Molfetta, dal sogno della Serie D alla Seconda categoria
È alta la probabilità che l'anno prossimo il “Bari Sport”, Seconda categoria, diventi la prima squadra cittadina. L'ambizioso progetto del “Molfetta calcio”, iniziato sei anni fa, di riportare in auge il blasone biancorosso, si è infranto sull'indifferenza della città. Il ritorno dopo 8 anni nella massima categoria regionale l'Eccellenza, un torneo vissuto da protagonista, dove ad un certo punto il sogno del salto in Serie D s'era pure affacciato, non sono bastati a smuovere una città indifferente e con le componenti istituzionali e economiche latitanti. Che Molfetta non fosse più all'altezza del blasone calcistico antico di 90 anni di storia, il presidente De Nicolò lo aveva capito negli anni precedente. Nonostante il doppio salto dalla 1ª Categoria in Eccellenza, una ritrovata dignità calcistica riconosciuta e riconoscibile, l'interesse verso il sodalizio biancorosso rimaneva circoscritto a qualche centinaia di sostenitori. Consapevole della situazione, De Nicolò l'anno scorso dopo la conquista ai Play-off dell'Eccellenza, fu sul punto di mollare la società e solo su invito del neosindaco Antonio Azzollini iscrisse la squadra al campionato nell'ultimo giorno utile. Il presidente si lasciò ammaliare da alcune promesse del sindaco in termini di sensibilizzazione degli operatori economici, sponsor e sostegni vari, e un contributo straordinario del Comune. De Nicolò fece un ragionamento semplice e lineare: “una somma posso metterla io, X euro potranno arrivare dalle promesse del sindaco, si può fare”. L'obiettivo della matricola era un campionato tranquillo di transizione e fu approntata una rosa un po' risicata, ma ritenuta suffi ciente per il traguardo. Come spesso succede nel calcio, anche se sempre più di rado, grazie al felice incastro di elementi tecnici, caratteriali e alle capacità del tecnico Di Giovanni di gestire il gruppo, venne fuori il miracolo “Molfetta calcio”, che, strada facendo e sorprendendo tutti, si scoprì competitivo per l'alta classifi ca. Niente di trascendentale sul piano tecnico ma spirito di squadra, gruppo unito, grinta, motivazioni e qualche individualità di passo superiore furono gli ingredienti che generarono una splendida avventura. Ad un certo punto s'affaccio anche lo spiraglio per sognare la Serie D. Un sogno infranto per una serie di avversità, infortuni e squalifi - che a ripetizione nella fase fi nale della stagione. Chiuso il torneo al 4° posto, anche nei Play-off è mancato quel necessario pizzico di buona sorte. Dopo la vittoria al Poli per 2-1 contro il Cerignola, nel ritorno in un incredibile fi nale i foggiani ribaltavano il risultato e passavano il turno grazie al miglior piazzamento in campionato (2° posto). Alla straordinaria stagione, considerato da come e dove si era partiti, si contrapponeva una situazione societaria critica. Dopo l'inizio del torneo De Nicolò s'aspettava le risorse promesse. A metà stagione il presidente prosciugato il proprio budget, si rese conto d'essere nei guai. Nei mesi successivi furono fatti diversi tentativi, anche da parte di persone introdotte nell'ambiente commerciale e imprenditoriale per cercare di coinvolgere gli operatori locali, alcuni anche di rilevanza nazionale, ma tutti i tentativi andarono a vuoto. Non c'è stato uno che sia sforzato di trovare uno straccio di striscione pubblicitario allo stadio. Ad aggravare la situazione la scarsa presenza del pubblico. Basti dire che nella gara Play-off col Cerignola, ci furono 1.141 paganti, cui 400 di marca ospite. Ad occhio De Nicolò avrà sborsato di tasca propria non meno di 250mila euro, per alcuni un eroe, per altri un fesso. “A Molfetta – ci ha dichiarato De Nicolò – al contrario delle altre città, il calcio non interessa. L'anno scorso mi sono lasciato convincere, ma non sono più disponibile a continuare a mantenere un giocattolo che non interessa a nessuno. La società è in vendita. Se ci sono molfettesi interessati, meglio, altrimenti vendo il titolo sportivo altrove. Gli acquirenti non mancano”. Dopo l'annuncio del presidente (23 maggio), stampa e tifosi hanno lanciato ripetuti appelli affi nché il titolo rimanga a Molfetta. Gli imprenditori locali (notoriamente molto avari e di corte vedute nel campo pubblicitario), però, sordi erano e sordi sono rimasti. Una realtà che la dice lunga sulla qualità dell'imprenditoria locale che vuole solo prendere ed avere dal territorio, senza dare nulla alla città e senza spendersi più di tanto nell'ambito sociale. L'unica consolazione è il bel ricordo che lascia la maglia biancorossa: un'annata calcistica 2007-08 irripetibile e indimenticabile. Dopo essere stata ricucita, ripulita, e aver festeggiato nel migliori dei modi i 90 anni di storia, la Molfetta calcio sarà stirata, ripiegata e rimessa nel baule delle cose antiche. L'anno prossimo il calcio a Molfetta si chiamerà “Bari sport”, Seconda categoria. P.S. Con la chiusura dell'esperienza del “Molfetta calcio” si allunga la collezione delle maglie nere. Molfetta per alcune cose non ha rivali. Aveva tre televisioni e ora nessuna, le radio rimaste, tutto fanno tranne che occuparsi della città. Non esiste nessuna struttura ricettiva interna alla città, albergo o pensione, e ora restiamo senza squadra di calcio. Se si prova a fare una ricerca su internet, non si beccherà in Italia e in Europa una città di 60mila abitanti nelle stesse condizioni. Forse hanno ragione coloro che parlano di città in declino. Inesorabile.
Autore: Francesco Del Rosso