata per l’indulto). Come pene accessorie l’uomo politico era stato anche interdetto per 5 anni dai pubblici uffici e per 3 anni dall'elettorato attivo.
I fatti risalgono al 2005: all’epoca Amato, eletto consigliere comunale nella lista di Forza Italia, era stato nominato assessore alla Polizia Municipale dall'allora sindaco Tommaso Minervini e, secondo l’accusa, avrebbe messo in atto una presunta rete di contatti a fini elettorali, e quindi si sarebbe configurato il voto di scambio.
Assolti in Appello anche il maresciallo della Polizia municipale Pasquale Mezzina (2 mesi e 20 giorni in primo grado) e la legale rappresentante dell’impresa di vigilanza Securpol Giovanna Anna Guido (1 anno e 4 mesi in primo grado), mentre Matteo D’Ingeo del Movimento “Liberatorio politico”, quale parte civile appellante è stato condannato al pagamento delle spese del secondo grado di giudizio.
Pino Amato ha preannunciato per i prossimi giorni una conferenza stampa.
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