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Molfetta, anziana cardiopatica bloccata in ascensore: 35 minuti di paura
01 giugno 2012

MOLFETTA - Trentacinque, come i minuti di paura. Settantotto, come degli anni della anziana signora. Cinque, come le persone intervenute in aiuto. Uno, l’ascensore nel quale la povera malcapitata è rimasta intrappolata in pieno giorno, consolata dalle parole della figlia (in sedia a rotelle) ed una parente che l’accompagnava.
La brutta vicenda è accaduta nella tarda mattinata di ieri a Molfetta, nel condominio di via Saverio De Simone 7, nel comparto 8 di Molfetta, nuova zona adiacente alla 16 bis, ex contrada Lama Martina, in un moderno fabbricato di sei piani. Orbene, alle 12.15, si sono udite le grida di una donna che invocava la madre, pregandola di mantenere la calma. L’ascensore si era bloccato. La voce della giovane ha richiamato l’attenzione  di alcune vicine che erano in casa per la preparazione del pranzo. Le donne, in tutto tre, sono uscite dalle proprie abitazioni e, intuendo l’accaduto, sono intervenute in aiuto. Hanno così raggiunto il piano terra, scoprendo una giovane in sedia a rotelle, accompagnata da una parente, che invitava la madre a tranquillizzarsi.
La figlia ha detto preoccupata: “Mamma è rimasta bloccata in ascensore”. Ancora con la spesa tra le braccia, la ragazza ha precisato che l’anziana madre, di 78 anni, è cardiopatica e fu colpita lo scorso anno da ictus. L’ascensore, che si muoveva regolarmente da un piano all’altro, presentava la porta bloccata. E nonostante l’anziana avesse premuto il tasto dell’allarme, l’ascensore raggiungeva il piano interrato, senza però spalancare la porta. I numerosi e vani tentativi – suoi dall’interno e delle parenti dall’esterno - hanno contribuito ad agitare la povera malcapitata ancora di più, anche perché in quel momento nessuno era in possesso del numero di telefono del tecnico, il cui intervento avrebbe consentito all’anziana di venirne fuori.
Sono così trascorsi i primi 15 minuti. Poi, l’idea. La giovane in carrozzella ha invitato la madre a leggere ad alta voce il numero di telefono, che doveva necessariamente era impresso nell’ascensore. Dettato il numero, si è chiamato l’ascensorista. Ma sapendo che l’intervento sarebbe stato possibile solo dopo una mezz’ora, tempo necessario al tecnico per raggiungere Molfetta, le vicine hanno pensato di chiamare i propri mariti, fuori per lavoro, chiedendo loro di portare al loro rientro una chiave cilindrica che avrebbe potuto permettere l’apertura manuale della porta dell’ascensore dall’esterno.
Il primo ad intervenire è stato il giovane figlio di un condomino, il quale armato della benedetta chiave, ha tentato l’apertura della porta riuscendo nell’intento. E, spalancata la porta, è finalmente stata restituita alla libertà l’anziana signora, visibilmente stanca ed agitata. La liberazione della signora è avvenuta alle 12.53. Trentacinque lunghi minuti di paura allo stato puro. E si carenza di ossigeno.
Restava un altro dilemma da risolvere. Consentire alla giovane in carrozzina di tornare a casa propria. Era necessario l’ascensore, che insomma venisse subito riparato. E’ dunque iniziata la seconda attesa, quella meno ansiogena, affinché giungesse il tecnico per la riparazione. Intanto, il marito di una delle signore si è offerto di prendere il braccio la ragazza, aiutato da altri uomini - i primi che fossero tornati a casa, insieme al tecnico - per riportarla a casa. Una piccola “gara di solidarietà” condominiale, alla faccia di chi nel condominio fa solo lite.
All’una è giunto il tecnico, il quale ha riparato l’ascensore. E la giovane, insieme alla mamma ed alla sua accompagnatrice, ha finalmente potuto rientrare in casa per il pranzo. Un ascensore, quello del condominio in questione, che in numerose occasioni ha tenuto col fiato sospeso il povero condomino di turno. Un paio di volte è capitato di assistere a una specie di balzo in alto, subito dopo la pressione del pulsante del piano desiderato da raggiungere, con conseguente blocco del movimento ed apertura porta sul muro. Una sensazione non proprio piacevole. Murato come in un incubo. Problema risolvibile premendo il tasto della campanella, comando che consente la discesa al piano interrato e l’apertura regolare della porta al piano. Salvo poi farsi le scale a piedi, poco male.
L’episodio di ieri mattina non era mai accaduto. Si spera non accada più. Donne anziane, bambini piccoli e una diversamente abile non possono correre un simile rischio per uscire o rientrare a casa.
 

© Riproduzione riservata
 

Autore: Giulia La Volpe
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