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Molfetta, i giovani del movimento Linea Diritta interrogano la politica: domani parla Giacomo Pisani redattore di “Quindici” Nella sala Finocchiaro della Fabbrica San Domenico alle ore 19 con la partecipazione del vice sindaco Bepi Maralfa e del consigliere comunale Domenico Gagliardi
10 gennaio 2014

MOLFETTA - Il Movimento Indipendente Linea Diritta organizza una conferenza dal tema “I giovani interrogano la politica". L’evento avrà luogo domani, venerdì 10 gennaio alle ore 19, presso la Sala Beniamino Finocchiaro (Fabbrica di San Domenico).

«Non possiamo fare a meno di constatare che nelle precedenti elezioni amministrative – dice un comunicato - sono stati numerosi i giovani che si sono affacciati per la prima volta sulla scena politica cittadina. Affermando una voglia di partecipazione ed il diritto a determinare il proprio futuro. A partire dall’attuale sindaco sino ad arrivare ai recenti avvicendamenti dei segretari dei partiti di maggioranza e passando per i numerosi consiglieri comunali di ambo gli schieramenti non si può fare a meno di parlare di una riscossa dei trentenni. Tuttavia l’entusiasmo è effimero e si smorza in fretta quando a fare da contraltare a questa notevole affermazione giovanile ci sono i tanti ragazzi che seppur meritevoli restano tagliati fuori dal mondo del lavoro e dalla società in genere.
Per questo “I giovani interrogano la politica”. Per capire cos’ha spinto tanti coetanei all’impegno politico, per comprendere come la politica può intervenire sulle criticità del mondo giovanile. Si discuterà con il giornalista pubblicista e scrittore molfettese, redattore di “Quindici”, Giacomo Pisani (foto) classe 1989 laureato in Filosofia presso l’Università di Bari e dottorato di ricerca in Diritti e Istituzioni presso l’Università di Torino. Modererà l’incontro il Segretario del Movimento Indipendente Linea Diritta Roberto De Nichilo. Interverrà il consigliere comunale Domenico Gagliardi con la partecipazione dell‘assessore alle politiche giovanili Bepi Maralfa.

Il Movimento Linea Diritta riparte, in questo 2014, dal dialogo e dall’interazione costruttiva con i cittadini molfettesi che vorranno partecipare all’evento.

 

Giacomo Pisani (1989), laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Bari, è dottorando di ricerca in Diritti e istituzioni presso l’Università di Torino. Giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti dal 2009, collabora con numerose riviste a carattere filosofico e sociologico, come “Filosofia”, “Critica liberale”, “Alfabeta2”. Collaboratore della rivista locale “Quindici Molfetta”, è direttore della rivista “Generazione zero”, nata dall’omonimo progetto nell’ambito del programma “Gioventù in Azione”, vincitore di un finanziamento europeo. Studioso di Marx, Heidegger e della filosofia e della sociologia del diritto contemporanee, ha pubblicato saggi e articoli sulla postmodernità e sul reddito minimo universale. E’ tra gli autori dell’Osservatorio filosofico. Tra le sue pubblicazioni, “La scienza nell’età della tecnica” in AA.VV.“La conoscenza in una società libera” (Levante editori, Bari, 2011), adottato nel corso in Filosofia della Scienza del prof.Centrone dell’Università di Bari; “Il gergo della postmodernità”, con prefazione di Augusto Illuminati (Unicopli, Milano, 2012); “Tecnica ed esistenza nella postmodernità”, in “Polisofia”, a cura di A.Nizza e A.Mallamo, prefazione di Pietro Barcellona, introduzione di Teresa Serra (Nuova cultura, Roma, 2012). E’ in uscita la sua nuova monografia sul reddito minimo universale, per l’editore Ombre corte, con prefazione di Luigi Pannarale.

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.......dipende chi sono i filosofi egregio Avocado Manson. Domiziano cacciò i filosofi, e Luciano li schernì. Ma quali furono i filosofi esiliati da quel mostro di Domiziano? Furono dei prestigiatori, dei cartomanti, o chiromanti, dei miserabili che fabbricavano filtri amorosi e talismani, gente che pretendeva di avere uno speciale potere sugli spiriti maligni, che li evocavano, li facevano entrare nel corpo delle ragazze con parole o segni magici, e li cacciavano via con altri segni e con altre parole. E chi erano i filosofi che Luciano additava al pubblico scherno? Erano la feccia del genere umano: straccioni vagabondi incapaci di qualsiasi utile professione, gente che assomigliava perfettamente a quel Pitocco di cui abbiamo potuto leggere una descrizione così divertente, pronti a portare una livrea o a scrivere un Almanacco delle Meraviglie, a impiegarsi in un giornale o in una banda di ladri, a farsi soldato o preti, e che, nell'attesa, girano pei caffè a esprimere il loro parere sull'ultima commedia, su Dio, sull'Essere in genere e sulle modalità dell'Essere; e poi vi chiedono un prestito, e vanno a scrivere una satira contro di voi in società con l'avvocato Marchand, o col signor Chaudon, o col signor Bonneval. Non certo da quei filosofi uscirono Cicerone, Attico, Epitteto, Traiano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Giuliano. Non a quella scuola si formò il re di Prussia, che compose tanti bei libri quante vinse battaglie, e abbattè tanti pregiudizi quanti nemici. Quando si parla di filosofi non intendiamo quei birichini che vorrebbero scimmiottare Diogene, ma quelli che imitano Platone e Cicerone. Cortigiani gaudenti, e omiciattoli forniti di una piccola carica che vi dà una piccola autorità in un piccolo paese, voi gridate contro la filosofia: non siete altro che dei Nomentanus che abbaiate contro Orazio, dei poveri Cotin che vorreste far disprezzare Boileau.


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