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Molfetta, l'amministrazione manda a casa 11 lavoratori comunali Risolto il rapporto di lavoro dei collaboratori coordinati e continuativi
15 novembre 2006

Si aggrava di giorno in giorno la situazione degli 11 ormai ex dipendenti comunali il cui rapporto di lavoro di collaborazione coordinata e continuativa è scaduto il 27 ottobre. Si tratta di 4 geometri, 1 perito tecnico e 6 lavoratori laureati, impiegati all'assessorato alla socialità, che ormai facevano parte da 10 anni dell'organico comunale, e che fino all'ultimo giorno sono rimasti aggrappati alla speranza di un rinnovo contrattuale anche temporaneo che poi non è arrivato. Il sindaco, nel bilancio dei primi cento giorni di governo, l'ha definito “un problema umano di straordinaria rilevanza che si sta cercando di risolvere nel migliore dei modi”compatibilmente alle esigenze di risanamento dei conti. Ma a fare i conti con le esigenze-emergenze di bilancio ora ci sono loro i lavoratori che tra qualche giorno si ritroveranno anch'essi con il saldo del loro primo mese senza lavoro. A soffrire della loro assenza è anche la macchina amministrativa priva di collaboratori che garantivano l'efficienza del pubblico servizio. Alle proteste dei lavoratori che sono ricorsi all'aiuto del sindacato, e che comunque, a detta di uno di loro, si sarebbero mostrati poco uniti di fronte alla forza contrattuale dell'amministrazione, si è aggiunta quella più silenziosa dei Capo ufficio, che hanno posto il problema del funzionamento degli uffici privi dei collaboratori le cui mansioni sarebbero difficilmente rimpiazzabili con l'attuale organico. Di regolare assunzione, però, non se ne parla, né se ne può parlare a causa del precario stato del bilancio comunale chiuso dal commissario prefettizio con alcune voci che hanno sfondato il tetto di spesa sul personale e che mandano la nostra città fuori dal patto di stabilità previsto dal decreto Bersani, per evitare che il deficit dei Comuni incrementi il debito dei conti pubblici del nostro Paese. Anche l'amministrazione precedente, sempre di centrodestra, ma guidata da Tommaso Minervini, ha le sue responsabilità in questa annosa questione. Negli anni di governo della città è mancata, infatti, la previsione di un piano di inserimento dei co.co.co. e degli Lsu, così come altri comuni hanno fatto. Si è piuttosto pensato ad andare avanti con delle proroghe, non considerando che la situazione potesse poi manifestarsi in tutta la sua emergenza. Non sono stati indetti concorsi pubblici per la loro assunzione in quanto pareva conveniente che questi lavoratori prestassero la propria opera come collaboratori, in tal modo il Comune risparmiava sugli oneri contributivi pagando una aliquota contributiva del 18% a fronte del 33% dovuta per i lavoratori subordinati. Da settembre gli operatori hanno sollecitato un incontro con le autorità ma soltanto a contratto ormai scaduto, sono stati ricevuti dal sindaco e dall'assessore al personale, Doriana Carabellese. Azzollini non si è voluto sbilanciare, ha anzi affermato che non si sarebbe potuto obbligare nel creare speranze di riassunzione ma che stava lavorando per trovare una misura da adottare per reintegrare i lavoratori. Pur apprezzando la franchezza del sindaco, non si può ignorare ciò che i neodisoccupati hanno fatto presente, ovvero le difficoltà di arrivare alla fine del mese con famiglie e figli a carico e senza un salario. Nelle settimane successive ulteriori incontri con l'amministrazione sono sollecitati dalle sigle sindacali ma tutti sono stati rinviati, così qualche lavoratore sta già valutando l'ipotesi di intentare una vertenza di lavoro. Intanto la situazione per il Comune potrebbe ulteriormente aggravarsi: a dicembre scade il contratto di ben 33 lavoratori socialmente utili cui è già stata decurtata parte della retribuzione. Il problema occupazionale pubblica amministrazione cittadina non può più subire rinvii e attende di essere affrontato e risolto con urgenza e si spera con interventi strutturali.
Autore: Michele de Sanctis jr.
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