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Molfetta, il comitato Seagull scrive al presidente Vendola: tuteliamo i marittimi
29 dicembre 2009

MOLFETTA - Lettera aperta al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, inviata a nome del Comitato Seagull per la difesa dei marittimi dal suo presidente Giuseppe Adesso, grande invalido del lavoro, per spiegare la crisi del settore e chiedere la verità sull’affondamento del peschereccio “Francesco Padre”.

Ecco il testo della lettera:
«Egregio Presidente,
il Comitato Seagull è un’associazione di lavoratori marittimi, dedita all' assistenza ed alla consulenza in un settore direi dimenticato da tutti: essa è nata in Italia nel 1977 a seguito del naufragio della omonima nave, nel quale perirono tutti i membri dell' equipaggio.
Si è costituita a Molfetta nell' anno 2001 una sezione della detta associazione ed io ho l'onore di presiederla: forse lei si ricorderà di me, che qualche anno fa le ho inviato il libro "A fuoco lento", ove si narra il mio gravissimo infortunio su una nave e le successive vicende personali e familiari che mi hanno profondamente segnato.
Permettimi, ora, di chiamarti “carissimo Niki”, e di parlarti dei marittimi, cioè degli uomini che lavorano sulle navi mercantili o da passeggeri, non solo dei pescatori.
Tu, in una recente lettera a Babbo Natale, che ho attentamente letto, hai scritto che la Puglia è¨"uno spicchio di Mezzogiorno e di Mediterraneo", ed è verissimo.
I pugliesi sono da sempre uomini di terra e di mare: dal Gargano, passando per Manfredonia, Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta, Bari, Mola, Monopoli, Brindisi, Otranto, Gallipoli, Taranto - per citare solo le città più grandi - gli uomini e le donne (sì, anche le donne) della Puglia, vivono dalla terra e dal mare e, in molti casi, quando la terra non dà più frutti, vanno per mare ed oggi - e veniamo al punto - poichè potersi imbarcare su una nave, anche italiana, è diventato raro, essi lavorano a terra soprattutto a nero.
Non è che il lavoro manchi, ma in questo particolare settore mancano i controlli: ad esempio, avrai sentito delle "navi dei veleni", di carichi di armi, del nucleare, ed anche della morte di capodogli spiaggiati che avevano nello stomaco buste di plastica e quant'altro:chi pensi che getti in mare quel materiali, se non i marittimi costretti a farlo da armatori senza scrupoli che minacciano di sbarcarli al primo porto in caso di rifiuto?
Orbene, da questo puoi subito renderti conto della gravità del problema, della necessità di tutela per i lavoratori del mare, e del perchè¨ si è giunti al punto in cui siamo.
Stiamo cercando una soluzione e vorremmo coinvolgerti, anche se sappiamo che questo per te è un momento particolare e, lasciacelo dire, siamo con te; fra le cose da fare, occorre che si cerchi la verità sul peschereccio molfettese"FRANCESCO PADRE", colpito ed affondato con tutto l' equipaggio durante una esercitazione NATO nel 1994.
Aspettiamo un tuo cenno e ti salutiamo, anche se non riterrai di fare un tratto di mare insieme a noi. Buon Anno».
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