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Marcia per la legalità a Molfetta: il ricordo di Carnicella e la lotta contro tutte le forme di mafia
03 luglio 2012

MOLFETTA - «Noi non siamo mele marce e non lo saremo mai». Questa significativa frase, pronunciata da Graziano Salvemini, responsabile dell’Azione Cattolica, ha avviato la «Marcia per la legalità», il corteo con cui ricordare le vittime della mafia, in particolar modo il sindaco molfettese Gianni Carnicella, assassinato il 7 luglio del 1992 (guarda il video della marcia sulla web tv).
La marcia, promossa dall’Azione Cattolica della Diocesi di Molfetta, Ruvo, Terlizzi e Giovinazzo, dall’Associazione Avvocati di Molfetta e dal presidio Libera di Molfetta, step conclusivo del percorso formativo cittadino «Giovani di AC... matti da LegaLe!!!», è partita, non a caso, dal sagrato della chiesa di san Bernardino, sulle cui scale fu assassinato Carnicella. Tre i momenti di riflessioni: Piazza Municipio, Piazza Catecombe e via Santa Cecilia.
Oltre a numerosi cittadini e giovani, hanno partecipato con striscioni e cartelloni numerose parrocchie di Molfetta, le associazioni teatrali Borgo Vecchio, il Carro dei Comici, Teatrarte, il Teatro dei Cipis, organizzazioni umanitarie come Emergency, il Club dell’UNESCO sezione di Molfetta, gli scout ed anche Quindici.
Davanti alla chiesa di san Bernardino, dopo il discorso introduttivo di Graziano Salvemini che ha esortato i politici, la Chiesa e i giovani a lottare contro la mafia per ripulire il mondo dalla corruzione, Corrado la Grasta del Teatro dei Cipis ha letto l’omelia funebre pronunciata da don Tonino Bello in occasione dei funerali del sindaco Carnicella. Non potevano mancare i familiari del sindaco Carnicella: Anna Carnicella, sorella di Gianni, ha reso omaggio al fratello, ricordandolo principalmente come un uomo dotato di grande senso civico e di tanto amore per la sua città.
Presto sarà posizionata una lapide in ricordo di Carnicella proprio dove ora giace un piccolo monumento commemorativo (iniziativa promossa da Libera). E per la marcia è stata scoperta da Vincenzo Carnicella, figlio di Gianni, una riproduzione su cui è stato già possibile leggere quanto sarà riportato sulla lastra: «resta la consolazione che qui sia caduto un uomo onesto. Un amministratore coraggioso che stava dando chiari segni di inversione di marcia su certe arroganze consolidate. Un servo della città alle cui leggi non ha voluto disobbedire».
A Piazza Municipio altre due testimonianze. Francesco Tammacco del Carro dei Comici ha letto le parole di Marina Biagi, vedova di Marco Biagi, mentre Daniela Marcone, figlia di Francesco Marcone, ha raccontato la sua esperienza di figlia di una vittima della mafia. Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia, fu assassinato con due colpi secchi e precisi da un killer professionista, componente della “Mafia degli Straccioni” (mafia foggiana) il 31 marzo del 1996 alle ore 19,15 sotto il suo portone di casa. Aveva avanzato una denuncia alla Procura della Repubblica 15 giorni prima di morire per denunciare truffatori ed evasori, nonostante lettere e telefonate minatorie.
Marcone è l’esempio del funzionario che con il suo quotidiano lavoro, senza cedere a lusinghe e corruzioni, denunciando spesso situazioni ambigue, rammenta ai cittadini che la difesa della legalità si attua attraverso l’esercizio delle proprie funzioni.
Dopo questa testimonianza la marcia è proseguita nel centro antico fino a Piazza Catecombe dove Giorgio Latino del Collettivo Dino La Rocca ha ripreso un estratto dell’opera Cose di Cosa Nostra. Sono state menzionate anche due importanti operazioni antimafia, Reset (che cancellò il mercato della droga a Molfetta) e Primavera (avviata nel 2000 per contrastare l’emergenza legata ai traffici del contrabbando di sigarette, ma anche di armi e stupefacenti).
In via Santa Cecilia, prima della conclusione della marcia a Piazza Paradiso, sono stati letti alcuni brani scelti da La bellezza e l’inferno di Roberto Saviano. Denso di riflessioni è stato l’intervento del vescovo di Molfetta, mons. Luigi Martella (foto). «Non chiedete mai agli altri cosa possono fare per voi, ma cosa voi potete fare per gli altri»: il vescovo ha sottolineato l’importanza dei concetti sociali di responsabilità delle proprie scelte e coscienza sociale, basilari per esprimere e concretizzare in modo compiuto la legalità. «Legalità è il rispetto e la pratica delle leggi. È un'esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune»: così la definisce un documento del 1991 della Chiesa italiana. Legalità non sono solo i magistrati e le forze di polizia, ma tutti i cittadini. Legalità è soprattutto corresponsabilità.
 
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Autore: Dora Adesso
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