MOLFETTA - Si è parlato di globalizzazione a Molfetta a Palazzo Turtur, nella Città Vecchia, nella due giorni organizzata dall’azione Cattolica Diocesana, con la partecipazione del prof. Rosario Lembo della UBC di Milano (Università del Bene Comune) e della dott.ssa Margherita Ciervo (nella foto di Corrado Antonelli) consulente alla Regione Puglia per i problemi idrici.
L’ampia e documentata parte della prima giornata ha trattato l’argomento della globalizzazione definito un processo culturale per standardizzare gli stili di vita omologando i comportamenti, soprattutto dal momento in cui è caduto il Muro di Berlino, data che ha decretato vincente il “modello capitalista”. Si è sviluppato in tal modo, ha proseguito il prof. Lembo, il controllo finanziario e tecnologico organizzato da vari enti mondiali come il WTO (l’organizzazione per il commercio mondiale), l’FMI (Fondo Monetario Internazionale), e la Banca Mondiale, che hanno dettato le politiche nazionali, concependo processi di sviluppo a breve termine, favorendo in tal modo la creazione dei monopoli. La necessità di porre nuove regole al mercato si è fatta impellente dal momento in cui si è verificato un cambio di marcia anche in quei paesi in cui in passato vigevano regole rigide, mi riferisco ai cosiddetti “Paesi in via di sviluppo” come India, Cina e Brasile, laddove la crescita economica, finanziaria e tecnologica ha raggiunto traguardi inusitati.
Naturalmente ha aggiunto il Rosario Lembo, abbiamo pagato un prezzo salato, derivato dall’assoggettamento di Madre Terra ai centri finanziari, e non considerandola più come un patrimonio da salvaguardare.
Nella seconda giornata di incontro, Margherita Ciervo ha focalizzato la sua attenzione su una risorsa fondamentale dell’uomo, ossia l’acqua sottolineando come questo elemento naturale sia continuamente depauperato dall’uomo, soprattutto dal dopoguerra in poi (1950), momento in cui le attuali nazioni industrializzate raggiungevano il benessere economico prima inesistente.
Naturalmente in questa problematica entra a buon diritto l’agricoltura divisa in due modi o mondi che dir si voglia, quella tradizionale e quella commerciale o agrobussiness che secondo la Ciervo ha provocato non pochi danni al territorio con i disboscamenti, l’uso dei fertilizzanti chimici, causando altresì ricadute sociali. L’alto tasso di sviluppo economico ha richiesto all’uomo l’utilizzazione di fonti energetiche sempre più copiose, per cui si è dovuto volgere lo sguardo sia all’acqua con la costruzione di centrali idroelettriche, causando sia la distruzione del territorio dovuto all’innalzamento delle dighe, che al prosciugamento dei fiumi e dei laghi.
Va così ricordato che l’energia idroelettrica risulta essere il venti per cento dell’energia mondiale. Inoltre per affrontare le problematiche energetiche si è fatto sempre più ricorso al petrolio come materia prima essenziale, provocando la distruzione dei territori, la militarizzazione dei siti interessati, l’alterazione ecologica (fiumi, laghi, falde), e i cambiamenti climatici (scioglimento dei ghiacciai, inondazioni, siccità, uragani). Tutto ciò ha dato luogo a fenomeni d’immigrazione, causando la formazione di “profughi ambientali”, imponendo il cambiamento di stili di vita a coloro che sono attori principali ed a chi è protagonista passivo. A tutto ciò ha fatto seguito un ricco dibattito.