MOLFETTA - La Prima Cala non è certo uno spettacolo. È l’emblema del degrado socio-ambientale di Molfetta, che dalle periferie fino alla costa sta macchiando da anni la bellezza di una città abbandonata a se stessa. L’amministrazione Azzollini si dimena in vacui comunicati propaganda, senza però mai concretizzare le sue promesse cartacee.
Arranca anche l’opposizione locale, rinchiusa nella sua torre di avorio e divisa dalle numerose diatribe politiche interne, perciò quasi estraniata dalle reali e serie problematiche di Molfetta. Una di queste è proprio il degrado alla Prima Cala, segnalato a Quindici dall’Udc Molfetta, come già aveva fatto in passato per l’abbandono e l’incuria del mercato ex-Mattatoio.
LA CARCASSA DI PVC.
Giace da 6 mesi sulla spiaggia, senza che nessun ente comunale o provinciale sia mai intervenuto per rimuoverla (arrivata dal mare e approdata sul lato sinistro della spiaggia, sembra quasi che qualcuno l’abbia spostata nel punto in cui oggi si trova, a sinistra): è un problema gravissimo per la sicurezza dei bagnanti e per la tutela dell’ambiente la carcassa nera, lunga quasi 40 metri, forse parte di un impianto di allevamento off-shore di specie ittiche marine, come quelli presenti a Bisceglie e Giovinazzo (e anche per questo presenta in alcuni punti delle parti in acciaio che potrebbero ledere l’incolumità delle persone).
«Sotto il profilo della sicurezza, il responsabile di una città è sempre il sindaco e il sindaco Antonio Azzollini avrebbe dovuto preoccuparsi immediatamente di denunciare l’accaduto alle autorità competenti o disporre una ordinanza per rimuovere questa carcassa - ha spiegato a Quindici il rientrante consigliere Pino Amato -. Infatti, si tratta di PVC, un materiale altamente inquinante, come mi ha confermato il tenente Antonio Camporeale, responsabile del Settore Ambiente del Comune di Molfetta, che ha già inviato una segnalazione all’Asm».
Infatti, il PVC è tra i materiali sintetici più inquinanti e cancerogeni, perché altera il sistema riproduttivo e immunitario, intacca il fegato e promuove lo sviluppo di alcuni tumori. Nel caso fosse incendiato per un atto vandalico, potrebbe anche liberare materiali tossici. Proprio per la sua composizione (cloruro di polivinile, metalli pesanti come cadmio e piombo, ecc.), lo smaltimento presenta numerosi problemi ambientali e sanitari.
A quanto pare, però, l’Asm non sarebbe stata in grado di smaltire questo rifiuto speciale per la sola sua lunghezza: «eppure, proprio l’Asm, dopo la segnalazione, avrebbe potuto inviare una segnalazione urgente alle autorità competenti per lo smaltimento - ha aggiunto Amato -, ad esempio anche ai Vigili del Fuoco per frazionarlo in più parti e facilitarne la rimozione». Ieri mattina la struttura è stata frazionata in vari segmenti, proprio per agevolarne il trasporto. Il rifiuto speciale sarà ora smaltito dall’Asm?
Pronta per la prossima seduta del Consiglio comunale un’interrogazione o un intervento per fatto grave di Pino Amato, che inviterà il sindaco Azzollini e la sua amministrazione a rimuovere quanto prima il materiale tossico e pericoloso, oltre a verificarne la provenienza.
STRUTTURE FATISCENTI.
Oltre alla carcassa di PVC, la struttura dell’ex-colonia (alle spalle dello stadio comunale Paolo Poli) sta cadendo giù a pezzi nel totale abbandono ambientale (all’interno, un ricettacolo di rifiuti e non solo). Una parte della muratura sul lato mare si è già frantumata e fortunatamente al momento del crollo, dovuto al maltempo di questi giorni, nessuno era presente. Stessa sorte è toccata a uno dei muri dello stadio comunale, che però non è stato messo ancora in sicurezza.
Per ora allo stadio comunale non si giocheranno partite. «Inoltre, il Commissario della Federcalcio, che qualche settimana fa ha eseguito dei controlli sullo stadio comunale, ha riscontrato alcune anomalie, come la tracciabilità del campo, la recinzione della tribuna, dei gradoni senza balaustre, le entrate e il sottopasso, oltre all’impossibilità di giocare gare in notturna per la mancata revisione e manutenzione dell’impianto - ha aggiunto il coordinatore dell’Udc Molfetta, Robert Amato - il crollo del muro ha reso inagibili anche gli spogliatoi».
Quali sono le intenzioni dell’amministrazione Azzollini e del Comune di Molfetta? Si sta pensando al recupero o alla demolizione della struttura dell’ex-colonia? Quando sarà messo in sicurezza lo stadio, dopo il crollo del muro, e soprattutto tutta l’area adiacente la spiaggia della Prima Cala? Cosa potrebbe accadere se le murature, prospicienti la battigia, cadessero con i bagnanti la spiaggia? Il Comune di Molfetta sarebbe corresponsabile delle eventuali lesioni alle persone?
Le condizioni del campo comunale Petrone sarebbero anche peggiori dello stadio comunale. L’amministrazione Azzollini e il Comune di Molfetta ne sono a conoscenza? Quali possibili misure di salvaguardia e manutenzione intendono attuare?
Infine, proprio nei pressi della piscina comunale continuano ad essere abbandonate alcune aree: anche in questo caso, un muro è crollato.
Il degrado ambientale a ridosso della spiaggia di Levante (soprattutto, nei pressi della Prima Cala) è davvero imbarazzante per una città che dovrebbe avere una vocazione turistica, come più volte propagandato dall’amministrazione Azzollini. Sic stantibus rebus, l’ennesima bufala politica.
Sul prossimo numero di Quindici, in edicola il 15 maggio un approfondimento sulla condizione delle strutture fatiscenti nella zona di Levante.
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