Molfetta, degrado inarrestabile. L'ultimo episodio di inciviltà segnalato da una lettrice di Quindici
Il disgusto di due turisti bolognesi per i campeggiatori selvaggi a cala S. Andrea, dietro il Duomo
MOLFETTA Ancora una volta Molfetta fa parlare di sé in modo negativo. E' una vergogna che la nostra città offra un'immagine così degradata. Chi si sente autenticamente molfettese e ama la sua città non può che sentirsi offeso per questa situazione negativa che ormai non riguarda più soltanto la politica, una classe dirigente di infimo livello, l'incapacità di gestire perfino l'ordinaria amministrazione, l'incuria verso il patrimonio pubblico, ma anche il livello civile di una parte minoritaria della nostra popolazione, ma che la fa da padrone, dando l'idea che tutti i cittadini siano così.
L'assenza assoluta di regole e la tolleranza verso tutte le forme di inciviltà, hanno portato Molfetta a questi livelli, mai toccati prima: dalle bancarelle della frutta e verdura sparse un po' dovunque, all'incendio delle auto che sembra diventato lo sport cittadino più in voga. Senza parlare dell'allarme sicurezza che ormai è divenuto una costante.
Tanti altri esempi si potrebbero indicare, basti uno per tutti, perché di stretta attualità in questi mesi estivi: il caos al lungomare, ormai divenuto terra di nessuno, mentre si emanano ridicoli divieti e si creano assurdi sensi unici, dimenticando l'unico precedente utile, la zona pedonale estiva. E questo per compiacere qualche amico? Oppure per un capriccio senza senso (come sono tanti) dell'amministrazione comunale?
La razionalità non è di casa a Molfetta.
Fra le tante segnalazioni che confermano questo degrado, che sembra omai inarrestabile, ci arriva questa lettera di una nostra lettrice, Loredana Savelli da Roma, anch'essa disgustata per questo andazzo sempre più tollerato e sempre più crescente. Quindici continuerà la sua battaglia solitaria contro questa incultura, contro questo fenomeno degenerativo, facendosi portavoce della protesta dei cittadini e chiamandoli a un sussulto di “orgoglio civile” come chiede la nostra lettrice, perché finalmente la città possa avere un'inversione di tendenza, cominciando dal rispetto delle regole e della legalità, che sembrano ormai un ricordo.
Ecco la lettera, che si commenta da sé:
«Cara redazione,
ferisce sentire frasi come la seguente: “E' la prima e ultima volta che veniamo a Molfetta, qui davvero c'è un'altra cultura”.
Una coppia bolognese esternava infine questa osservazione, a seguito di uno sbigottito silenzio davanti alla scena singolare di bagnanti di età eterogenee che sguazzavano nella cala S. Andrea e di campeggiatori selvaggi stanziatisi alle spalle della Capitaneria di porto, mentre il sole abbagliante non riusciva ad offuscare né l'immagine austera del Duomo, né l'eclatante divieto di balneazione.
I due hanno poi aggiunto: “Eppure questa è una terra bellissima, dove i turisti potrebbero trovare soddisfazione!”
Testimone scomoda di questo episodio, mi chiedo amareggiata fino a che punto di incuria si può arrivare (e si arriverà) prima che un sussulto di orgoglio civile e un rimasuglio di affettuosa appartenenza spingano i cittadini molfettesi a segnalare a chi di dovere scandali come questo, che non è un'eccezione, e a rimboccarsi le maniche affinché la terra che ci ha visti nascere e crescere restituisca a noi prima di tutto, e successivamente ai visitatori di passaggio, un'immagine decorosa, onesta, pulita, sana, giusta, evoluta, pacificata, insomma ciò che tutti desideriamo nel nostro profondo.
Cordiali saluti».