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Maurizio Sinisi: “il golden boy” molfettese si racconta
15 dicembre 2008

L'Hockey Club Molfetta, naviga nelle parti alte della classifica e vincere il campionato, è l'obiettivo primario della squadra allenata da mister Vianna. In questa stagione, molti giocatori biancorossi, si stanno mettendo in luce ma c'è né uno in particolare, che sta facendo parlare di sé per le indubbie qualità che sta dimostrando di possedere, nonostante la sua giovane età. Stiamo parlando di Maurizio Sinisi, astro nascente dell'hockey molfettese e pilastro del Molfetta di quest'anno. Entrato a far parte fin da piccolo delle varie rappresentative nazionali giovanili, è diventato l'arma in più dell'Hockey Club: quando entra in pista, la sua velocità straripante, la sua forza fisica e il suo tiro fulminante, fanno a dir poco traballare le difese avversarie che difficilmente riescono a fermarlo. E' un giocatore che non pensa tanto alla classifica cannonieri ma a giocare per i compagni, per il bene della squadra. Molti allenatori e dirigenti di altre squadre lo hanno già notato, ma per fortuna il suo cartellino è di proprietà del Molfetta, società dov'è cresciuto e dove finalmente sta trovando la sua definitiva consacrazione. Noi di “Quindici”, lo abbiamo avvicinato, per conoscere più da vicino, i progetti e le aspettative, di un giocatore che è già diventato l'idolo di molti giovani tifosi dell'Hockey Club Molfetta. Maurizio, com'è nata la tua passione per l'hockey e cosa ti ha spinto a scegliere i pattini piuttosto che un pallone? «Inizialmente giocavo a calcio, ebbi anche la possibilità di fare dei provini per il Bari e per la Sampdoria, ma rinunciai perché era un mondo che non mi attirava tanto. Quando invece, per puro caso, mio padre mi portò al palazzetto e vidi dei ragazzi pattinare, rimasi colpito dalla velocità del pattinaggio ed in quel momento capì che la mia passione era l'hockey». Nonostante la tua giovane età, la società e mister Vianna, si aspettano tanto da te. E' un aspetto questo, che ti inorgoglisce o ti crea ulteriori pressioni? «Non nascondo che mi fa piacere che ci siano molte aspettative su di me; il mister poi, è bravo ad utilizzarmi in determinati momenti della gara, magari a me più congeniali, quindi non sento particolari pressioni». Lo scorso anno, poco prima dei play-off, a causa del lavoro, decidesti di smettere di giocare. Quest'anno invece, sei di nuovo in pista. Cosa ti ha fatto cambiare idea? «Mi attirava molto la carriera militare ma c'era qualcosa che mi piaceva di più: l'hockey. Dato però, che tengo tantissimo anche alla mia futura carriera lavorativa, adesso faccio sport e soprattutto studio lo sport. Questa situazione, mi permette di conciliare la mia passione per l'hockey con i miei progetti futuri». L'Hockey Club Molfetta di quest'anno, è stato costruito con lo scopo di arrivare alla promozione nella massima serie. Ci sono, a tuo parere, le condizioni per tentare il salto di categoria? «Non dobbiamo pensare alla serie A1. Dobbiamo vivere alla giornata e cercare di vincere tutte le partite. Quello che verrà, verrà. L'anno scorso si parlava insistentemente di A1 e poi sappiamo tutti com'è finita. Quest'anno invece, dobbiamo dare il massimo in ogni gara, senza fare troppi calcoli, conta solo vincere». Molti addetti ai lavori hanno notato il tuo talento. Prenderesti in considerazione, la possibilità di giocare in un grande club di A1? «Attualmente il cuore mi dice di portare il mio club, insieme ai miei compagni di squadra, in A1. Qualora però, ci fosse la possibilità di giocare in un grande club, valuterei tale ipotesi. Andrei, però, solo in una piazza che mi permetterebbe di giocare e di non trascurare assolutamente i miei studi e quindi i miei progetti futuri». Maurizio, vorresti infine, toglierti qualche “sassolino dalle scarpe? Ad esempio, il tuo talento è esploso definitivamente da quando in panchina c'è Josè Vianna. Cosa è successo prima? «Il periodo migliore della mia carriera, risale a quando, qualche anno fa, entrai a far parte delle varie nazionali giovanili, in particolare quando giocai l'Europeo Under 16 a Viareggio. Tornato da quella bella esperienza, mi aspettavo che i miei ex allenatori e la mia ex società, mi dessero la fiducia necessaria per poter far emergere definitivamente il mio talento. Inspiegabilmente invece, fui messo da parte e quindi ho perso 2 o 3 anni in panchina, fattore questo, che ha inevitabilmente rallentato la mia crescita. Io però, non ho mai perso la speranza e la mia voglia di lottare. Mi allenavo soprattutto per me stesso, per farmi trovare pronto nel caso in cui fossi stato chiamato in causa. Quando è arrivato mister Vianna, persona estranea all'ambiente molfettese e quindi libero da ogni condizionamento, sono partito alla pari degli altri e finalmente ho travato la mia rivincita».
Autore: Massimiliano Napoli
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