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Mino Salvemini: Azzollini ha vinto con la forza economica e le facili promesse
15 maggio 2008

Il candidato sindaco Mino Salvemini, seppur sconfitto, esce a testa alta dal confronto elettorale, convinto delle scelte fatte. Con umiltà ha accettato questa avventura e con altrettanta umiltà torna al suo lavoro quotidiano di avvocato, senza dimenticare la passione per la politica. Quindici lo ha incontrato per chiedergli una serena analisi del voto. Cominciamo dall'analisi del voto. Quali sono stati, i principali fattori che hanno determinato la sconfitta elettorale della sua candidatura e soprattutto la perdita di circa tremila voti tra il primo turno ed il ballottaggio? «Sostanzialmente vi sono tre fondamentali ragioni. In primo luogo, dai dati nazionali e locali, emerge un forte spostamento dell'elettorato verso il PDL, e questo emerge, ad esempio, anche dal voto negativo di Bitonto, di Conversano e di Gioia del Colle. Inoltre, tra il primo e secondo turno, vi è stata una convergenza del voto moderato su Azzollini, in un primo momento trattenuto dal filtro dei candidati consiglieri, venuto meno nel turno di ballottaggio. L'armata di Azzollini ha avuto una capacità di mobilitazione non paragonabile a quella della coalizione che mi ha sostenuto; infatti, i suoi supporter sono stati più numerosi, più motivati e legati a lui da un rapporto idolatrico. In ultimo, nella componente maggioritaria dell'elettorato, non hanno vinto i valori della cittadinanza attiva e della partecipazione politica, ma meccanismi di passività, di privatismo, di delega al potente di turno al quale si affida anche la risoluzione di problemi personali. Tali fenomeni, che hanno una portata generale e non limitata alla città di Molfetta, hanno costruito l'egemonia culturale della proposta politica del sen. Azzollini». Ritiene che la sconfitta sia dovuta alla composizione dell'inedita coalizione, nel senso sono mancati i voti della Sinistra Arcobaleno oppure non è stata accettata l'alleanza con forze centriste che facevano parte della prima Giunta Azzollini? «L'unico modo per rendere la partita contendibile era allargare l'alleanza alle forze di centro. Se avessimo costruito la tradizionale coalizione con Sinistra Arcobaleno, PD e parte dei socialisti (non tutti i socialisti avrebbero aderito alla coalizione, ndr) avremmo subito una sconfitta sonora al primo turno, probabilmente 65% contro 35%. Il nostro elettorato, in tal caso, ci avrebbe chiesto il motivo del nostro atteggiamento rinunciatario rispetto alla prospettive di giocare effettivamente la partita. Considerando le impreviste elezioni, i rapporti non strutturati con le altre forze, un partito (il PD) ancora in costruzione, abbiamo fatto fuoco con la legna che avevamo». Quanto ha inciso, nella vittoria di Azzollini, la sua forza economica e il suo duplice ruolo di sindaco-senatore? «La sua forza economica ha inciso sulla capillarità ed efficacia della sua propaganda elettorale. Mentre, il duplice ruolo di sindaco- senatore è stato giocato sapientemente, facendo credere all'elettorato molfettese che il cumulo di cariche avrebbe giovato al futuro della città in termini di erogazioni finanziarie del Governo centrale. Le preoccupazioni, circa i pericoli di un eccessivo accumulo di potere in una sola persona, hanno coinvolto solo una minoranza dei cittadini». Sulla base delle prime analisi, anche in questa competizione elettorale, al centro-sinistra, è mancato il voto dei giovani, attratti da promesse di posti di lavoro o da altre sussistenze economiche, che sono in cima alle loro preoccupazioni. «I giovani, nella loro espressione maggioritaria, sono sedotti da modelli comportamentali di stampo televisivo e da personaggi forti e carismatici. Sicuramente, il messaggio del centro-sinistra, ai giovani, penetra con più difficoltà, perché interpreta la politica come momento di ricerca del bene comune, al di sopra dell'individuo; mentre il messaggio subliminale della destra è di più facile percezione, in quanto imperniato sulla elargizione di benefici individuali, che il potente di turno eroga ai singoli». La coalizione “Riscossa Democratica” avrà un seguito in Consiglio Comunale come opposizione, magari allargandosi alla Sinistra l'Arcobaleno, oppure ognuno per la propria strada? «Certamente una opposizione unitaria e compatta è auspicabile in quanto sarebbe più incisiva. Ci sono degli spunti programmatici comuni su cui bisogna lavorare, ma soprattutto c'è bisogno di una opposizione non solo in Consiglio Comunale ma anche in città, con un maggior radicamento e una capacità di mobilitazione e comunicazione più continua ed efficace ». Sarà lei a coordinare l'opposizione? «Non ci siamo ancora riuniti per l'analisi del voto, quindi è prematuro parlare del mio ruolo. Di fatto ho cessato la mia attività di sintesi della coalizione con il compimento della consultazione elettorale; ovviamente, in Consiglio Comunale, farò parte del gruppo del PD».Come ha reagito il suo partito di appartenenza (PD) alla sconfitta elettorale: ci sono della avvisaglie di crisi oppure si è già al lavoro per riscattarsi nelle prossime scadenze elettorali (le europee e le provinciali del 2009)? «Il PD è uscito rafforzato da questa tornata elettorale; molti lo stimavano al di sotto dell'UDC, ma il risultato è stato soddisfacente nonostante le fughe di voti nella Sinistra Arcobaleno e fughe di candidati in altre liste. Il PD, di gran lunga, è la seconda forza politica della città e la prima dell'opposizione». Ha qualche errore da rimproverarsi in questa campagna elettorale e in cosa si dovrebbe migliorare? «Sono partito in sordina, anche a causa di divergenze iniziali sulla composizione delle liste; poi è andata meglio avendo migliorato la capacità di comunicazione e di dialogo con i cittadini. Tra gli errori devo dire che ho tollerato troppo il personalismo di qualche forza politica, facendo percepire il candidato sindaco poco autonomo e sotto tutela di alcune forze interne della coalizione, anche se di fatto non è stato così». Quale è il suo stato d'animo dopo questa esperienza, seppure conclusasi negativamente: sarà più determinato nel rilanciare il centro-sinistra molfettese oppure si dedicherà maggiormente alla vita privata? «Riconfermo con decisione il mio impegno e la mia passione per la politica, anche se è un amore sbocciato un po' tardivamente. Lasciare adesso sarebbe irrispettoso per tutti coloro che mi hanno votato, anche se devo dire che, durante questa campagna elettorale, ci sono state delle vicende che mi hanno ferito profondamente. Il manifesto e i volantini in cui mi hanno fatto passare per uno “gnam gnam” della politica, prima con un piatto piccolo poi con uno più grande, mi hanno amareggiato non poco; stando all'opposizione non ho mai mangiato niente, tutti sanno che persino i miseri gettoni di presenza, percepiti in qualità di consigliere comunale, sono sempre finiti nelle casse del mio partito. D'altra parte, ho sempre prontamente stoppato qualsiasi forma di comunicazione politica che potesse recare offese al mio avversario». Quale è l'augurio che si sente di fare al neo sindaco, per la seconda volta, Antonio Azzollini? «L'ho chiamato dopo lo spoglio per fargli gli auguri. L'auspicio è che possa operare per il bene della città accogliendo le proposte dell'opposizione, che per molti aspetti sono migliori delle sue».
Autore: Roberto Spadavecchia
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