MOLFETTA - Fare informazione è un compito arduo! Ancora di più lo è quando si deve fornire al Cittadino, che ha il sacro santo diritto di essere informato, tutti i dati, siano essi di carattere politico, di costume, sociali, mantenendo un’assoluta rispondenza con fattori oggettivi, a contorno dell’informazione medesima. E’ un compito arduo, perché l’informazione, se tale ed in particolare la CRONACA, deve prescindere da sensazioni, appartenenza culturale, politica, sociale di chi si dedica a questo delicato compito. Ciascuno di coloro che “fanno informazione” tuttavia, danno una specie di imprinting alle notizie che diffondono, frutto di interpretazioni dell’evento, alla luce della propria esperienza; sono in prevalenza quelli che vengono definiti OPINIONISTI. Costoro forniscono, oltre all’informazione sul fatto intrinseco, anche un’interpretazione frutto della propria esperienza culturale, sociale e di appartenenza. Questo può essere accettato oppure no, da chi legge.
Uno dei mali assoluti che generano la cattiva informazione, rappresenta la distorsione perfino dei dati oggettivi, che sono di pubblico dominio e quindi, per definizione, non manipolabili.
Un esempio lampante, di quanto sopra affermato, ci viene fornito dalla lettura di un articolo apparso su un foglio locale, riguardante la recente conclusione della vicenda della convalida delle firme di alcuni partecipanti alle elezioni amministrative, celebrate lo scorso anno a Molfetta, fatta da Consiglieri provinciali (quali “pubblici ufficiali”). Non riteniamo di descrivere ancora una volta la vicenda. Essa per mesi ha occupato le cronache dei media, nella misura in cui, per una interpretazione di una norma riguardante la convalida dei nominativi dei partecipanti alle elezioni (nel nostro caso, le Amministrative svoltesi il 26 e 27 maggio 2013, con ballottaggio il 9 e 10 giugno 2013), ha tenuto l’Amministrazione – che è risultata vincente al ballottaggio – e la Cittadinanza tutta con il fiato sospeso, in attesa del definitivo responso della Giustizia amministrativa. Il rischio che si correva era che, nel caso di sentenza avversa, si sarebbe dovuto sciogliere il Consiglio comunale, tornare all’Amministrazione commissariale ed indire nuove elezioni amministrative, con tutto quel che ne consegue.
Come detto, leggendo un foglio locale, siamo rimasti colpiti dal titolo di un articolo e poi interdetti dal suo contenuto.
L’incipit dell’articolo recita: La Giunta Natalicchio stava per morire. Poi, grazie al Giudice amministrativo e non agli elettori (sic), è rinata. La Sindaca e i suoi quattro accoliti, pure divisi fra loro, hanno festeggiato. Senza voler entrare nel merito esegetico dell’”immagine” evocata di qualcosa che sta per morire, ma poi rinasce!, ricordiamo che una sola volta, a memoria d’uomo, un “tale” a nome GESU’ di Nazareth, fece resuscitare (non rinascere!) un uomo che aveva cessato di vivere! E’ evidentissima qui, la contraddizione in termini.
Abbiamo sostenuto che ogni pezzo riflette, in qualche modo, l’impronta culturale e civile dell’estensore: usare parole così… naif per individuare Sindaco e Giunta, ci sembra surreale; pur tuttavia l’importante è non distorcere la realtà oggettiva, che può essere soggetta ad interpretazioni riflettenti appunto la cultura sociale di chi scrive, tenendo sempre presente il ”dato oggettivo”, non manipolabile.
Persone di media intelligenza, quale siamo noi, leggendo quanto riportato ed ignorando il dato oggettivo, si formano un’idea strana delle vicende legate alle Amministrative nelle quali, al ballottaggio, numeri alla mano, è risultata vincitrice la signora Natalicchio perché 17.878 elettori! l’hanno preferita rispetto al suo diretto competitore l’avv. Camporeale, al quale gli elettori hanno dato 14.690 preferenze! In Democrazia ed in assenza di brogli elettorali, governa chi riporta un numero maggiore di preferenze, rispetto all’avversario: così funziona!
Domandiamo allora, di che cosa parla l’Estensore dell’articolo, quando dice che “la Sindaca” sarebbe “rinata” grazie al Giudice amministrativo (T.A.R. e Consiglio di Stato). E’ a conoscenza, questo Signore, dell’esito delle votazioni? Da quel che scrive, sembrerebbe che l’informazione gli manchi. L’articolo prosegue poi, con opinioni (legittime?) del suo Estensore, riguardanti (anche) la “difficoltà” che incontrerebbe, appunto la Giunta, nell’orientarsi ad appartenere ad una determinata “Parrocchia”: ne citerebbe tre, rette da tre improbabili Parroci: (don) Lillino, (don) Guglielmino, (don) Peppino – perfetti sconosciuti come Sacerdoti,almeno da noi - non specifica neanche l’ubicazione di tali improbabili parrocchie, nell’ambito della Diocesi.
Un’ultima notazione è doveroso farla, su un altro passo dell’articolo: …”avete bloccato (la costruzione del) il Porto”, scrive il nostro. Si riferisce al sequestro del Cantiere, operato dalle Forze di Polizia, su mandato della Procura della Repubblica di Trani, per evidenti ed accertate irregolarità, nel rapporto fra l’A.T.I. (che stavano effettuando i lavori) ed alcuni settori dell’Amministrazione di C.D. che ha governato la Città, fino ad ottobre del 2012 e che aveva commissionato l’opera. Ma chi ha bloccato (i lavori e posto sotto sequestro) il Porto? Non ci pare sia stata l’Amministrazione Natalicchio, anche perché giuridicamente, nulla avrebbe potuto fare in questo senso, né in qualsiasi altro senso!.
Ecco, possiamo allora concludere dicendo che nel processo di comunicazione, è doverosamente ammesso il dissenso verso questo o quel comportamento, azione, evento: la DEMOCRAZIA non solo lo ammette, ma lo stimola quale momento di discussione civile. Quanto leggiamo negli esempi riportati non possono assolutamente essere rubricati sotto la voce dissenso: qui siamo di fronte a palese disinformazione, che non fa bene a nessuno, anzi infiamma gli animi di chi, legittimamente mal digerisce la situazione istituzionale creatasi dopo la vittoria della Coalizione di centrosinistra, alimentando rancori indesiderati che generano situazioni pericolose: e non lo affermiamo a caso.
Allora, come detto, la presentazione di un fatto da parte di un Comunicatore può risentire del taglio culturale di chi comunica; tuttavia fare notizia, alterando così grossolanamente dati oggettivi quali sono i numeri che si riferiscono alle preferenze espresse dagli ELETTORI e facendo passare dubbi infondati sulla legittimità del responso delle urne, su situazioni che hanno avuto svolgimenti del tutto di versi da quelli prospettati almeno quello, ci sembra eccessivo. Non ci sembra informazione!
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