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Minori e legalità: un binomio possibile Un convegno all'Ipssar (Alberghiero) di Molfetta
15 giugno 2003

Un disagio minorile che si va manifestando in forme nuove e talvolta inaspettate, una società sempre più incapace di ascoltare e valorizzare gli adolescenti, una distribuzione geografica del crimine minorile che, accanto alle periferie delle grandi realtà metropolitane e alle zone povere del meridione, va estendendosi anche alle province ricche del centro-nord. E' questa, in estrema sintesi, la fotografia del mondo della devianza minorile che emerge dal convegno (“Le relazioni causa-effetto tra comportamenti devianti dei minori e corrispondenti sanzioni”) recentemente organizzato dall'Ipssar (Alberghiero) di Molfetta nell'ambito di un articolato progetto portato avanti, nel corso dell'intero anno scolastico, dai docenti di diritto della stessa scuola. Interpretando la realtà scolastica non solo come luogo nel quale si trasmettono nozioni ma soprattutto come una struttura che sostiene e incoraggia la crescita complessiva della personalità dello studente, il convegno, come tutto il progetto nel quale esso si inserisce, ha puntato a rafforzare il senso della legalità che è spesso deficitario nelle giovani generazioni. In una società, come quella in cui ci troviamo a vivere, nella quale i giovani sono sempre meno protagonisti e le famiglie sempre meno consce della loro centrale funzione educativa, i comportamenti devianti diventano spesso l'unico modo rimasto a chi vive un momento di forte tensione emotiva come l'adolescenza, per esprimere sé stesso, la propria identità, la propria visibilità. Proprio i tratti peculiari del percorso adolescenziale sono stati al centro della relazione che ha aperto i lavori: il dott. Pantaleo Ceci, forte della sua esperienza di psicologo, ha parlato di un dirompente bisogno, avvertito dalle giovani generazioni, di “affermare il proprio valore, la propria individualità”. “E' questo bisogno - ha proseguito Ceci - che porta tanti ragazzi ad assumere comportamenti estremi che, talvolta, si configurano come veri e propri reati”. Da qui l'importanza decisiva, sottolineata dal sindaco Tommaso Minervini, dei percorsi di prevenzione dei comportamenti devianti e la necessità di un pieno riconoscimento, da parte delle istituzioni, della centralità delle “agenzie della normalità” (in primis scuola e famiglia) nel processo di supporto alle istanze di cui le giovani generazioni sono interpreti. Più centrate sulle conseguenze giudiziarie dei crimini perpetrati dai minori sono state, invece, le relazioni del cap. Paolo Vincenzoni, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Molfetta e del dott. Luigi Petrucci, giudice presso il tribunale dei minori di Bari. Quest'ultimo ha parlato di tutti quegli istituti che la legge prevede per tutelare il minore che commette un crimine: “essi - ha detto - puntano al recupero del minore e mai alla sua punizione”. Molto informale e coinvolgente il tono dell'intervento del dott. Nicola Petruzzelli, direttore del carcere minorile “Fornelli” di Bari, che prospettato una realtà giudiziaria italiana a tratti confusa e inefficace e ha sottolineato il completo disinteresse del legislatore, da molti anni a questa parte, rispetto ai veri problemi della giustizia penale. Chiudendo i lavori il dott. Michele Emiliano (nella foto), sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Bari, ha tenuto a ricordare ai ragazzi la centralità, in uno stato di diritto, del “valore della legalità che è intimamente connesso con il supremo valore della felicità”. La sfida del rafforzamento del sentimento di legalità delle giovani generazioni passa, dunque, per un nuovo protagonismo delle stesse nelle dinamiche sociali e culturali che coinvolgono l'intera comunità e che spesso sono, in qualche modo, egemonizziate dal mondo degli adulti. Francesco Dell'Olio
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