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Molfetta, Campagna di sensibilizzazione sull'acqua, dono di Dio e bene comune
07 maggio 2011

MOLFETTA - Acqua bene comune e dono di Dio L'Ufficio di pastorale sociale e del lavoro e l'Azione Cattolica diocesana avviano una Campagna di sensibilizzazione sull'acqua, dono di Dio e bene comune, sulla promozione di nuovi stili di vita e sulle problematiche che investono il referendum sull'acqua. 
Sul numero di Luce e Vita di domenica 8 maggio è pubblicato un articolo, a cura del direttore dell'Ufficio di pastorale sociale e del lavoro, relativo ai prossimi referendum, in particolare quello sull'acqua, per il quale si avvia in questi giorni, in diocesi, una attività di sensibilizzazione che coinvolgerà tutte le parrocchie. La Diocesi è firmataria, insieme ad altre diocesi e uffici diocesani, di un manifesto dal titolo "Acqua dono di Dio e bene comune" in cui si vuol sensibilizzare ogni cittadino a valorizzare e tutelare questo bene pubblico e ad adottare stili di vita amici dell'acqua. 
La Presidenza diocesana di AC, coinvolta direttamente in questo impegno, ha diramato il seguente comunicato:  "Laici con la coscienza sempre accesa"

«Il 12 e il 13 giugno prossimi vedranno milioni di cittadini italiani impegnati nell’esprimere il proprio parere sui quesiti referendari, soprattutto in materia di gestione privata o pubblica del prezioso e vitale bene “acqua”.  Anche la nostra Diocesi, sottoscrivendo il documento “Acqua, dono di Dio e bene comune”, ha ribadito come l’acqua sia un bene che “esige una gestione comunitaria, orientata alla partecipazione di tutti e non determinata dalla logica del profitto”. L’Azione Cattolica Diocesana promuove dunque percorsi cittadini e/o interparrocchiali di informazione e sensibilizzazione sulle questioni poste dai quesiti referendari, in particolare su quelli dell’acqua.  
In questo modo, l’AC invita l’intera comunità ecclesiale e civile ad esercitare il diritto di voto per non invalidare il referendum, prezioso anche se estremo strumento di esercizio diretto della democrazia.  Inoltre vuole approfondire le ragioni del SI, perché si compiano  scelte consapevoli e responsabili, vista l’alta posta in gioco che attiene al nostro futuro e a quello delle generazioni a venire.  Partecipare è nostro dovere ed è l’unico modo per difendere i nostri diritti
».

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Bene comune e gestione privato dello stesso, si addice a molte contraddizioni. Nello stato sociale si è abbandonata l'idea tipica del liberismo secondo la quale l'assoluta libertà di fatto delle forze economiche nel gioco del libero mercato è fattore di benessere generale (si ricordi la metafora della “mano invisibile”(°)). Prevale invece l'idea che la libertà assoluta, in questo settore, porti, da un lato, all'ingiustizia e all'emarginazione delle categorie lavoratrici più deboli e, dall'altro, alla concentrazione delle imprese nelle mani di pochi monopolisti, con danno generale per i consumatori. Per questo, si sono (furono?) riconosciuti particolari diritti ai lavoratori, per sostenere la loro posizione di fronte a quella strutturalmente più forte dei datori di lavoro, e si sono previste (furono?) particolari limitazioni ai diritti degli imprenditori, indirizzate a promuovere l'utilità generale. Non ricevono invece una tutela particolare i consumatori, l'altra grande componente di un sistema economico. Questa è una lacuna, dovuta forse alla difficoltà di considerarli unitamente, in assenza di loro organizzazioni (?). – (°) “mano invisibile” = da: “I grandi classici dell'economia” – Adam Smith – La ricchezza della nazioni, pag. III – Smith giunse alla conclusione che per promuovere il benessere di una nazione, ogni individuo, nel rispetto della legge, doveva essere “libero di perseguire il proprio interesse a proprio modo e di porre sia il suo lavoro sia il suo capitale in concorrenza con quelli degli altri individui”. Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse”. L'individuo persegue egoisticamente il proprio guadagno personale, ma è “guidato da una mano invisibile” che lo spinge a promuovere il bene pubblico, “che non rientra nelle sue intenzioni”. Quest'ultima affermazione è particolarmente sorprendente considerato che, per gran parte della storia dell'uomo, il fatto di agire nel proprio interesse (ossia, cercare di accumulare ricchezze) è stato percepito come deplorevole e, in alcuni casi, considerato illegale). In una società come la nostra attuale e contemporanea, votata al potere e al profitto più esasperato, che tradisce la mancanza di principi umani e morali solidi, come viene gestito il “bene comune” e chi lo gestisce? La sua gestione, affidata a chi?
L'art.49 della costituzione riconosce a tutti i cittadini il “diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. I partiti sono dunque innanzitutto delle “associazioni di cittadini”, non organi dello stato (come nei regimi a partito unico, quali il fascismo o le passate democrazie popolari dell'Est). Date tutte le particolari funzioni, si comprende come nella gran parte dei paesi democratici, e anche in Italia, ci sia indotti a finanziarli con denaro pubblico. Ciò dovrebbe renderne più agevole l'opera ed evitare per quanto possibile che essi dipendano dal finanziamento di centri di potere economico esterno (gruppi imprenditoriali, gruppi di pressione, ecc.). Ciò infatti ne pregiudicherebbe l'autonomia e falsificherebbe la stessa vita democratica. Nel 1974 fu così approvata una legge per il finanziamento dei partiti. Fu una legge impopolare, perché intervenuta in un momento in cui i partiti incominciavano a essere oggetto di pesanti critiche. Fu sottoposta a referendum abrogativo nel 1978 e l'abrogazione fu respinta con solo il 56% dei voti. Il principio su cui tale legge si basa è tuttavia incontestabile, mentre discutibile è il modo con cui lo si è realizzato. In particolare si è dimostrato che il finanziamento pubblico è un “FINANZIAMENTO AGGIUNTIVO” e non sostitutivo dei “FONDI OCCULTI” che in vario modo illecito (gli scandali pubblici ne fanno fede) continuano a pervenire nelle casse dei partiti. Per questo negli ultimi anni, si è molto discusso della necessità di riformulare in modo rigoroso tale legge e vari progetti sono stati presentati, ma nessuno è giunto in porto (???). I partiti politici sono largamente difettosi. Le critiche più diffuse non solo oggi e riguardano: l'insufficienza democratica nell'interno degli stessi che li rendono inadeguati al compito di collegamento con la società e lo stato; la mediocrità del personale politico che i partiti selezionano, più per i meriti partigiani (cioè per demeriti, dal punto di vista dell'interesse generale); la tendenza a ingerirsi in affari che loro non competono “OCCUPANDO LO STATO E TUTTO CIO' CHE DALLO STATO IN QUALCHE MODO DIPENDE”. E' questo un VIZIO antico. Già Max Weber parlava dei” PARTITI COME COMITATI ELARGITORI DI FAVORI AI PROPRI ADEPTI ATTRAVERSO LE RISORSE PUBBLICHE: DANARO E IMPIEGHI NELL'AMMINISTRAZIONI DELLO STATO………………….Bene pubblico, privatizzazioni, gestioni, confusioni, parole, politica, economia, corruzione ?????????????!!!!!

Indire referendum per esprimere pareri in materia di gestione privata o pubblica dell'acqua è, senza opposizione alcuna, da …………………non esiste, non è stato ancora inventato un termine per definire simili “fuoriuscite di testa”. Si può privatizzare la natura? L'acqua è una risorsa essenziali per gli essere viventi. E' alla base di tutti gli scambi che avvengono sulla superficie terrestre, dove è contenuta nei mari, nei fiumi, nei laghi e nelle falde sotterranee. L'insieme delle acque terrestri si definisce idrosfera. L'origine dell'atmosfera e dell'acqua terrestre è tuttora argomento di discussione. Subito dopo la sua formazione, la Terra aveva una crosta non ancora solidificata e differenziata, che inoltre veniva ancora frequentemente sconvolta dall'impatto di planetesimi residuati dal processo di accrezione da cui si formarono i pianeti. L'alta temperatura manteneva quindi l'acqua allo stato di vapore o combinata con altri composti. Il passaggio allo stato liquido e quindi la formazione degli oceani primordiali avvenne con il progressivo raffreddamento del pianeta. E', questa, l'ipotesi meteorica: una stagione delle piogge prolungatosi per tempi geologici, una sorta di diluvio universale, avrebbe gradualmente riempito di acqua i bacini più depressi della crosta terrestre. Accanto all'ipotesi meteorica, ma non in contrasto, si pone l'ipotesi magmatica, secondo la quale le acque oceaniche si sarebbero liberate dalle profondità della Terra attraverso la risalita e il raffreddamento del magma del mantello, in gran parte durante i primi cento milioni di vita del pianeta. Il fenomeno, in misura ridotta, avviene tuttora nelle regioni vulcaniche e lungo le dorsali oceaniche, dove continua a liberarsi una grande quantità di vapore acqueo. Più recentemente si è fatta strada l'idea che anche le comete, che durante la formazione del sistema solare precipitarono in gran numero sui proto pianeti, abbiano contribuito, con i loro nuclei ghiacciati, a costituire la riserva idrica della terra. L'uomo, gli animali, le piante, sono costituiti in media dal 70% di acqua. Vogliamo privatizzare la vita?

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