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Molfetta, adorazione per la pace a San Bernardino Bisogna partire dal dialogo, dal rispetto religioso e da un necessario cambiamento culturale per quella pace definita da Benedetto XVI “un processo di purificazione e di elevazione morale e spirituale di ogni persona e popolo, nel quale la dignità umana è pienamente rispettata”
11 gennaio 2011

 MOLFETTA - «Abbiamo bisogno che il Signore ci liberi dalla cecità, dalle miopie che ci impediscono di riconoscere il suo volto dentro la vita dei fratelli», l’invito di Papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace del primo gennaio scorso, con cui è stata introdotta l’adorazione eucaristica per la pace «Libertà religiosa, via per la pace» con don Pasquale Rubini. Adorazione tenutasi nella parrocchia di San Bernardino, organizzata dall’Azione Cattolica Italiana della diocesi Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e da Pax Christi Molfetta.
Prima tappa dell’incontro, il diritto alla vita spirituale, la cui assenza spinge l’uomo a ripiegare su se stesso, «non riesce a trovare risposte agli interrogativi del suo cuore e a conquistare i valori e principi etici duraturi e non riesce nemmeno a sperimentare un’autentica libertà e a sviluppare una società giusta - ha dichiarato il Papa nel messaggio del primo gennaio 2011 - la libertà religiosa non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera comunità della terra».
 Quando si nega la libertà religiosa, s’intaccano diritti e libertà fondamentali: la religione promuove il bene comune e la dimensione religiosa della cultura «non costituisce una discriminazione, ma rafforza la coesione sociale, l’integrazione e la solidarietà».
Scriveva Giovanni Paolo II che «la religione non deve mai essere utilizzata come motivo di conflitto» e «cristiani e musulmani, insieme con i credenti di ogni religione, sono chiamati a ripudiare la violenza per costruire un'umanità amante della vita, che si sviluppi nella giustizia e nella solidarietà».
Necessità di un cambiamento culturale
Danni sociali sono provocati dalla strumentalizzazione della libertà religiosa per mascherare interessi occulti: «Fanatismo e fondamentalismo, le pratiche contrarie alla dignità umana, non possono essere mai giustificati - ha continuato Benedetto XVI - la professione di una religione non può essere strumentalizzata o imposta con la forza», perché «la libertà religiosa è condizione per la ricerca della verità e la verità non si impone con la violenza, ma con la forza della verità stessa».
L’attentato di Capodanno nella Chiesa di Quiddisine (dei Due Santi) in Alessandria d’Egitto è l’ultima manifestazione pubblica e cruenta del fondamentalismo religioso islamico (23 morti). Il laicismo è, invece, il cancro della società occidentale contemporanea che uccide a picconate la fede cristiana.
«Il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari e estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità», il monito di Benedetto XVI, e «assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana».
Dialogo sulla via per la pace
Necessario il dialogo tra istituzioni civili e religiose per lo sviluppo integrale della persona e l’armonia della società.
«Nel mondo globalizzato, caratterizzato da società sempre più multi-etniche e multi confessionali, le grandi religioni possono costituire un importante fattore di unità e di pace per la famiglia umana - l’invito di papa Benedetto XVI - la pace è un “dono di Dio” e un progetto da realizzare, il risultato di un «processo di purificazione e elevazione culturale, morale e spirituale di ogni persona e popolo, nel quale la dignità umana è pienamente rispettata».
Arma della pace è la libertà religiosa, con una missione storico-profetica.
«Valorizza le qualità e potenzialità dell’uomo, per cambiare il mondo, nutre «la speranza verso un futuro di giustizia e di pace, anche dinanzi alle gravi ingiustizie e alle miserie materiali e morali».
Ma se in noi non è pace non daremo pace e se in noi non è ordine non creeremo ordine, recita un preghiera dell’adorazione: «la guerra più terribile è quella che deriva dall’egoismo e dall’odio naturale verso altrui, rivolto non più verso lo straniero, ma verso il concittadino, il compagno» (Giacomo Leopardi).

 © Riproduzione riservata
Autore: Angelica Vecchio
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La pace costituisce oggi uno dei pochi simboli positivi per l'intera umanità: è il simbolo unificante forse più universale. E' uno dei pochi simboli cui la razza umana risponde positivamente. Dio, che è stato per un certo tempo e per molte culture il simbolo unificante, non è più il centro delle attività degli uomini, per lo meno in quelle culture assoggettate all'organizzazione meccanicista della vita. Il simbolo “Dio” ha cessato di essere universale (se mai lo è stato) non solo a causa delle guerre che si sono fatte in suo nome, ma anche perché, a ragione o a torto, una buona parte della coscienza umana vede nei teismi gli ultimi resti di una concezione monarchica della realtà destinata a scomparire. Nemmeno una certa concezione della democrazia o un certo benessere economico sono simboli universali. L'uomo aspira a qualcosa di più. La pace, tuttavia, appare essere qualcosa che tutti gli uomini, senza distinzioni di ideologie, religioni e tendenze, ammettono come un simbolo positivo e universale. “Nemo est qui pacem habere nolit” (Non c'è nessuno che non voglia la pace) scrisse sant'Agostino. La pace è composta da tre elementi uguali ed essenziali. Ignorarne uno qualunque ne deforma inevitabilmente l'essenza: “Armonia – Libertà – Giustizia. Armonia: la pace non può essere una concezione nostra. La pace non può essere imposta; la pace non deve essere identificata con il nostro concetto di pace, ma nell'armonia reale dell'universo. Libertà: Senza libertà non c'è pace. Libertà della persona, della politica, della religione, del rispetto alle diversità umane. Giustizia: Senza giustizia non c'è pace. La giustizia è fondamentalmente relazione; si riferisce alle nostre relazioni con gli altri. E' la relazione è costitutiva della persona umana e di tutta la realtà. Non si può avere pace, neanche interiore, se ci si isola dal mondo.-
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