Recupero Password
Maestre di Molfetta “per le donne” e la “scuola laica” offese da un prete in cattedrale (1907)
15 settembre 2011

Costituitasi la Società Magistrale fra gl’insegnanti primarii di Molfetta, con lo Statuto approvato il 28 gennaio 1904 (pubblicato dalla Tipografia Garibaldi), si tenne il 28 febbraio un Comizio “pro schola” nel vasto salone dell’ex convento di San Domenico (v. Quindici di aprile scorso, pp. 22-23), dove “l’avanguardia dei posti occupati era formata da una fitta barriera delle maestre”, la più autorevole rappresentante delle quali, “da tutti fatta segno a sincera ammirazione per la sua cultura ed ingegno” – scrive il Corriere delle Puglie (=CdP), 1 marzo 1904 –, fu la prof. Rosaria Scardigno. Nel 1904 la Scardigno (n. 1877) dirigeva La voce della donna, una rivista quindicinale, che propugnava “con tanta energia ed efficacia gl’interessi del femminismo”, con “la collaborazione, cui prendono parte le migliori scrittrici d’Italia, sì da rendere questo foglio uno dei migliori che oggi veggano la luce”, scrive il CdP del 21 aprile 1904. Il 28 agosto successivo, La Ragione, settimanale socialista di Terra di Bari, diretto da Giovanni Colella, recensì l’11° numero de La Voce della Donna, “simpatica rivista femminile, diretta con tanto amore da Rosaria Scardigno e Clorinda Marena”, comprovinciale, autrice in precedenza di una raccolta di poesie, Nuvole (Bari 1901) e di un articolo sui fatti successi a Innsbruck contro gli studenti italiani nel 1903, pubblicato nel n.u. Per i fratelli, a cura degli studenti di Bari (v. CdP 12 dic. 1903), al quale partecipò anche il nostro Francesco Carabellese (v. Quindici, nov. 2009, p. 27). La Scardigno si prodigò poi per il voto alle donne, tenendo nel marzo del 1906 una conferenza sull’argomento nella sala del Consiglio comunale di Bari (v. CdP, 19 marzo 1906). Nel capoluogo pugliese la stessa prof. ssa insegnò nella Scuola Normale femminile, dove è ritratta con le sue alunne in alcune fotografie (conservate in Archivio Tipografia Mezzina), pubblicate in M. Iannone e P. Modugno, Formato Margherita, (Mezzina, Molfetta, vol. 1°, 1993 e vol. 2°, 1994), insieme ad un suo raffinato ritratto fotografico, del 1906, qui riprodotto. A Bari fece parte anche, con Clorinda Marena, del Comitato Nazionale Pro Suffragio Femminile sezione di Bari e Provincia, e nel mese di dicembre fu tra i firmatari di un appello alle Donne di Puglia (pubblicato in CdP del 23 dic. 1906) insieme al Carabellese, al prof. Colella, al prof. Ercole Accolti Gil, presidente dell’Associazione Magistrale barese (CdP, 26 aprile 1907) e all’avv. Nicola Bavaro, direttore del quotidiano indipendente di Bari L’Oggi, nel cui n. del 21 giugno 1906 la Scardigno recensì la Rivoluzione francese di Gaetano Salvemini (v. G. Salvemini, Corrispondenze pugliesi, pp. 64 – 66). “Espressione della vostra volontà – si diceva nell’appello alle Donne di Puglia – sia la richiesta del diritto di voto” come “un’affermazione di principio”, per cui il Comitato P.S.F. chiedeva loro di “domandare ai Comuni in cui si era domiciliati, l’iscrizione nelle liste elettorali politiche”, anche se “Noi – dicevano i firmatari - siamo più che certi del rifiuto che vi si opporrà, ma la domanda servirà a sfatare l’opinione che le donne si disinteressano della questione del suffragio, voluta soltanto da poche superdonne.” Un sub comitato della sezione di Bari Pro Suffragio Femminile era attivo anche a Molfetta, dove il 27 gennaio 1907 fu invitato a tenere una pubblica conferenze sul Problema giuridico del voto alle donne “il sig. Sergio Panunzio”, scrive M.D. (in CdP, 31 gen. 1907), che, pur se in città di Sergio Panunzio ce n’erano ben cinque (v. CdP, 25 aprile 1907), è da ritenere per certo il figlio di Vito Panunzio, Sergio (n. 1886), allora studente in legge a Napoli e ricercato conferenziere socialista, sindacalista rivoluzionario e autore del libro Il Socialismo Giuridico, pubblicato a Genova nel 1906 (in copertina 1907). L’adunanza, tenuta nella sala del Consiglio Comunale, fu presieduta dalla maestra elementare “sig.na Facchini”, dice M.D., verosimilmente Facchini Maria Consiglia, nominata dal collega Mauro Altomare tra i maestri di scuola primaria sottoscrittori del suo libro Molfetta nel Risorgimento politico italiano (Bari 1911, p. 4). Prima della conferenza, nella quale il Panunzio trattò “il pro-blema del voto alle donne - così complesso - dal solo punto di veduta giuridico, e dal punto sociale, psicologico, dal quale punto egli - scrive M. D. - è contrario al femminismo”, il giovane avv. Domenico Carabellese, autore in quegli anni del corposo saggio Sistema di un diritto civile dei Comitati (Milano 1908) e di una recensione al Socialismo Giuridico di Sergio Panunzio su “Italia Moderna” del 10 nov. 1906, “sfiorando l’argomento constatò il rifiuto del presidente del Tribunale di Trani a voler rilasciare a una ventina di donne molfettesi i certificati penali” con i quali esse avrebbero dovuto fare domanda nelle liste elettorali, come avevano richiesto i firmatari dell’appello innanzi detto. Presentato dal consigliere provinciale dott. Mauro de Nichilo, Sergio Panunzio tenne poi la sua conferenza, al temine della quale fu votato alla unanimità un telegramma, presentato dall’avv. Carabellese, “plaudente all’opera spiegata per il diritto elettorale alle donne dall’on. deputato Roberto Mirabelli, repubblicano, da lasciare, secondo Gaetano Salvemini “solo soletto ad almanaccare sul voto alle donne che oggi – egli scirve nel 1906 – in Italia non avrebbe il consenso neanche delle donne” (G. Salvemini, Il ministro della mala vita, ed. Feltrinelli, p. 70), per il voto alle quali invece, nella tornata del 25 febbraio 1907 alla Camera, dove fu presente lo stesso Mirabelli (v. CdP 26 feb. 1907), il governo del presidente Giolitti assunse l’impegno di esaminare in quale misura potesse accordarsi alle donne almeno il voto amministrativo, nominando una commissione nel mese di maggio (v. CdP, 21 maggio 1907). All’adunanza di Molfetta, il Comitato P.S.F. di Bari inviò una lettera al dott. De Nichilo in cui dolendosi di non essere intervenuto al comizio perché non avvisato in tempo, mandò la sua adesione “ con la sicurezza che in Molfetta si operi – dice la lettera – con efficace e sano risveglio femminista”, a pro del quale la stessa Maria Facchini, il 18 marzo 1910, per il ciclo delle conferenze pedagogiche didattiche volute a Molfetta dell’Ispettore scolastico circondariale prof. Gennaro Arcella, terrà una conferenza sul tema Della educazione della donna nelle presenti condizioni (v. CdP, 20 marzo 1910), in cui propugnerà la ginnastica come “necessaria alle donne di domani”. La Scardigno, da parte sua, partecipò insieme con la Marena al Congresso Magistrale Regionale Pugliese che si tenne a Bari il 29 agosto 1907 (v. CdP, 30 agosto 1907), dove fu approvato un suo ordine del giorno “ contro i fatti raccapriccianti degl’ istituti clericali, propugnando caldamente la scuola laica”, della quale era fautore a Molfetta anche il Direttore Didattico Saverio de Candia, pur essendo sacerdote, che discorrendo sul tema “addimostrò che la scuola doveva essere laica perché discutendosi in essa sulla scienza, questa non è dommatica ma essenzialmente laica” (v. CdP, 25 maggio 1911). Avverso alla scuola laica e alle maestre femministe si mostrò invece un prete quaresimalista di Portici, Giovanni Galdi, il quale la sera del venerdì 8 marzo 1907 nella cattedrale di Molfetta, “al termine del suo ciclo di conferenze, dopo aver spezzato una lancia spuntata in favore dell’istruzione religiosa, si scagliò contro la scuola laica e rivolse una balorda apostrofe alle nostre insegnanti elementari, chiamandole civette e sgualdrine”, scrive nelle sue prime corrispondenze (sul CdP del 10 marzo 1907) il giovane Leonardo Azzarita (n. 1888), allora studente a Bari dove ebbe Francesco Carabellese prof. di storia al primo anno dell’Istituto Superiore di studi economici e commerciali, prima di trasferirsi a Ca’ Foscari in Venezia, come egli ricorda nel 50° della morte del Carabellese (in La nostra Molfetta, sett. 1959, p. 2). Proteste cittadine contro il prete Alle villanie del Galdi, un Gruppo di cittadini protestò pubblicamente con una Lettera aperta al Quaresimalista, qui fotoriprodotta per gentile concessione della Biblioteca Comunale “G. Panunzio” di Molfetta (dove si conserva in Misc. 11/50). Un altro manifesto, anch’esso “veemente senza però scendere fino alla bassezza a cui arrivò il quaresimalista nell’insultare le maestre” - scrive l’Azzarita (in CdP, 11 marzo 1907) - fu distribuito a firma della Società Magistrale, che per altro aveva secondo lo Statuto (p.7), il Consiglio direttivo formato per metà (2 su 4) da maestre, le prime delle quali, come riferito dal CdP del feb. 1904, furono Nicoletta Labianca e Isabella Gadaleta. Anche il Sindaco Vito Balacco e il delegato di P.S. protestarono con due lettere scritte al vescovo Pasquale Picone, mentre le insegnanti si recarono dallo stesso delegato per protestare contro l’insulto, decidendo di riunirsi l’indomani per decidere sui modi e sui mezzi opportuni di protesta e d’impedimento a che simili cose più non avvenissero (CdP, 10 marzo 1907). La domenica 10, quando “il quaresimalista doveva parlare ancora dal pergamo, molti cittadini e maestre e anche la parte più intellettuale e più dignitosa della cittadinanza – scrive l’Azzarita in CdP dell’11 – gremivano la parte anteriore della cattedrale, pronti a rimbeccare – pure affrontando il furore dei fanatici – il prete se avesse menomamente fatto allusione e confermato le sue parole”. Assisteva con un apparato di forze il delegato Mazzucca (morto in modo straziante nel luglio 1909 (v. CdP del 9,10 e 12 luglio 1909) e ricordato sul loculo nel cimitero di Molfetta dalla moglie Antonetta Nisio e dai figli Fernando e Carolina), al quale delegato “noi - scrive l’Azzarita - dobbiamo dire parole d’elogio per essersi opportunamente interessato presso il nostro vescovo per far richiamare il prete di Portici, che salito sul pergamo ritrattò completamente fra il mormorìo degli intervenuti le sue offese alle maestre elementari, ubbidendo così, disse lui, al richiamo del vescovo. (A riguardo del vescovo non è stato possibile consultare il Registro dei predicatori sotto il presulato di mons. P. Picone, perché mancante nell’Archivio Diocesano di Molfetta nella collocazione 11/bis inventariata in Archivio Curia Vescovile, seconda sezione, vol. 3, pag. 19). In seguito a questa pubblica ritrattazione, venne meno la querela che stava per sporgere la Sezione Magistrale cittadina che aveva rivolto un ricorso al direttore “filosofo cristiano” Saverio de Candia,il quale in questa faccenda “si comportò con dignità encomievole - scrive Azzarita -, sostenendo, lui prete, le maestre elementari di cui era il beneamato capo”. Iniziative del Comitato anticlericale cittadino Contro gli insulti del Galdi, anche il locale Comitato permanente anticlericale fece affiggere un manifesto – scrive l’Azzarita – “intitolato Al prete di Portici, in cui rivolse aspre parole di rampogna al quaresimalista in nome dell’Italia laica e dell’ avvenire umano”. Esso poi la domenica delle Palme (24 marzo) pubblicò un numero unico intitolato il Pensiero Laico, che fu accolto - scrive ancora l’Azzarita - con favore dalla cittadinanza “con la speranza in un’azione continuativa e dignitosa” (CdP, 2 aprile 1907). Il Comitato successivamente si espresse sul carattere laico della scuola con un comizio, tenuto, il 18 agosto “nell’atrio di Santa Teresa”, dal prof. Giovanni Colella, il quale “dopo aver parlato del passato ignomignoso di violenze e di intolleranza della chiesa – riferisce l’Azzarita – tratteggiò il momento attuale”. Al termine della conferenza il Comitato anticlericale propose un ordine del giorno col quale “la cittadinanza molfettese: affermava il carattere assolutamente laico delle istituzioni statali, che non dovevano essere vilipese e prostituite da una politica ambidestra; affermava l’urgente necessità di laicizzare la scuola e di escludere il prete dall’insegnamento, nonché di sottoporre ad un’inchiesta seria ed illimitata tutti gli istituti di educazione, d’istruzione, assistenza e ricovero, e beneficenza di carattere confessionale; ed invocava dal governo una politica anticlericale che rivendicasse la dignità delle nostre istituzioni, e attuasse la più scrupolosa applicazione delle leggi, e in particolare modo di quelle sulle congregazioni religiose” (CdP 19 agosto 1907).

Pasquale Minervini
Centro Studi Molfettesi

Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet