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Molfetta, festa della donna: lo sguardo di don Tonino Bello che libera la femminilità
09 marzo 2013

MOLFETTA - La Giornata Internazionale per i Diritti delle Donne ricorda conquiste sociali, politiche ed economiche, ma anche le discriminazioni e le violenze che ancora le colpiscono in molte parti del mondo. Per riflettere sul ruolo e la dignità della donna nella nostra società, Le Edizioni la Meridiana, laConsulta Femminile del Comune di Molfetta e l’associazione culturale Malalingua hanno organizzano un incontro-dibattito sul tema «Dignità di donna: lo sguardo di don Tonino Bello che libera la femminilità».
È stata una serata speciale perché, come ha ricordato Elvira Zaccagnino, direttrice del Le Edizioni la Meridiana, il vescovo molfettese guardava tutte le donne con un sguardo corale e variegato, mai distratto e distante. Le ha riconosciute come soggetti relazionali e spirituali, considerandole anche come una grande risorsa per la Chiesa e per tutta l’umanità. Secondo quanto affermato della teologa Rosanna Virgili,don Tonino ha definito la donna quale «custode della vita» e simbolo di sapienza per la sua capacità di donare la vita e di prendersene cura. E se pure nel testo sacro il genere femminile è assurto a sostegno della debolezza dell’uomo, ancora oggi il clero è declinato al maschile. Si pensi all’assenza, in ambito ecclesiastico, di ministeri ordinati per le donne.
Durante il corso della serata, sono state introdotte dall’abilità della narratrice Beatrice Monroy e interpretate con estrema bravura dalle attrici dell’associazione culturale Malalingua(Alessia Facchini, Manuela Vista, Zaira De Candia), quattro lettere tratte dagli scritti di don Tonino Bello racchiusi nel volume «A Sara e alle altre donne». Si tratta di una raccolta di lettere dedicate alle donne dell’Antico Testamento che sono poi state commentate da Magda Terrevoli, promotrice della Legge 50/50, dall’attrice Elena Cantarone e da Teresa Masciopinto, responsabile della Banca Etica.
Pur appartenendo al passato, gli scritti dedicati dal tanto amato pastore alle donne hanno una forte attinenza tematica con il nostro presente, affrontando argomenti attuali che ci dimostrano come, infondo, la storia è un ciclo che si chiude e ricomincia di nuovo uguale a se stesso.
La prima lettera è stata indirizzata a Miriam che salvò con astuzia suo fratello Mosè da morte certa. Di questa figura femminile si è apprezzato, durante l’incontro, la capacità di prendere l’iniziativa di guidare il popolo di Israele verso la rinascita. Ha dimostrato che si può andare avanti insieme al contrario di quanto accade oggi: le donne sono sempre più sole e schiave del mondo moderno che le sfrutta, le sottopaga e le costringe a negare il loro desiderio di maternità.
A seguire un’altra figura di grande rilevanza su cui si è discusso è stata la figlia di Efte, una fanciulla privata anche della dignità di avere un nome e che verrà uccisa dalla stoltezza di un padre scellerato. Ma lei, la donna senza nome oltre a simboleggiare le ingiustizie e le crudeltà che sono perpetrate con troppa facilità su bambini indifesi, rappresenta pure la condizione di molte donne che attualmente non sono rappresentate e che vivono come mero appannaggio dell’uomo. Nel pensiero di don Tonino Bello ha trovato spazio anche una lettera scritta a due prostitute che si affidarono al saggio re Salomone per risolvere una diatriba. E anche questa storia è stata presa come spunto per affrontare le tematiche, quanto mai attuali, dello stereotipo della donna come oggetto e della stringente necessità di abolire il preconcetto di genere e ricostruire una storia in cui le donne possano riconoscersi.
In ultimo, si è parlato anche della questione dell’immigrazione attraverso la vicenda di Rut che ha saputo donare e ricevere accoglienza, insegnando che la segregazione non è mai una soluzione ai problemi razziali. Insomma, come diceva don Tonino, «la pari dignità non è questione numerica e nemmeno di rappresentanza o alternanza. È questione di riconoscimento dell'altro. Così com’è. E che la salvezza è universale: la facciamo tutti ed è un diritto di tutti, uomini e donne».
 
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Autore: Angelica Vecchio
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