Luce e Vita, 90 anni di storia e un futuro tutto da migliorare
Il settimanale diocesano “Luce e Vita” festeggia quest’anno il suo novantesimo compleanno; per l’occasione, l’Auditorium del Museo Diocesano ha ospitato un convegno storico, moderato da Luigi Sparapano, con ospiti Marco Ignazio de Santis, Francesco Zanotti presidente della FISC (Federazione italiana dei Settimanali Cattolici), il vescovo mons. Luigi Martella, editore del settimanale e Vito Nicola Ottombrini come rappresentante del Comune di Ruvo. Perché questo anniversario non sia solo occasione per un ricordo nostalgico del passato, come afferma il suo attuale direttore editoriale, “Luce e Vita” guarda anche al futuro, avendo rinnovato la propria veste grafica dall’inizio dell’anno e collaborando con le scuole per dei laboratori di giornalismo e per avvicinare i ragazzi ad una scrittura giornalistica; “Luce e Vita”, inoltre, si è arricchito dell’inserto bimestrale “Luce e Vita Ragazzi” per avvicinarsi ancora di più ai giovani e un altro passo verso il futuro è stata l’inaugurazione di un portale per tutte le parrocchie della diocesi, dove sarà possibile scambiare idee e progetti. Tante iniziative volte al futuro, insomma, per non sottovalutare il valore mediatico e l’importanza pastorale di questo strumento di comunicazione fondato nel 1924 da Pasquale Gioia. Ma i novant’anni di “Luce e Vita” significano anche tanta esperienza maturata alla luce di molti avvenimenti storici, come ha ricordato nella sua relazione Marco Ignazio de Santis, illustre collaboratore di “Quindici”. Già nel 2004, in occasione dell’80° anniversario della nascita del settimanale, lo storico de Santis aveva tenuto una relazione sulla storia di “Luce e Vita” che si era arrestata verso la fine degli anni Settanta e, in questa occasione, ha rinnovato il suo impegno riprendendo il filo della sua minuziosa ricostruzione storica dal 1982 fino ai nostri giorni. Dalla sua ricostruzione storica emerge davvero il modo in cui le pagine di “Luce e Vita” non siano rimaste mute nei confronti delle condizioni disagiate delle classi sociali più deboli, ma, anzi, si siano contraddistinte per un crescente interesse nei confronti di tematiche sociali e politiche, non ignorando nemmeno eventi drammatici della storia della nostra città, come l’uccisione del sindaco Gianni Carnicella. Nel volgere progressivamente lo sguardo verso il territorio diocesano e molfettese in particolare, le pagine di “Luce e Vita” hanno assorbito il messaggio di pace, povertà e aiuto verso i più deboli trasmesso dal vescovo don Tonino Bello, che voleva a gran voce una chiesa locale volta ad un impegno profondo e totale per il benessere della vita sociale e politica della città. Sulle pagine di “Luce e Vita” degli anni coincidenti con il vescovado di don Tonino, dal 1982 al 1993, come messo in luce dalla relazione di Marco de Santis, prendevano forma le diverse sfumature del suo impegno religioso e spirituale: sia in quanto autore della poesia “Un’ala di riserva” e dunque come vescovo che aiutava i gruppi sociali più disagiati: bambini privi di istruzione, anziani, tossicodipendenti, poveri e bisognosi; sia come sostenitore della Pace, in un momento storico in cui, ormai estintosi il clima di tensione della Guerra Fredda, si apriva purtroppo un altro fronte: la Guerra Iran-Iraq. Il messaggio ‘evangelicamente pacifico’ propugnato da don Tonino, che tuttavia fu spesso confuso come ‘politicamente pacifista’, riuscì anche ad inserirsi nel più vasto dibattito sul pacifismo italiano negli anni Ottanta. Nel corso del tempo, la redazione di “Luce e Vita” vede succedersi diversi direttori, tra cui don Leonardo Minervini, don Gino Samarelli, Renato Bruccoli, il primo direttore laico, e don Mimmo Amato e la redazione si è arricchita di nuove leve, come Guglielmo Minervini, Elvira Zaccagnino e lo stesso Luigi Sparapano. Oggi “Luce e Vita”, dall’alto delle sue 2000 copie alla settimana e delle sue 12 pagine a colori, distribuite in tutte le parrocchie della diocesi, può ambire a guardare con parità crescente il suo impegno con quello di un giornale locale; è quanto afferma con forza Francesco Zanotti presidente della FISC, perché “non esiste un albo dei soli giornalisti cattolici” e un giornalista che sceglie sapientemente di intrecciare questo mestiere con la sua professione di fede in Dio, può solo cercare di restituire attraverso il suo impegno, tutto ciò che sente gli è stato donato dall’alto e che non sarà mai in grado di restituire integralmente e allo stesso modo, “scrivere di ciò che ci circonda e che pure non vediamo, volgere la propria attenzione verso gli uomini, in ognuno dei quali risiede l’immagine di Dio, e non semplificare o banalizzare una realtà complessa per trarne delle notizie vendibili”. In questo senso, afferma Zanotti, “Luce e Vita dev’essere fatto non bene, ma stra-bene! Fino a non dormirci la notte”. Dopo l’incisivo intervento del presidente della FISC, il convegno è stato concluso dalle parole del vescovo don Luigi Martella, il quale ha ammesso il suo pizzico di orgoglio verso “Luce e Vita”: il più antico in Puglia, che incontra ‘rivali’ solo nel Norditalia. “Siamo una coscienza vigile e critica, attenta alle straordinarie ricchezze del nostro territorio; senza buonismo ecclesistico, amiamo anche il pluralismo”, ha affermato il vescovo, ricordando anche le parole di Papa Francesco, che riportano l’attenzione sulla comunicazione come ‘cultura dell’incontro’.