MOLFETTA - I numeri parlano chiaro! Sono quasi mille i cittadini molfettesi che si sono iscritti al gruppo “Non massacrate Corso Umberto”, nato su facebook il mese scorso (http://www.facebook.com/posted.php?id=107224782632657#!/group.php?gid=107224782632657), nell’intento di creare un movimento di contestazione ai lavori del “Nuovo Corso Umberto”. Ragazzi che non sopportano l’idea di veder stravolto il luogo delle loro prime passeggiate, adulti che non saprebbero immaginare Corso Umberto in altro modo, se non per come è stato e, nel complesso, continua ad essere tuttora, migranti che vorrebbero trovare sempre uguale la città in cui sono nati, ogni qualvolta con piacere vi facciano ritorno, commercianti restii al pensiero di dover svolgere la propria attività in una specie di centro commerciale a “cielo aperto” e infine professionisti nel settore tecnico, che stentato a condividere il progetto del “Nuovo Corso Umberto”.
Sembra che tutti loro credano che cambiare l’aspetto del Corso sia una vera sciocchezza; si tratterebbe, infatti, di privare questa strada storica delle sue caratteristiche più significative, rendendola un’ anonima via periferica, con tutti i problemi annessi alla parziale eliminazione delle chianche.
Stiamo parlando insomma di un restyling che potrebbe in poco tempo stancare i cittadini, causando vari e inutili pentimenti, a lavori ormai ultimati.
Allo scopo di organizzare un programma valido da opporre al progetto, nel tentativo di bloccare i lavori ancora sul nascere, presso la sede di Legambiente a Molfetta, si è tenuta una riunione che ha visto partecipi alcuni degli iscritti al gruppo di facebook, pronti ad intraprendere qualsiasi iniziativa per difendere il Corso Umberto.
Coordinati da Antonello Mastantuoni, presidente del Circolo Legambiente, semplici amanti della nostra città e rappresentanti dell’Arci Cavallo di Troia, di Amnesty International e della “Fabbrica di Nichi”, tra cui l’avvocatessa molfettese Francesca la Forgia, hanno esposto le loro proposte in merito al problema.
L’idea di Mastantuoni è quella di trovare la collaborazione, in questa battaglia, di commercianti e professionisti del settore progettistico. Ai primi, divisi tra fautori del Nuovo Corso Umberto e “disertori” del progetto, bisognerebbe avvicinarsi con un approccio “soft”, tenendo a mente che, con l’apertura del Fashion District e dell’Ipercoop nella Zona Industriale, il loro ruolo economico è diventato molto meno importante se non marginale.
Tuttavia, neanche si può pensare che un intervento del genere possa migliorare le loro sorti. Già dagli anni ’70 i commercianti chiedevano alle autorità comunali di apportare miglioramenti alla strada che a Molfetta è da sempre stata il simbolo dello shopping cittadino. Purtroppo però la risposta che il Comune ha dato ai commercianti nell’ultimo periodo e che si profila come “piano strategico”, sarebbe sbagliata proprio dal punto di vista architettonico.
A questo punto non resta che architettare un “contro-piano strategico”, ed uno dei primi passi da compiere in quest’ottica è quello di firmare una petizione on-line, che possa essere presentata all’amministrazione comunale.
Un'altra idea, da realizzarsi nel mese di maggio, è quella di organizzare proprio in Corso Umberto, con il supporto del Presidio del libro molfettese, cui è stato affidato il progetto tematico della salvaguardia dell’ambiente, un incontro con un esperto di borghi ottocenteschi, di modo che possa sottolineare l’importanza dell’identità e della specificità del nostro Corso Umberto.
Insomma, sulla questione “Corso Umberto” c’è ancora un grande punto interrogativo! Chi l’avrà vinta?! L’amministrazione o i cittadini?!
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