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Molfetta, 'L'uniforme e l'anima. Indagine sul vecchio e nuovo fascismo' a Linea 5
28 dicembre 2009

MOLFETTA - L'Associazione Linea 5 presenta, martedì 29 dicembre, un incontro dedicato alle  attività del collettivo Action30 in occasione dell'uscita del nuovo volume  "L'Uniforme e l'Anima": un viaggio nel cuore di tenebra delle società  contemporanee, e una ricerca sul rapporto tra 'vecchie' e 'nuove' forme di  razzismo e fascismo attraverso il pensiero di alcuni protagonisti della vita  intellettuale e politica dagli anni 1920-30 a oggi.
In pochi mesi siamo  passati da "niente è fascismo" a "tutto è fascismo". Ma in che cosa il nuovo  fascismo differisce dal vecchio? Vecchio e nuovo si escludono a vicenda o  possono invece convivere, sovrapporsi, articolarsi, magari confondersi in  qualcosa di più difficile da afferrare e quindi da combattere? Piuttosto che  rispondere a queste domande, "L'Uniforme e l'Anima" cerca di farle emergere  in tutto il loro spessore storico e critico, etico e politico.
I ricercatori del collettivo Action30 hanno mobilitato alcuni autori che in modi e tempi diversi si sono interrogati sul tema: Georges Bataille, Jonathan Littell e Klaus Theweleit, George Jackson, Pier Paolo Pasolini, Michel Foucault, Gilles Deleuze e Félix Guattari, Giorgio Agamben, Umberto Eco, James G. Ballard. Ne è scaturito un confronto originale e a volte sorprendente, nel quale si intrecciano diverse prospettive critiche: le indagini storiche di Michel Foucault, la tradizione dell'operaismo italiano, gli studi di Lacoue-Labarthe e Nancy sul mito nazista e sul rapporto tra estetica e politica, l'analisi dei miti pop inaugurata da Roland Barthes.
Il risultato è un volume unico nel suo genere, insieme erudito e militante, denso e tagliente, destinato ad alimentare il dibattito filosofico e politico. Il volume si conclude con l'adattamento a fumetti - a opera di Giuseppe Palumbo - di una selezione di testi di Georges Bataille pubblicati sulla rivista Documents (1929-1930). Alla presentazione del volume, che si avvale della presenza degli autori in conversazione con Onofrio Pappagallo e Alberto Altamura, farà seguito la proiezione del corto d'animazione "Grande Brasserie Cyrano" (Ita 2009, 10'), realizzato dal collettivo Action30 e che narra il duello erotico-rivoluzionario tra André Breton e Georges Bataille. 
Il collettivo: Action30 è un collettivo di grafici, fotografi, disegnatori, video-maker, musicisti, studiosi e giornalisti, residenti in Italia e all'estero, il cui obiettivo è percepire le 'nuove' forme di razzismo e di fascismo usando gli anni '30 del XX secolo come una lente d'ingrandimento.
La tragica lucidità di quegli anni serve, infatti, a rendere meno opachi i paesaggi di oggi e a stimolare nuove posture critiche e creative. L'ipotesi di partenza è che stiamo vivendo una strana riedizione degli anni 30 e che, di conseguenza, non basta analizzare, interpretare, spiegare. Bisogna fare qualcosa, agire. Per Action30 questo significa, in primo luogo, rimettere in discussione i format abituali: sia a livello della trasmissione del sapere,  ibernato nelle tradizionali forme accademiche, sia a livello della comunicazione, diluita in forme spettacolari e di puro intrattenimento.

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Strane storiche coincidenze, o come dicono in molti la storia a volte si ripete, anche se in circostanze diverse? - Nessun uomo politico italiano credeva seriamente, nel 1920, che il decennio successivo sarebbe stato contrasegnato dall'avvento, dal consolidamento e dal trionfo del fascismo: non ci credeva nemmeno Mussolini. Nelle elezioni del 1919, i veri vincitori erano stati i socialisti: e i moderati vedevano proprio nei socialisti, nelle loro violenze, nei loro scioperi, nel loro insurrezionalismo, il maggior pericolo per la democrazia. I fascisti erano violenti come e più dei socialisti, ma si pensava che la loro brutalità, a volte sanguinaria, era una minoranza condannata a rimanere tale. Non fu così. I problemi economici avevano contribuito ad alimentare il malessere; le industrie non riuscivano a convertirsi alla produzione di pace ed erano minacciate dalla penuria di materie prime. Lo Stato indebitato fino al collo, la disoccupazione in aumento. In queste condizioni, Mussolini seppe muoversi da opportunista strumentalizzando la situazione penosa del Paese. I notabili della politica e la classe dirigente, chiusi nel Palazzo non avvertivano. La controprova dell'inettitudine dominante si ebbe durante la crisi dell'assassinio di Matteotti. Il fascismo non era ancora regime e sull'infortunio poteva cadere. Ne usci invece vittorioso. Mussolini divenne non solo "padrone" dell'Italia, ma anche l'uomo della "Provvidenza". La Chiesa concesse a Mussolini la statura e il prestigio di risolutore della "questione romana". Fino alle leggi razziali del 1938, il mondo cattolico fu alleato del fascismo. I pochi che non lo furono , dovettero affrontare l'esilio. -
...... "L'uomo si addolora a questa vista, perché è orgoglioso della sua umanità in confronto alla bestia e tuttavia guarda con occhio geloso la felicità della bestia, né in sazietà né tra i dolori, e tuttavia lo vuole invano, perché non lo vuole come la bestia. Forse un giorno l'uomo chiese alla bestia: perché ti limiti a guardarmi e non parli della tua felicità? La bestia rispose e disse: non ti parlo perché dimentico sempre quello che voglio dire, - ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: - così l'uomo si stupì. Ma l'uomo si stupisce anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di rimanere sempre attaccato al passato: per quanto vada lontano, o di fretta, la sua catena corre insieme a lui. Allora l'uomo dice: “mi ricordo” e invidia l'animale che dimentica subito e vede realmente morire ogni istante, sparire per sempre. Così l'animale vive in modo non storico: esso infatti si dissolve nel presente, senza che rimanga di lui una sola frazione, non sa simulare, non sa nascondere, e ogni momento appare sempre così com'è, e quindi non può essere altro che sincero. L'uomo, al contrario, si puntella contro il grande e sempre maggiore peso del passato, che lo schiaccia a terra o lo piega, appesantisce il suo passo come un carico invisibile e offuscato; in apparenza lui può rinnegarlo, e lo rinnega volentieri in presenza dei suoi simili per destare la loro invidia; e gioca ciecamente felice fra le siepi del passato e del futuro, come un bambino. Ma anche il gioco del bambino viene disturbato; troppo presto lo si fa uscire dall'oblio. Allora egli impara a capire la parola c'era, quella parola di collegamento che fa ricordare all'umanità le lotte, i dolori, il disgusto, tutto ciò che è in fondo alla sua esistenza, - un imperfetto che non potrà mai diventare un perfetto.” - Così parlò Zarathustra -


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