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Molfetta, degrado inarrestabile. L'ultimo episodio di inciviltà segnalato da una lettrice di Quindici Il disgusto di due turisti bolognesi per i campeggiatori selvaggi a cala S. Andrea, dietro il Duomo
17 agosto 2009

MOLFETTA Ancora una volta Molfetta fa parlare di sé in modo negativo. E' una vergogna che la nostra città offra un'immagine così degradata. Chi si sente autenticamente molfettese e ama la sua città non può che sentirsi offeso per questa situazione negativa che ormai non riguarda più soltanto la politica, una classe dirigente di infimo livello, l'incapacità di gestire perfino l'ordinaria amministrazione, l'incuria verso il patrimonio pubblico, ma anche il livello civile di una parte minoritaria della nostra popolazione, ma che la fa da padrone, dando l'idea che tutti i cittadini siano così. L'assenza assoluta di regole e la tolleranza verso tutte le forme di inciviltà, hanno portato Molfetta a questi livelli, mai toccati prima: dalle bancarelle della frutta e verdura sparse un po' dovunque, all'incendio delle auto che sembra diventato lo sport cittadino più in voga. Senza parlare dell'allarme sicurezza che ormai è divenuto una costante. Tanti altri esempi si potrebbero indicare, basti uno per tutti, perché di stretta attualità in questi mesi estivi: il caos al lungomare, ormai divenuto terra di nessuno, mentre si emanano ridicoli divieti e si creano assurdi sensi unici, dimenticando l'unico precedente utile, la zona pedonale estiva. E questo per compiacere qualche amico? Oppure per un capriccio senza senso (come sono tanti) dell'amministrazione comunale? La razionalità non è di casa a Molfetta. Fra le tante segnalazioni che confermano questo degrado, che sembra omai inarrestabile, ci arriva questa lettera di una nostra lettrice, Loredana Savelli da Roma, anch'essa disgustata per questo andazzo sempre più tollerato e sempre più crescente. Quindici continuerà la sua battaglia solitaria contro questa incultura, contro questo fenomeno degenerativo, facendosi portavoce della protesta dei cittadini e chiamandoli a un sussulto di “orgoglio civile” come chiede la nostra lettrice, perché finalmente la città possa avere un'inversione di tendenza, cominciando dal rispetto delle regole e della legalità, che sembrano ormai un ricordo. Ecco la lettera, che si commenta da sé: «Cara redazione, ferisce sentire frasi come la seguente: “E' la prima e ultima volta che veniamo a Molfetta, qui davvero c'è un'altra cultura”. Una coppia bolognese esternava infine questa osservazione, a seguito di uno sbigottito silenzio davanti alla scena singolare di bagnanti di età eterogenee che sguazzavano nella cala S. Andrea e di campeggiatori selvaggi stanziatisi alle spalle della Capitaneria di porto, mentre il sole abbagliante non riusciva ad offuscare né l'immagine austera del Duomo, né l'eclatante divieto di balneazione. I due hanno poi aggiunto: “Eppure questa è una terra bellissima, dove i turisti potrebbero trovare soddisfazione!” Testimone scomoda di questo episodio, mi chiedo amareggiata fino a che punto di incuria si può arrivare (e si arriverà) prima che un sussulto di orgoglio civile e un rimasuglio di affettuosa appartenenza spingano i cittadini molfettesi a segnalare a chi di dovere scandali come questo, che non è un'eccezione, e a rimboccarsi le maniche affinché la terra che ci ha visti nascere e crescere restituisca a noi prima di tutto, e successivamente ai visitatori di passaggio, un'immagine decorosa, onesta, pulita, sana, giusta, evoluta, pacificata, insomma ciò che tutti desideriamo nel nostro profondo. Cordiali saluti».
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www.wittgenstein.it/html/foglio101001.htm Molfetta e l'Italia tutta. Signor direttore, c'è questa cosa della bandiera tricolore e il fatto che le siamo poco affezionati. Io posso parlare per me. Che vado matto per questo paese, ringrazio il cielo di esserci nato, sono contento della superiorità della sua cultura e anche dell'inferiorità della sua cultura, mi tengo molti dei suoi malanni e mi lamento di altri, sono curioso e appassionato della sua storia, condivido quasi tutte le sue leggi, cerco di rispettarle tutte, pago le contravvenzioni senza fiatare, mi piace Totò, non sono un antiferrarista e sono contento quando facciamo bella figura, siano i mondiali di calcio o un premio Nobel o un centro storico reso pedonale. Mi piace l'Italia, mi piacciono i suoi posti, le sue persone ­ con le lecite eccezioni -, e anche la sua costituzione, ora che ho dovuto studiarla per l'esame da giornalista. Malgrado le norme transitorie, ma ci torno dopo. Di terra bella uguale non ce n'è, per dirla con il mio fiero connazionale Toto Cutugno: ce ne sono altre molto belle, ma diverse. Eppure della bandiera non me ne importa niente. E neanche della Patria, nel senso del concetto di Patria (né dell'inno, ma di quello sembra sia più lecito infischiarsi). E ho provato a chiedermi perché. Le risposte sono diverse, credo, e due principali. La prima è che non riesco ad adeguarmi a quel che di solenne, vuoto e disciplinato ci è stato rifilato per decenni a proposito di patria e bandiera, simboli. Il crollo delle ideologie pare aver lasciato in vita le simbologie. Che una maglietta del Che, una spilletta di Forza Italia o una bandiera tricolore debbano emanare significati più alti che non i comportamenti delle persone, i loro affetti e i loro valori reali, mi pare una stupidaggine. Va bene che predicare bene è importante quanto razzolare, ma cosa predica un'alzabandiera? D'Azeglio e Pietro Micca, pace all'anima loro, non mi sono da esempio più di Thomas Jefferson e Gandhi. Se i giovani italiani ­ anche quelli che non passano i pomeriggi a fare la vasche sui corsi cittadini - non sentono un particolare trasporto per la bandiera ha anche a fare con la scarsa attualità dei valori di cui la si vuole portatrice: l'indipendenza? L'orgoglio nazionale? Le conquiste di una classe politica che non dava il voto alle donne? O quelle di una monarchia che aborriamo tanto da aver pensato per lei una norma costituzionale anticostituzionale? È comprensibile che la azzurra bandiera europea e la sua immagine di cosmopolitismo europeo e modernità attiri maggiori riconoscenze. E invece ancora oggi si mena uno scandalo savoiardo: le bandiere sui pennoni degli uffici pubblici sono logore e impolverate? Non mi pare un gran dramma, e le bandiere logore e impolverate sono anche più belle di quelle nuove e scintillanti. A meno che non ci si attacchi di nuovo alla vana simbologia della polvere. Già far risalire uno scarso attaccamento al paese dalla distrazione degli spolveratori di bandiere mi sembra forte. Ma non crescerà, quest'attaccamento anelato, con una baldanzosa campagna nazionale antipolvere. Libro, moschetto e Fabello. C'è poi una seconda ragione, ed è quella legata all'espressione "il mio paese". Io credo che questo sia il mio paese, lo credo nel senso in cui dico che mio fratello è mio fratello e il mio codice fiscale il mio codice fiscale. L'aggettivo possessivo si riferisce a qualcosa che non possiedo per niente, e su cui non ho alcun diritto di proprietà: mio fratello non è mio. L'Italia non è mia. È la cosa ­ non l'unica ­ che mi è sembrata più presuntuosa nel lungo e importante articolo di Oriana Fallaci di cui si parla. "Vogliono regalargli l'Italia. E io l'Italia non gliela regalo", diceva, vado a memoria, a proposito degli arabi e degli stranieri. Ora, né io né Oriana Fallaci né nessuno ha fatto niente per meritarsi un millimetro quadrato di questa terra più di qualunque dei sei miliardi di persone al mondo. Se qualcuno è nato italiano, gli è capitato per caso e per fortuna senza nessun titolo. Dovrebbe ringraziare il cielo e non permettersi un momento di trasformare questa fortuna in una pretesa a danno degli altri. Lo sforzo l'hanno fatto forse i suoi genitori, e per questo noi figli ci godiamo cittadinanza, diritti, voto, eccetera. E ci dovremmo accontentare. Invece il tipico pretendere privilegi in nome dei propri natali ha come tipico contraltare l'atribuire torti con lo stesso pretesto: Emanuele Filiberto paga con questa stessa assurda ragione il suo dire fesserie a ogni intervista. Ma se la legge vuole che i cretini stiano fuori dai confini, la sua attuazione mi pare un po' lacunosa. La pretesa di negare agli altri la nostra fortuna in nome del fatto che noi l'abbiamo ricevuta e loro no, è una cosa piccina e ignorante (poi di fatto avviene, per ragioni quantitative di convivenza: ma decide la comunità, sulla base di queste ragioni, e non io da solo). Perché diavolo dovrei pretendere che sia mia la città dove vivo solo perché non mi è capitato di nascere a Dakar o a Valona? Se siamo riusciti finora a goderci Firenze, Napoli e persino Carugate senza doverle dividere con quelli che sognano di godersele come noi e ne avrebbero ogni diritto, ringraziamo Iddio e speriamo che non ce le tolga. Ci è andata bene.
Din Don Dan Guest - LA DIFFERENZA FRA NORD E SUD....(AL NORD LA MONNEZZA LA IMBOSCANO NEL SUD) -------------------------------------------------------------------------------- 17 mar 2005 - Categoria: rassegna web Ecocriminalità Scoperto traffico illecito di rifiuti speciali in Lombardia Maxi operazione del Noe in Lombardia: sgominata banda dedita al traffico illecito di residui speciali. I Verdi denunciano: "Pochi controlli" Maxi-operazione contro il traffico illecito di rifiuti in Lombardia. Il Noe dei Carabinieri di Treviso, di Milano e Brescia, hanno eseguito 4 misure di custodia cautelare e 32 decreti di sequestro per un valore complessivo di 30 milioni di euro. 29 le persone coinvolte nell'inchiesta avviata dalla Procura di Bergamo. L'operazione ha permesso di sgominare una vasta organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti speciali. Gli investigatori hanno accertato che, dietro un'apparente lecita attività di smaltimento di rifiuti se ne realizzava una ''illecita'' riguardante quelli pericolosi e non, che interessava in particolare le province di Bergamo, Brescia, Lecco, Varese e Cremona. Il fulcro dell'attività illecita, secondo l'accusa, stava nella società ''Meck'', con sede legale a Treviolo (Bergamo), centro regolarmente autorizzato allo stoccaggio e trattamento di rifiuti non pericolosi. Alla Meck confluivano ingenti quantità di rifiuti speciali provenienti da diverse aziende lombarde. Nell'azienda, sempre secondo quanto accertato dagli investigatori, sarebbe stata eseguita la fraudolenta miscelazione dei rifiuti e realizzato il cosiddetto ''giro bolla'' mediante la falsificazione dei documenti e la creazione di certificati di analisi e di pesatura, al fine di destinare il tutto a inconsapevoli centri di smaltimento. Una vicenda inquietante, hanno commentato i Verdi, da cui emerge lo scarso livello dei controlli ambientali: “In provincia di Bergamo ci sono solo 3 agenti del Nea (Nucleo ecologico ambientale dipendente dalla provincia), contro i 150 della provincia di Brescia e i 180 di quella di Milano”, hanno detto i Verdi Carlo Monguzzi, Capogruppo dei Verdi in Consiglio regionale e il coordinatore dei Verdi di Bergamo, Marcello Saponaro, i quali hanno definito “ottima” l'inchiesta condotta dalla magistratura e dal Noe dei Carabinieri. Monguzzi e Saponaro hanno sottolineato anche il problema dei rifiuti pericolosi in regione, il 30% dei quali sparisce ogni anno in un grande buco nero. “Questo scenario – affermano - alimenta oggettivamente il traffico illegale di rifiuti. Secondo calcoli di Fise Assoambiente, l'associazione delle aziende private di servizi ambientali, - hanno concluso gli esponenti Verdi - è troppo bassa l'utilizzazione delle discariche legali, nelle quali andrebbero smaltiti correttamente i rifiuti pericolosi.”

La differenza tra un italiano e un terrone spiegata all'università Scrivo per raccontare una vicenda successami oggi (15 aprile 2008). Mi chiamo Elena, ho 23 anni, sono laureata in matematica all'università La Sapienza di Roma; sto frequentando la Specialistica in Ingegneria Matematica presso il Politecnico di Milano. Oggi ero in aula, erano le 14:00 del pomeriggio, attendevo l'inizio della mia lezione, leggevo il giornale con i risultati (sconcertanti) delle elezioni di questi giorni; ed ecco che un ragazzo (mio coetaneo) sale sulla pedana della cattedra e davanti ad una platea di circa 30 persone (tutti uomini, la mia facoltà è a dominio maschile) sentenzia: “Ragazzi, allora un attimo di attenzione; oggi vi spiegherò la differenza tra un italiano e un terrone”. Io in silenzio sconcertata; la classe in tripudio. Aspetto, mi dico di non partire prevenuta, di stare ad ascoltare, potrebbero essere le solite battute alle quali, oramai da due anni, non si scappa; che con leggerezza ti rivolgono e che con altrettanta leggerezza devi accettare (”Roma ladrona”, “Milano produce, Roma spreca”, “Milano capitale economica e morale d'Italia” ecc ecc.). Il ragazzo persevera: “Dicevamo, il terrone, miei cari, è il tipico uomo bassottello, grassoccio e decisamente sporco.” Dal fondo urla un voce d'uomo indistinta: “Olivastro, dimentichi olivastro.” “Vero”, si scusa l'oratore, “Decisamente OLIVASTRO”. Queste parole e il tono che sta assumendo la beffa cominciano a spaventarmi. Non capisco il confine del gioco. Uno di loro dice sottovoce ad un altro:”Oh, anche lui ha votato Lega vero?” L'altro annuisce con fare fiero. Continua il ragazzo alla cattedra: “Il terrone è caratterizzato da un atteggiamento tipicamente parassita ed è per questo, miei cari, che vi invito semplicemente a tracciare una linea sulle varie cartine dell'Italia. Una semplice linea di demarcazione”. A questo punto schizza con il gesso uno stivale sulla lavagna e traccia con fare deciso una linea orizzontale all'altezza del Po'. Ovazione. Urla e applausi. Resto lì ancora incredula e mi balza alla mente la scena del film “La vita è bella”. Benigni sulla cattedra con la fascia di sindaco in mezzo alle gambe e il suo beffardo sproloquio sulle caratteristiche della razza ariana. Ricordo che, quando avevo visto “La vita è bella” per la prima volta, avevo immediatamente notato come Benigni mettesse l'accento sul fatto che certe idee, apparentemente bizzarre (come le superiorità fisiche della razza ariana), si erano diffuse in modo, potremmo dire, “proverbiale”, quasi come facessero parte di una cultura popolare, un modo di dire, un qualcosa di semplice che passa di bocca in bocca, una battuta scherzosa o un gioco tra amici, che alla fine diviene scontato, di dominio pubblico e indiscusso. Ma è su questo tacito passaparola, quasi burlesco, che si sono fondate, successivamente, leggi e le loro tragiche conseguenze che segnarono un solco profondo e violento nel secolo scorso. Torno a casa con la paura di aver assistito a una di questi simpatici “moti proverbiali”; porto sotto braccio il mio giornale che decreta milioni di voti alla Lega. Elena di Bernardino

Non scarico la responsabilità di nessuno su altri, voglio sottolineare che l'istituzioni al Sud non si fanno rispettare perchè ho più di una impressione siano conniventi, o perdono la speranza di cambiare le cose. Ricordiamo tutti che Molfetta non era così incivile fino a pochi anni fà, la cultura del rispetto civico e della convivenza civile và sempre perseguita ad ogni livello e pertanto deve inizare dagli amministratori che di noi sono dipendenti. Poi, andiamo ad analizzare quali siano le cause che spingono la gente quì ad essere "ignorante" e secondo me sta tutto ella frustrazione di dimostrare di essere migliore e più furbo rispetto all'altro, in pratica fanno la gara a chi è più cog...ne! Perchè sono le istituzioni (polizia, vigili,...) che lo permettono! In ultimo se uno è onesto deve ammettere che oggi la classe politica italiana non è da esempio neanche per il più rispettabile ladro, sono tutti là a giustificare la presenza dell'altro e scambiarsi le parti da figuranti. Il discorso lega è più articolato e tengo a precisare che i terroni al nord votano lega perchè si sentono togliore i diritti (case pubbliche, asili per i bambini, libri per le scuole....)dagli immigrati che vengono da dove vengono e trovano le corsie preferenizali mentre noi del Sud dobbiamo espiare non sò che colpe per essere anti al Sud e farci una vita almeno dingitosa. Quindi ci sono diverse ragioni per cui gli amministratori al Nord si "muovono" invece che al Sud, ma al Sud lo schifo è troppo, troppa connivenza e e troppo volemose bene!


Non è sempre vera l'affermazione che vede un originario del sud che lavora al nord votare lega... Io lavoro a Trento e passo 15 giorni all'anno nella mia molfetta e non mi sognerò mai di votare lega nord. A parte questo la lettera della signora è da condividere in pieno. E' difficile spiegare a chi ti sta vicino, come mai se al lungomare c'e un segnale di divieto di accesso in un verso, tutti ignorano l'esistenza del segnale e puntualmente il lungomare diventa doppio senso di marcia. Difficile spiegare perche se vado al corso devo pagare il grattino, io, quando poi la sera si può parcheggiare in seconda fila, fuori dagli spazi, sugli spazi degli handicappati ecc ecc. Difficile spiegare perche in diesci giorni non si è visto in giro una pattuglia di carabinieri o finanzieri o vigili urbani. Difficile spiegare perchè ci sono tante bancarelle di frutta e verdura che spuntano come funghi in tutti i punti della città. E' vergognoso come una città che sta vedendo uno sviluppo economico grazie alla zona commerciale, poi debba essere classificata come non idonea per colpa di un'amministrzione che se ne frega. E per colpa di cittadini incuranti della legge. Gli stessi cittadini che forse anche su quindici si lamentano, dovrebbero imparare ad essere civili e rispettare tutte le regole che altrove si rispettano normalmente. Chi porta la cintura di sicurezza in macchina? NESSUNO!!! E non bidsogna andare al nord, ma andate a giovinazzo o perfino a bari... e troverete gli autisti con le cinture allacciate e chi guida i ciclomotori col casco in testa. Se manca il gatto i topi ballano. E il proverbio vale per i cittadini che fanno cio che vogliono perche non controllati da nessuno e vale soprattutto per le forze dell'ordine, che forse si ritrovano con un comando inesistente. Per non parlare dei vigili urbani (e anche gli ausiliari della sosta non si vedono) che a comando forse non hanno proprio nessuno. Non avrei mai fatto un'affermazione del genere, ma la prossima volta di sicuro non farò votare il centro destra a Molfetta, ma neanche l'attuale opposizione, che col suo silenzio è connivente alle mancanze di una maggiornaza che ofrse è sotto scacco di qualcosa o qualcuno piu grande. Se avete paura andate a casa. Nessuno vi obbliga a fare gli ammiunistratori o i consiglieri di opposizione. Altro che lega. Ci vorrebbe un'aggregazione trasversale di persone non legate a nessun clan elettorle che possa fare come vuole senza che debba preoccuparsi di fare sgarri in continuazione a questo o a quel soggetto.
Non sono una parte minoritaria della città ad essere vastasi. vastasi si nasci non si diventa. L'amministrazione comunale ci sguazza nella vastatagine e perciò noibn ci sono controlli e i vastasi fanno quello che vogliono. Ieri venendo dal mare, quello che resta del nostro mare, partendo dal gavetone, percorrendo via giovinazzo , via dante, il porto , via s. francesco d'assisi non ho incontrato l'ombra di un vigile o carabiniere. Ma io mi chiedo dove fanno servizio, possibile che in paese non se ne vedono? é li che i vastasi operano, sporcano, disturbano. M acome al nord quelli della lega hanno messo le ronde e da noi neanche i vigili circolano? Prima giravano a piedi e qualche volta vedevano qualcosa, ora girando in automobile che vedono? Fateli andare a piedi anche specialmente in centro, che la macchina non serve, corso umberto, stazione lungomare, villa comunale. Comandante ma dove c... li mandi sti vigili.A chi sporca devono fare le multe, a chi porta i cani senza museruola e senza paletta altrettanto. Anche quelli della ASM, prima giravano a piedi e controllavano, ora girano tutti in ford fiesta consumano la nafta (soldi nostri) ma che ca.. controllano, che segnalano. Pubblicate un rapporto delle segnalazioni che fanno ste persone che girano in macchina a non fare un c.. Molfetta è sporca i bidoni della spazzatura traboccano e i molfettesi vastasi lasciano di tutto per strada, sedie frigoriferi,anche cessi a volte, fate schifo, siete gli ultimi vastasi della terra.Molfetta sarà la città della pace ma anche la città dei vastasi.

Sig. Giorgio Pensato, lei che vive al Nord, deve convenire che i nostri concittadini “terroni”, se votano lega, avranno una qualche ragione; oppure votano lega perchè terroni (legga deficienti)? Se fosse esatta la prima versione, come ritengo, vuol dire che la lega, sia pure nelle sue farneticanti e deliranti invenzioni, specialmente estive, riesce a fare proseliti tra i “terroni” perché avrà maggiore credibilità. Deve, altresì, convenire che le città del Nord sono molto, ma molto più civili e pulite delle nostre (ribadisco che sono molfettese doc), e non perché ci sono le Amministrazioni di determinate tendenze. Per carità, centrano e non poco, ma quello che più conta è che il cittadino è più ossequioso delle leggi e delle cose altui! Non è certo la lega a renderle tali. Quando vedrà uomini (solo per l'età, non per le qualità) spezzare alberi di 80/100 cm. di circonferenza, distruggere panchine in cemento come quelle sistemate sul lungomare? Quando vedrà usare, se mai ne esiste qualche altro, i gettacarte, e ……chi più ne ha più ne metta, per divertimento per loro, ma per imbecillità per me e per i più? Che dire di quanti, dopo aver gustato un pezzo di pizza o focaccia per la strada, gettano le carte piene di olio sulla strada, pur avendo i cassonetti a 50 cm; e di quanti bivaccano la sera e lasciano le bottiglie vuote su ogni marciapiede? E ….via di questo passo! Chi governa fa “FILARE”, ma non si può pretendere che faccia da agente. Penso che le ordinanze arrivino ai comandi di tutte le forze preposte, al nord, al centro ed al sud. Solo che chi è preposto dovrebbe intervenire e sanzionare. I casi sono due: o sono più ligi a far rispettare i preposti del nord, o sono più educati i cittadini. In medio stat virus. La verità è che si dovrebbe istituire, prima delle varie discipline scolastiche, il corso di “EDUCAZIONE CIVILE E …SACRALITA' DELLA COSA COMUNE”, specialmente al sud. Tanto, perché sapesse quante volte mi è capitato di vedere i genitori e …. quelli che dovrebbero educare i bambini al rispetto della cosa comune, infischiarsene, meglio: scjett n'der! Sino ad allora il nostro parlare sarà, solo ed unicamente, un “Vox clamant in deserto” In chiusura, non so da quando manca: sa che a Molfetta è stato creato un centro interrato per la raccolta dei rifiuti (peraltro più bello di quello a cui eravamo abituati) e che un cassonetto sparì la notte precedente l'inaugurazione nel centralissimo Corso Dante? Dovrebbero andare a casa gli Amministratori, o dovremmo andare a casa tutto noi? Smettiamola di scaricare su altri le responsabilità, che pur se loro, non dimentichiamolo, sono prima di tutti noi. Aspetto di conoscere se lei che vive al nord condivide i miei punti di vista. Grazie.
Nord - Sud, dove sta' la differenza? Qualche tempo fa avevo letto con stupore sul Corriere questo articolo, dove si narrano le vicende che hanno portato alla costruzione dello scalo di Salerno ed al suo attuale fermo. Solo a distanza di pochi mesi dall'inaugurazione, il "Salerno-Costa d'Amalfi" oggi è diventato un aeroporto fantasma. Qualche jet privato e qualche charter: un'altra cattedrale nel deserto, dunque. Un esito che in Italia siamo abituati a vedere, purtroppo. Ma quali i motivi che hanno portato alla crisi odierna di questo scalo costato un sacco di soldi ? Gli scontri fra la compagnia low-cost spagnola ed il tour operator di Fiumicino, lo stupido campanilismo ed i condizionamenti della politica locale, i continui ritardi e la cattiva manutenzione dei velivoli, le promesse non mantenute, la mancata pubblicità per il nuovo scalo, ecc. Resta il fatto che, dopo una buona partenza, ora è praticamente tutto fermo. Ciononostante, si sta pensando di spendere altri milioni di euro per allungare la pista ! Incredibile, no ? Quando ho letto l'articolo di cui sopra ho pensato, onestamente, che il tutto si inquadrava benissimo nella solita tragicommedia del nostro Mezzogiorno, divoratore di risorse ed incapace di avvicinarsi agli standard politico-gestionali di un paese civile. Nihil novi, mi sono detto, sicuro che certe cose qui al Nord non potrebbero accadere. Niente di più sbagliato. Infatti ieri mattina ho letto, sempre sul Corriere, che l'aeroporto di Montichiari (Brescia) ha chiuso l'esercizio 2008 con una perdita di 5 milioni di euro e che al momento ospita un volo al giorno ! Ma la sorpresa non finisce qui, tutt'altro. Il fatto veramente sorprendente è che gli enti pubblici bresciani sono pronti a sborsare 20 milioni di euro (e gli imprenditori altri 10) per acquisire il controllo dello scalo, e rilanciarlo alla grande. Il giornalista del Corriere si chiede: ma se nel nord già fa fatica Malpensa, se il problema è che ci sono troppi scali in pochi chilometri, che senso ha questo federalismo aeroportuale (o campanilismo) ? Ritengo che tutti quanti ci dobbiamo domandare che senso abbia questa rincorsa, basta avere un po' di sale in zucca: nella pianura padana, è indubitabile, ci sono già fin troppi scali e sarebbe meglio razionalizzare il traffico aeroportuale piuttosto che fare investimenti nell'illusione di "poter governare il territorio". Alla fine, mi sembra, anche al nord regnano incontrastati l'opportunismo politico e la megalomania. C'é da riflettere, e tanto, anche su un'altra faccenduola emersa sempre in questi ultimi giorni. Mi riferisco alla truffa scoperta in una azienda sanitaria di ..... Napoli ? no, mi sbaglio, di Brindisi ? no, accidenti, di Treviso ! dove sono state scoperte diverse brave persone (immagino rigorosamente "padane") che per poche decine di euro sono state capaci di fregare il SSN: infatti questi egregi individui si sono spacciati per poveretti non in grado di pagare un ticket, mentre in realtà erano benestanti, professionisti, imprenditori, ecc. Che dire a questo punto ? Io vorrei vedere pubblicati i nomi di queste brave personcine, altro che privacy. Ma qui in Italia è molto più facile sbattere in prima pagina dei disgraziati qualsiasi, meglio se rom, giusto ? Consoliamoci con la più simpatica notizia della settimana, portata agli onori della cronaca da "Le Iene": mi riferisco a quella quarantina di auto blu in servizio con lampeggiante e paletta (a spese dei contribuenti) in fila davanti al Coni per ritirare i biglietti omaggio, è naturale, per ministri e parlamentari. C'era la partita Roma-Arsenal, e che ddovevano fa', poverelli, 'sti onorevoli nostri ? Che schifo ! Lupo. Pubblicato da lupo42 a 07:39 Etichette: Attualità, Malaffare

Composita, complessa, estremamente polisemica, la vergogna è un'esperienza che tutti gli esseri umani, in una circostanza o nell'altra, hanno vissuto. Guardiana dell'integrità del Sé e dei suoi confini, è ponte tra l'individuo e gli altri, fondamento della vita sociale, garanzia del limite, regolatore delle distanze e delle differenze. È anche l'affetto forse più penoso e bruciante, traumatico e annichilente che l'essere umano possa provare. E per converso costituisce una delle armi più potenti per distruggere l'identità di un proprio simile. Nonostante la vergogna sia tutto ciò e anche altro, è stata finora singolarmente trascurata e misconosciuta da chi si occupa del disagio psichico. La vergogna, con gli affetti ad essa apparentati (l'umiliazione e la mortificazione sul versante distruttivo, il pudore, la modestia, la riservatezza, il tatto su quello positivo), è forse talmente presente sotto gli occhi di tutti che non la si coglie nella sua specificità e finisce per questo in altre categorie di emozioni come la colpa, l'inadeguatezza, la sfiducia, la depressione, la rabbia, il trauma, la dissociazione. Trascuratezza e misconoscimento da parte degli addetti ai lavori hanno certamente motivazioni storico-teoriche, ma anche e soprattutto ragioni umane. Perché se è vero che ci si vergogna di vergognarsi e di far vergognare, è probabilmente vero che ci si vergogna financo di parlare di vergogna; quasi che insieme alla morte anche la vergogna sia diventata uno dei nostri residui tabù. Solo ora si comincia a prestare a questo affetto complesso la dovuta attenzione nel campo clinico e psico- sociale. Ed è paradossale che ciò avvenga proprio ora, quando la vergogna sta subendo modificazioni radicali nell'individuo, nei gruppi e nella società, proprio ora che sta forse scomparendo per come noi la abbiamo conosciuta, per trasformarsi nei suoi contrari, in modo tutto particolare in quelli di tipo perversivo. "Vergognatevi amministratori e andatevene a casa?"

Il degrado e lo scempio sempre più inarrestabili. Una valanga sempre più minacciosa. Chi si vergogna? Al contrario, ci si vergogna di vergognarsi. Teste di legno? no! Ponte di Legno (Brescia): (Leonessa d'Italia?): Il ministro per le riforme U.Bossi, ingaggia una sorta di competizione con i suoi colleghi della Lega a chi riesce a tenere più alta l'attenzione dei media con le rispettive esternazioni. Ha cominciato dicendo: "Quando cantiamo il nostro inno, Va' Pensiero, tutti lo cantano perchè si conoscono le parole, non succede come con l'inno italiano che invece nessuno conosce." Ancora......"Vedrete la storia del grande popolo padano che è sempre stato schiacciato dal dominio del centralismo romano." L'altro ministro della Repubblica, R.Calderoli ha annunciato: "L'anno scorso a Ferragosto ho portato la bozza del federalismo fiscale che, in meno di un anno, è diventata legge. Oggi Bossi ha in mano la bozza di legge sui dialetti e vi garantisco che non durerà tanto di più per diventare legge." Nel 2006 - ha aggiunto il ministro - avevamo presentato una proposta di legge costituzionale perchè ci fosse la tutela delle lingue locali e dei dialetti e anche della lingua italiana. Oggi, infatti, la lingua italiana è il dialetto romanesco che ci passa la Rai." Calderoli è quindi ritornato sulla polemica delle scorse settimane sull'esame di dialetto per gli insegnanti: "Noi vogliamo un esame per far sì che chi prende 110 e lode a Reggio Calabria venga riqualificato rispetto all'80 che avrebbe preso a Milano. Chi si vergogna di tutto questo scempio e degrado? Lo consideriamo tale o ci sta bene così? Spetta a tutti noi fare qualcosa per far si che chi di dovere, debba vergognarsi. Tutti noi chi? Ah! dimenticavo il "popolo sovrano", allora..........scusatemi, come non detto.
A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA ... A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA ... - CAPANNE DI MELONARI DISSEMINATE SUL TERRITORIO A POCA DISTANZA L'UNA DALLE ALTRE ... CON INSPIEGABILI ... AUTOCOMBUSTIONI DI ALCUNE DELLE STESSE E RELATIVE PERTINENZE ... - BURINI, ASSUNTI A SOGGETTI DI MASSIMA IMPORTANZA E ... CULTURA, PROFESSIONIALITA', COMPETENZA ... DECLASSATA E MESSA ALL'ANGOLO ANCHE PER LE BIZZE DEL FEDELISSIMO "VECCHIO TARCHIATO CIMITERIALE JETTATORE" CHE ... DE FACTO HA BLOCCATO TUTTO A MOLFETTA IN ASSENZA DEL KAPO' ... E DALLE CUI BIZZE DIPENDONO FORSE LA VITA E LA MORTE DI QUESTA CITTA'... - CATAPECCHIE SPARSE PER TUTTE LE SPIAGGE LIBERE DI VENDITORI ABUSIVI E SENZA LICENZA DI BIBITE, CON VECCHI FRIGORIFERI ADIBITI A GHIACCIAIE RUDIMENTALI TIPO FIERA ANNI 50 ... - BRACERIE RUDIMENTALI ED ABUSIVE GIA' PRONTE AD ALLOCARSI IN VIALE DEI CROCIATI PER LA MEGA SBORNIA DELL'ILLEGALITA' (anche sanitaria) CHE QUEST'ANNO DURERA' (a conti fatti) 15 o forse più giorni... POICHE' "per graziosa concessione del Principe" (fatta evidentemente ai braceristi vari ...), solo la fiera durerà 5 giorni (a cui dovrà inevitabilmente aggiungersi il periodo intermedio sino alla giornata conclusiva del ritiro della Madonna) ... - CITTA' A FORTE RISCHIO ALLUVIONALE, IN CASO DI PIGGIA DELLA DURATA DI POCO MENO DI 1/2 ORA ... - LAME CEMENTIFICATE, DEPREDATE DALLO SCEMPIO EDILIZIO ... - CONSIGLIO COMUNALE RIDOTTO A STANZA CHIUSA E DESERTA ADIBITA SOLO AD AVALLO DELLE DECISIONI PRESE DA UN MANIPOLO DI FACCENDIERI NEI PRESSI DI UN VECCHIO TABACCAIO ... - ASSESSORI OMBRA ... CHE NON HANNO ALCUNA CAPACITA' DECISIONALE IN ASSENZA DEL KAPO ... ECCEZION FATTA PER L'ESPLETAMENTO DI URGENTI ED IMPROCASTINABILI BISOGNI CORPORALI ... - ESECUZIONI DEI LAVORI DEL PORTO IN TOTALE DIFFORMITA' DALLE PRESCRIZIONI MINISTERIALI E REGIONALI ... - RICORSI AL TAR TEMERARI ... SU VARIE MATERIE ... MA TUTTI FONDATI SULLA LOGICA DELL'ASSURDO ... quella dell' "INECCEPIBILE INTUITO" DI UN SOGGETTO A CUI UNA MASSA DI PECORE HANNO DATO LA PATENTE DELL'INFALLIBILITA' (come quella dei Papi ... ) MOLFETTA ... A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA ........

Mi piacerebbe far volontariato, tempo permettendo, ma non dovrebbero essere le istituzioni a garantire l'ordine e ad assicurare alla giustizia i malfattori? Giusto per affondare il dito nella piaga: a Molfetta, terra di nessuno, nei pressi del liceo scientifico, si è ormai insediata una comunità che giorno dopo giorno diventa sempre più copiosa. "E dov'è il problema?" direbbe qualche animo filantropico. Fino a questo punto, potrebbe anche non esserci se non fosse per il fatto che: - rubano energia elettrica a danno di tutti noi cittadini; - costituiscono un'emergenza igienico-sanitaria, essendo il sito privo di qualsiasi impianto idrico (oppure rubano pure l'acqua?) e fognante; - solo teoricamente vivrebbero di elemosina, ma "non si capisce" come facciano a procurarsi così tante macchine, ciclomotori, biciclette, carrozzelle, ecc.; - se ne vanno scorazzando con questi mezzi in barba al codice della strada, ma poco conta, tanto lo fanno anche i molfettesi; - se ne vanno girando con questi mezzi regolarmente assicurati, "bollati" e revisionati? Ma scherzate! Non hanno nemmeno la targa! E che dire poi delle orde di barbari che dai paesi limitrofi immettendosi nelle pubbliche vie, si riversano sulle nostre strade con l'aria e la strafottenza di essere a casa propria ... cioè la terra di nessuno ... legalmente parlando? E i vigili? E le autorità? E le Forze di Polizia? Siamo stati lasciati SOLI. Ah, per non parlare poi dei venditori di bibite ormai stabilmente insediatisi presso la "prima cala"! Che dire ... tutti bravi lavoratori ... e che LAVORATORI! Ma non temete, quest'Amministrazione ha fatto il suo tempo!
Troppo facile e semplicistico, anche un po' "vigliacchesco" (?)......"Non sono un politico, nè un lecchino, come ce ne sono tanti in giro e non parteggio per alcuno schieramento, sia chiaro." Allora? Chi sei? Uno specchio non riflette la tua immagine? Volendo esagerare. Quando mi è capitato di nascere, la maggior parte dei miei simili si era allontanata da Dio. E per colmare questo vuoto aveva scelto come nuovo culto l'umanità con tutti i suoi ideali di libertà e di eguaglianza. Tuttavia non so se per coscienza o per prudenza, non riuscendo ad abbandonare completamente Dio, né ad accettare fino in fondo l'umanità, siamo rimasti come alla deriva del mondo in quella distanza aristocratica da tutto comunemente chiamata decadenza. Insomma siamo nati troppo tardi per Dio e troppo presto per gli uomini. La grande intesa tra me e l'universo è sempre stata un mistero il grande slancio verso la mia patria non è mai stato vero il tenero attaccamento al paese natio mi sembra l'enfasi pietosa di un mio vecchio zio tutto quello che ho, tutto ciò che mi resta è solo questa mia famiglia che non mi basta. Quando non c'è nessuna appartenenza la mia normale, la mia sola verità è una gran dose di egoismo magari un po' attenuato da un vago amore per l'umanità. La mia anima è vuota e non è abitata se non da me stesso non so bene da quando l'amore per il mondo mi sembra un paradosso ma soffrire per gente di cui non si sa l'esistenza mi sembra il segno un po' preoccupante di qualche carenza tutto quello che provo è una vana protesta è solo questa mia coscienza che non mi basta. Quando non c'è nessuna appartenenza la mia normale, la mia sola verità è una parvenza di altruismo magari compiaciuto che noi chiamiamo solidarietà. Ma se guardo il mondo intero che è solidale e si commuove in coro i filmati di massacri osceni con tanti primi piani di mamme e bambini mi vien da dire che se questo è amore sarebbe molto meglio non essere buoni. Se provo a guardare il mondo civile così sensibile con chi sta male il cinismo di usare la gente col gusto più morboso di un corpo straziante mi vien da urlare che se questo è amore io non amo nessuno non sento proprio niente. E invece siamo nati per amare proprio tutti indiani, russi, americani, schiavi, papi, cani e gatti è proprio il mondo della grande fratellanza per nuove suffragette piene d'isteria o peggio ancora è, quella sporca convenienza come sempre mascherata dalla grande ipocrisia la nostra ipocrisia. Quando non c'è nessuna appartenenza la mia normale, la mia sola verità è una gran dose di egoismo magari un po' attenuata da un vago amore per l'umanità. E non ci salva l'idea dell'uguaglianza né l'altruismo o l'inutile pietà ma un egoismo antico e sano di chi non sa nemmeno che fa del bene a sé e all'umanità. Un egoismo antico e sano di chi non sa nemmeno di fare il bene dell'umanità. (G.Gaber)

Cosa succede? Molfetta, un paese che affoga nella vergogna? Dopo i disagi provocati da una pioggia rapida e veloce, altri inconvenienti di inciviltà mettono a disagio, quei pochi turisti di passaggio nella nostra città. Siamo nel 2009 e l'umanità ha fatto passi da gigante. Siamo riusciti ad arginare calamità naturali, molte delle malattie che un tempo mietevano migliaia di vittime l'anno sono state debellate, abbiamo una Stazione Spaziale Internazionale che ci osserva da circa 400 chilometri di altezza. E mentre il mondo va avanti, qui tutto si è fermato. Fuori dal mondo, il paese vive secondo le proprie regole, chiuso in un assurdo provincialismo spesso ignaro delle realtà che ci circondano. Ancora troppo pochi disposti a lottare, che guardano al futuro e con occhio critico sperano di attuare anche qui quei cambiamenti che nel resto del mondo hanno migliorato la vita. Il WWF ha promosso la campagna "Generazione Clima" che ha l'obiettivo di moniterare in modo sistematico gli impatti dei cambiamenti climatici del nostro Paese e realizzare progetti pilota di adattamento. Per coloro che pensano che Kyoto sia un tipo di sakè, e che ritengono la raccolta differenziata (quando funziona) un inutile dispendio di energie, con un po' di informazione, c'è ancora la speranza di regolare l'orologio da "Medioevo" a "Futuro". Leggendo simili comunicati anche a livello nazionale, prima ho provato un senso di vuoto, un dolore fisico quasi. Dopo il dolore e il vuoto, nasce una grande rabbia. Non avevo mai pensato prima il luogo dove vivo, l'Italia e Molfetta, come un Paese, con la p maiuscola, da difendere. Bisogna difendere la vita e la lotta di quei cittadini uomini e donne ormai senza parole: sacrifici, rinunce, i desideri, gli ideali e le lacrime negli occhi, come quando da bambino vedevo "Sciuscià". Dopo il dolore e il vuoto, nasce una grande rabbia. Non avevo mai pensato prima il luogo dove vivo, l'Italia, come un Paese con la p maiuscola, da difendere. Bisogna difendere un paese che ha una storia. Ha una storia la sua classe operaia, i suoi lavoratopri in generale, le sue donne, la sua cultura, il suo territorio, i suoi agricoltori. E questa storia la stanno cambiando e riscrivendo e formerà le prossime generazioni, se non stiamo con le orecchie aperte. E' un po' di tempo che ho tirati i remi in barca. Un po' per stanchezza, un po' perchè tutti gli ideali che hanno mosso la mia gioventù mi sembrano sempre più lontani e derisi. Non si può convivere dignitosamente con chi ti deride, meglio chiamarsi vinti o prigionieri. Tante volte ho pensato, in passato, alla debolezza, soprattutto degli intellettuali, ma anche a quella di tutti gli italiani che non opposero, o non seppero opporsai, a suo tempo, al fascismo. E, oggi, ho paura. Ho paura che la mia stanchezza sia la stanchezza di tanti, ormai di troppi. Non c'è lo stesso regime nell'aria, ma la stessa stanchezza sì. E, in un caldo pomeriggio d'agosto, decido che non posso andare alla deriva.


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