Recupero Password
Molfetta, continua l'allarme sicurezza: banda di ladri fa fermare le coppie in auto, fa scendere i passeggeri e fugge con la vettura
05 giugno 2014

MOLFETTA – Ancora allarme sicurezza a Molfetta, che “Quindici” lancia da tempo, oltre che per gli scippi, anche per la presenza, questa la novità di questi giorni, di una banda di ragazzi che rapina gli automobilisti, per lo più coppie di giovani.

La tecnica è sempre la stessa: i ladri si mettono in mezzo alla strada, impedendo alla vettura di proseguire, oppure se la stessa auto rallenta, si siedono sul cofano. Poi minacciano le persone che sono a bordo con una pistola, sicuramente giocattolo, almeno dalle descrizioni che sono state fornite ai carabinieri. Successivamente fanno scendere i passeggeri e fuggono con la loro macchina, con tutto quello che c’è dentro.

Due gli episodi accaduti nel giro di due giorni. Il primo l’altra sera nella zona della stazione dove due giovani fidanzati si sono visti minacciati e hanno ceduto la vettura. Non ci sono stati colpi di arma da fuoco, come ha detto qualcuno, ma solo minacce con una pistola, che, come detto, potrebbe essere un giocattolo, anche per evitare che, eventualmente in caso di arresto si possa essere accusati di rapina a mano armata.

L’altro episodio è avvenuto ieri sera al lungomare dove, con la stessa tecnica (che sembra importata dal napoletano), i malviventi si sono impossessati dell’automobile con le borse dei malcapitati.

Sarebbe consigliabile, perciò, per prudenza, girare in macchina con la sicura inserita, in modo da impedire ai malviventi di aprire le portiere. Inoltre si dovrebbe evitare di fermarsi o di rallentare, meglio proseguire la corsa in modo da non permettere ai ladri di sedersi sul cofano e poi vedersi “scippata” la vettura.

I carabinieri di Molfetta stanno indagando sui due episodi e non escludono che a breve possano esserci degli sviluppi.

L’amministrazione comunale di centrosinistra non ha sottovalutato l’aumento della microcriminalità dovuto alla tolleranza del passato e quindi all’illegalità diffusa, ma anche al nuovo fenomeno della crisi economica e, il sindaco Natalicchio col vice sindaco Maralfa, in collaborazione con il Prefetto di Bari Nunziante e le Forze dell’ordine hanno predisposto un’attività di prevenzione. Ma non basta, occorre una più decisa attività di repressione per evitare che il fenomeno degeneri o si ingrandisca. Una maggiore attività di vigilanza e un aumento delle unità operative sarebbe perciò auspicabile, per evitare che cresca l’allarme e l’insicurezza dei cittadini.

© Riproduzione riservata

Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""

Viviamo in una società tutta allo sbando e in completa confusione politica, sociale e culturale; ci metti pure una crisi economica che sembra non finire mai, ecco una miscela esplosiva di rara potenza e i fatti lo dimostrano. Basterà ricordare alcune circostanze: l'integrazione dei giovani nella società non è più così facile, ma dove la famiglia fa acqua, la scuola non è in grado di sopperire a tale funzione; il mercato del lavoro non è propriamente in attesa di nuovi venuti: molti giovani incominciano ad andare alla deriva e ad abbracciare comportamenti asociali, mentre la gente vorrebbe vederli disciplinati. Un qualche tipo di servizio nazionale è solo un inizio di soluzione: qualcuno dovrebbe essere in grado di dire loro che cosa fare e di punirli qualora non obbediscano. La punizione è la richiesta principale di quelli che parlano incessantemente di legge e di ordine. Quando accadde che a Singapore un giovane americano (che aveva distrutto delle automobili) fu condannato alla fustigazione, in Occidente insieme alle vibrate proteste ufficiali ci fu anche molta maligna soddisfazione privata. La pena della fustigazione, si disse nei bar di mezza Europa, andrebbe reintrodotta anche da noi, rendere più dura la vita carceraria, ripristinare la pena di morte. Il welfare state va riformato e la cosa non può avvenire senza sacrifici. Ma questi sacrifici, pensa la gente, devono ricadere in primo luogo su coloro che vivono alle spalle degli altri e che non danno alla società nessun contributo personale. Se qualcuno non ha voglia di lavorare, occorre costringerlo a farlo o negargli ogni cosa. I genitori che non si prendono cura dei loro figli devono essere costretti a farlo, se necessario. Accade troppo spesso (quasi sempre) che la libertà degeneri in licenza. Il comportamento in pubblico, si pensa, è troppo disgustoso: uomini scarmigliati che tracannano birra all'aperto, ragazze mezze nude che si mettono in mostra dovunque e nessuno che mostri rispetto per gli anziani o i malati. Anche ammesso che la cosa trovi una spiegazione dal punto di vista dei media o delle riviste del nostro tempo, non c'è dubbio che bisogna correre ai ripari.



Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet