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Molfetta, l'asino di Buridano del centrosinistra
11 gennaio 2013

MOLFETTA - Ricordate la storia dell'asino di Buridano? “Nella stalla gli vennero portate per il suo pasto due quantità di fieno uguali, della stessa qualità, per molte volte; dai due mucchi l'asino si vide tentato ugualmente, e, drizzando le orecchie, proprio in mezzo ai due mucchi uguali, concretizzando le leggi dell'equilibrio, morì di fame, per timore di fare una scelta”. Sarà il caso di ricordare questa immagine, raccontata così da Voltaire, ad alcuni esponenti politici locali tentati da due mucchi, uno a sinistra e l’altro al centro, che rischiano di riconsegnare la città agli eredi di Azzollini.
I primi a trovarsi tra due mucchi sono stati i democratici che, fissati i paletti di una possibile coalizione e dopo aver chiuso le porte ai trasformisti dell’ultima ora, nell’indecisione delle altre forze del centro sinistra hanno provato tirare dritto con la candidatura di Giovanni Abbattista. Una scelta interpretata come un torto alla “società civile” e al percorso di costruzione che si stava profilando con Sinistra ecologia e libertà, Lista Emiliano e Unione di centro e che sembrava guardare a sinistra a una possibile alleanza con Rifondazione Comunista.  
Nella stalla in tanti hanno iniziato a scalciare e dopo una serie di confronti anche con il neo movimento delle donne, Giovanni Abbattista ha fatto un passo indietro parlando di “incrostazioni di pregiudizi che hanno radici lontane che non mi appartengono, di ripicche che nulla hanno di politico, e rendono improduttiva la disponibilità da me offerta e rischiano di mettere a repentaglio il disegno comune”.    
Nell’imbarazzo più grande tra sinistra e centro si trova Tommaso Minervini che, nonostante la sua candidatura di testimonianza alle politiche con Sinistra ecologia e libertà, non ha ancora rinunciato alla tentazione di mangiare il fieno dal mucchio del centro, nel quale intanto è transitato Lillino Di Gioia che ha abbandonato la lista Emiliano aderendo al terzo polo aggregato da Monti.
Se Vendola ha definito il movimento del presidente del consiglio uscente “democristianeria senza Dc da Grande Oriente d'Italia”, insomma roba da massoneria, Tommaso Minervini pensa non solo di allearsi con i montiani locali ma soprattutto con i vecchi amici repubblicani, mandando di fatto all’aria l’alleanza con il Pd.
Tutto questo proprio nel momento in cui i democratici sarebbero tornati a guardare fuori dal recinto con una candidatura femminile capace di aggregare e scompaginare il triste gioco di ruolo finora andato in scena. Ma Lillino Di Gioia non è Monti e nelle realtà locali tutto è possibile, anche le alleanze tra le liste di Vendola e Montezemolo. Inutile sperare in un intervento salvifico di Nichita a Molfetta, lui detta la linea ma intanto combatte su un altro fronte.
Rifondazione Comunista, intanto, che proprio non ce la fa a guardare al centro si trova tra il mucchio del Partito democratico e il fieno della Rivoluzione civile di Ingroia. In questo nuovo personale movimento sembra non abbiano perso tempo a salire i soliti personaggi in cerca di gloria, già grillini ormai scontenti del Movimento 5 stelle.
Corre da solo al momento Bepi Maralfa che sta dando corpo alla sua lista indipendente "Linea dritta" e alla sua candidatura con un profilo che appare per ora tutto “giustizialista”.
La soluzione sembra lontana ma ciò che preoccupa è che i tempi di sopravvivenza non sono ancora lunghi. 
A chi ancora spera in una disperata "santa alleanza" occorre ricordare l’esito delle ultime elezioni amministrative a Molfetta, in cui l’aritmetica sommatoria dei voti del primo turno non è stata sufficiente per battere Azzollini. Se serve poi qualche riferimento alla storia recente, non lontano dalla nostra città, i sindaci di Valenzano e Acquaviva, sostenuti solo due anni fa da coalizioni che ricomprendevano forze politiche di sinistra e di un grande centro fino a Io Sud della Poli Bortone, si sono dimessi o sono stati sfiduciati. 
La cosa più triste per gli elettori di centrosinistra è vedere, rispetto a questi uomini che non scelgono e sono incapaci di andare oltre la loro mangiatoia, che c'è una città che muore di sfiducia ed è incapace di ripensare sè stessa libera da un padrone.   
 
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Autore: Politicus
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