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Miseria e nobiltà, successo della commedia all'Auditorium Don Bosco di Molfetta
04 giugno 2008

MOLFETTA -La più classica e la più nota delle commedie napoletane ambientata in un'atmosfera assolutamente nostrana confermata dal segno più apprezzato e amato dal pubblico teatrale tradizionale: il vernacolo molfettese. E' ciò che è stato arditamente rappresentato presso l'Auditorium Don Bosco sabato 31 maggio e domenica 1 giugno da un gruppo di dilettanti giovani travolti dalla carica del loro altrettanto giovane regista, Giuseppe Pasculli. Uno Felice Sciosciammocca, scrivano, e un don Pasquale 'o salassatore, poveri in canna, che vivono alla giornata e che, per poter mangiare, sono costretti spesso a ricorrere al Banco dei Pegni, in realtà, non è assolutamente difficile immaginarli nella realtà a noi più vicina e familiare. Protagonista indiscussa della scena, indubbiamente, la “fame”: elemento scatenante che fa ricorrere ai personaggi che vivono alla giornata al banco dei pegni per poter mangiare, elemento che dà la forza di litigare in continuazione per qualsiasi situazione, ma anche l'elemento che costringe i personaggi che ne sono afflitti a ricorrere agli inganni per sopravvivere così da evadere un po' dalla loro condizione di miseria. Una meridionalità, dunque, che unisce tanto la Napoli più verace (quella di Scarpetta e De Filippo), quanto la popolarità pugliese, o meglio, molfettese, in un risultato carico di effetti trascinanti ed autentici. Se a tutto questo, si aggiunge, l'eco del grande Totò richiamato continuamente nelle caricature istrioniche dei vari personaggi, il successo è assicurato. L'associazione CGS “Don Tonino Bello”, dunque, responsabile dell'organizzazione dell'opera teatrale, porta a casa un altro ottimo risultato e un'ulteriore scommessa vinta, dimostrando quello che già Scarpetta aveva voluto dimostrare a suo tempo: “ci può essere un teatro in vernacolo da stare al pari del migliore teatro italiano, ma anche del migliore straniero…”. Ed è proprio sulla base di questa scommessa che Scarpetta sferra il suo colpo magistrale, mettendo in scena l'8 gennaio 1888 la sua nuova commedia, “Miseria e Nobiltà”, poi così strepitosamente ripresa da De Filippo e portata all'apice del successo. E' proprio la stessa scommessa che si è voluto tentare… Essa è stata vinta due volte. Soprattutto perché, oltre al risultato teatrale, si è raggiunto un altro enorme risultato, quello di aver educato i giovani attraverso l'espressività artistica, proprio come voleva Don Bosco: “In ognuno di essi, anche il più disgraziato, c'è un punto accessibile al bene; dovere dell'educare: trovare quella corda sensibile, farla vibrare e trarne profitto”.
Autore: Eugenia Capurso
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