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Messaggio pasquale di Mons. Domenico Cornacchia vescovo della Diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi
27 marzo 2016

Carissimi,

ancora ricolmo dell’abbondante Grazia ricevuta dal Signore che ha voluto inviarmi a voi, amati fedeli della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, e della viva e commovente accoglienza che mi avete riservato e manifestato in tanti modi, sono qui a porgervi il messaggio augurale per la prima festa di Pasqua che vivo con voi.

Anno dopo anno i venerati Pastori che mi hanno preceduto in questa Chiesa hanno espresso parole intense e significati profondi, per mezzo del settimanale diocesano, per dirvi che Gesù Cristo è risorto e che questo è il nucleo essenziale della nostra fede. A loro, e in particolare al carissimo Mons. Luigi Martella, prematuramente e improvvisamente strappato dalla nostra vita terrena, unisco le mie povere parole per rinnovare il medesimo augurio: Buona Pasqua!

A tutti e a ciascuno il Signore risorto chiede di compiere il personale passaggio dalle situazioni di morte che attanagliano la vita personale e sociale, verso situazioni di vita nuova, di relazioni purificate e rinnovate. In questo particolare Anno di grazia in cui Papa Francesco ci sta continuamente sollecitando a riconoscere il Volto misericordioso di Dio, auguro a me e a ciascuno di voi di riuscire a rispecchiare quel Volto e a manifestarlo agli altri.

Come già ho avuto modo di dirvi più volte, in queste prime settimane, l’aver ricevuto il perdono di Dio e l’essere passati attraverso la Porta della sua Misericordia, deve essere una novità di vita che gli altri devono poter vedere, un cambiamento di stile che gli altri possano riconoscere nella quotidianità, altrimenti non serve a niente. O la nostra vita è così intrisa di Vangelo che il suo delicato profumo riesce ad avvolgere quanti ci circondano, oppure la nostra è una fede insignificante. Servono quindi cambiamenti visibili, non invadenti o invasivi, ma percepibili nella loro verità. E per poter essere testimoni credibili della risurrezione è necessario, come ci diceva recentemente Papa Francesco “andare alla tomba, per vedere che il grande masso è stato ribaltato; per ascoltare l’annuncio: «è risorto, non è qui» (Mc 16,6). Lì c’è la risposta. Lì c’è il fondamento, la roccia. Non in “discorsi persuasivi di sapienza”, ma nella parola vivente della croce e della risurrezione di Gesù”.

Ecco allora l’invito e l’augurio: chiediamoci qual è il grande masso da rotolare via dal nostro cuore, che tiene chiusa l’imboccatura della nostra anima e impedisce di lasciar irradiare la luce del Risorto? Qual è la situazione personale, famigliare, professionale, sociale, ecclesiale… in cui ci ritroviamo aggrappati alla roccia delle nostre certezze, delle convinzioni, delle ragioni che siamo convinti di avere, e che impedisce di lasciar filtrare la dirompente luce pasquale?

Se siamo capaci di compiere questa personale Pasqua sarà più facile spostare insieme i macigni che ostruiscono le porte della vita, anche nelle nostre città. Il macigno della mancanza di lavoro o di un persistente sfruttamento di lavoro nero e quello che opacizza le prospettive di futuro per i giovani. Il macigno di una politica, avvitata su se stessa, che chiude le porte dei suoi palazzi ai bisogni concreti della gente e quello che sbarra la nostra vista nei confronti dei tanti immigrati che circolano fra le nostre strade, quasi fossero trasparenti. Il macigno che grava sulla famiglia, spesso abbandonata o poco sostenuta dalle istituzioni. E potremmo continuare…

Una strada per questo c’è ed è quella che Papa Francesco ci indica nelle opere di misericordia spirituale e corporale come concreti esercizi pasquali; anche da queste pagine di Luce e Vita abbiamo avuto modo di riflettere su tali opere e su come sono già e possono essere ancora attuate con maggior vigore.

Io sono qui, con voi, per tentare di liberare le porte del cuore, forti della fede in Cristo Risorto perchè se Gesù Cristo non fosse risorto “la nostra fede è vuota e inconsistente – ha sottolineato ancora papa Francesco, citando San Paolo –. Ma poiché Egli è risorto, anzi, Egli è la Risurrezione, allora la nostra fede è piena di verità e di vita eterna”. Auguri!

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