Molfetta, come si sfascia una città: l'artificiosa ricerca della spensieratezza e del divertimento
MOLFETTA - La rappresentazione di una città è fatta di tante possibili descrizioni: la città come labirinto, disegnata dalle geometrie del suo tessuto urbano e delle architetture la città come storia, con i suoi simboli, le sue stratificazioni, le sue vite passate, la città quotidiana fissata nei volti e nei comportamenti dei suoi abitanti. Ma forse, più di tutto, come testimoniano le opere degli artisti e i racconti degli scrittori, la città è la metafora del nostro animo, con le sue facce poliedriche e contraddittorie: è la foresta in cui perdersi e in cui ritrovarsi, è la dimensione dell'abituale e della scoperta, è lo scrigno dei nostri sogni e delle nostre angosce. E spesso dei nostri desideri e delle nostre malinconie.
Come dice il Marco Polo di Calvino: “All'uomo, che cavalca lungamente per terreni selvatici, viene desiderio di una città. Finalmente giunge a Isidora, città dove i palazzi hanno scale a chiocciola, incrostate di chiocciole marine… Isidora è la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda età. Nella piazza c'è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi”.
La vera anima della città e nel centro cittadino o è fuori della città in un centro commerciale e di divertimento?
Il divertimento è realtà, tutto il resto è apparenza. Non sei nessuno se non sei almeno su You Tube, non importa se in un filmetto in cui vomiti addosso a un tuo amico o amica. Non sei nessuno se non porti la frangia come quella tipo del Grande Fratello e un tatuaggio tribale appena sopra il culo. “Bruca la città”, dal centro alla periferia. Ma le luci “dei divertimenti” non nascondono le profonde ferite della città, le solitudini, le famiglie sfasciate, i drammi.
Molfetta “la principessa del sud” o la “città degli angeli?” Non ci sono desideri che non si possono realizzare, in una città dove la sua anima colpita a tradimento, alla mercé di eccentrici e attrazioni architettoniche, ispirazioni che dettano mode, locali all'avanguardia, tutto ciò che allontana la città da qualsiasi stereotipo e che si lascia scoprire solo vivendola più in profondità. Come non può mancare la passeggiata al Centro Commerciale e l'ultima novità Miragica, meta dello shopping e del divertimento più esclusivo di una zona devastata al più degrado ambientale e con strade a dir poco “antidiluviane”.
La parola spesso usata è “sprawl”. Viene dal verbo inglese “to sprawl” che significa, più o meno, sdraiarsi in modo scomposto. E' questa la forma che vanno assumendo le città, distendendosi sui territori che le circondano, invadendolo, sparpagliandovi piccoli e grandi insediamenti, per la maggior parte residenziali, oppure destinati al commercio o al divertimento o a tutte queste cose insieme. La trasformazione è in atto da vari decenni, qualcuno dice uno, qualcuno si spinge a due, qualcun'altro azzarda tre.
Ma sul fatto che ormai la città stia perdendo la sua immagine di struttura compatta, concordano urbanisti e sociologi, economisti e geografi. Dividendosi, semmai sul giudizio: è un fenomeno incontenibile oppure vi si può porre rimedio? Migliora la vita di una città e dei suoi abitanti oppure ne accentua l'affanno? E cosa ne sarà delle campagne, verranno urbanizzate oppure distrutte?