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Lo scandalo di Piazza Paradiso Addio parcheggio, torna il mercato. Denuncia di Rifondazione
15 dicembre 2003

Non è la prima volta che “Quindici” si occupa di piazza Paradiso. E, date le continue vicissitudini che l'attraversano di anno in anno, dubitiamo che sia l'ultima. Proviamo a ripercorrere le tappe recenti di questa vicenda in modo da individuare i problemi, le inquietudini e le proposte attorno alla sua utilizzazione. Cos'era piazza Paradiso In pochi sanno che tale piazza, prima che il basolato la riducesse (il termine non è spregiativo) allo stato attuale, presentava piscine che servivano a raccogliere l'acqua piovana quando i rubinetti erano ancora oggetti sconosciuti ed era affiancata da cisterne di cui si faceva uso per conservare olio. Coperto il sottosuolo con la pietra, lo spiazzo aveva assunto le sembianze attuali; e ad esso era stato riconosciuto un posto tra i luoghi degni di tutela storico-ambientale, se è vero che piazza Paradiso fa parte della “Zona A1” al pari del Centro storico. Possibili solo interventi leggeri, dunque, al massimo di “manutenzione”. La sua degenerazione Ma una “terra di nessuno” era destinata a trovare nell'immediato un padrone. Ed era così che i commercianti di frutta, verdura e pesce avevano pensato bene di “colonizzare” la piazza facendone sede sì di un mercato florido e conveniente (i prezzi erano i più bassi di tutta la città), ma anche di un vivaio di sporcizia e cattivi odori (come è fisiologico in un'area mercatale). Con buona pace dei residenti: i frastuoni (fisiologici anch'essi) in piena notte, quando l'attività lavorativa dei fruttivendoli e pescivendoli incominciava, e l'aria maleodorante spingevano i più ad etichettare il punto come territorio di “serie B”. Incuria e desolazione facevano il resto. La criminalità notturna, d'altro canto, fioriva e si sviluppava a ritmi sostenuti. Il mercato non s'ha da fare, anzi sì La magistratura, sollecitata, si interessava del caso e disponeva (siamo nel '92) lo sgombero: piazza Paradiso ritornava pulita e libera. Non definitivamente, però. Perché la commissaria straordinaria Bellomo, con una delibera del 29/3/2001, rientrante nel piano triennale di opere pubbliche, ne prospettava un nuovo assetto: ventisette posti auto interrati a rotazione e venti box in superficie da destinare a… mercato! Il 29 giugno dello stesso anno giungeva la proposta di project financing (che comprendeva anche la costruzione di parcheggi interrati in via Cavallotti) a nome della impresa Samarelli Luigi. L'Amministrazione condivide il progetto Avrebbe potuto declinare l'invito e lasciar cadere il progetto. Invece la attuale Amministrazione decideva, a fine ottobre, di proseguire in quel senso affidando i lavori a Samarelli a fine 2002. Senza, ancora una volta, consultare chi attorno alla piazza vive ogni dì, tanto da spingere gli estenuati abitanti della zona a costituire un Comitato di quartiere il quale, con la collaborazione del consigliere di Rifondazione Comunista Antonello Zaza (autore in quel frangente di una interrogazione consiliare), partì al contrattacco con due lettere (dirette a sindaco e impresa) con le quali si diffidava l'impresa dall'iniziare i lavori. I danni alla statica degli edifici (oltre che alle piscine sotterranee, di notevole interesse artistico) erano ulteriori ragioni, insieme quelle prettamente igenico-sanitarie, a favore del “blocco” delle operazioni. Scadono i termini, partita chiusa Ancora un suggerimento di Zaza, nel febbraio 2003, provava a convincere la Giunta a mutare la propria opinione: il termine perentorio (31/1/2003) per la presentazione dell'asseveramento del piano economico-finanziario relativo al progetto che l'impresa Samarelli avrebbe dovuto presentare era scaduto. Di conseguenza il Comune avrebbe potuto incamerare la cauzione di circa 60 mila euro ed interrompere la “collaborazione” con l'impresa appaltante. Come dire: la botte piena (le casse comunali rimpinguate) e la moglie ubriaca (accontentati i promotori del Comitato). Ed un parere legale richiesto dall'assessore competente confermava, peraltro, le tesi di Zaza. L'Amministrazione chiudeva la partita dando mandato ai suoi uffici di incassare la cauzione. Ma poteva il discorso dirsi completamente chiuso? Arriva una nuova tegola Non è mistero che attorno a piazza Paradiso ruotino forti interessi economici, e che tra la maggioranza ci sia qualcuno che se ne faccia portatore, come promesso in campagna elettorale. Ecco giustificato allora il progetto che il nuovo piano delle opere pubbliche approvato nel novembre scorso prende in considerazione: nessun parcheggio ma solo… mercato! Siamo al punto di partenza. L'ennesimo tentativo di fiaccare la resistenza degli abitanti? Non la daremo vinta Macchè! I residenti si attivano (e giungiamo all'attualità) con una serie di iniziative: una petizione con un migliaio di firme da presentare al Sindaco (il quale ha già ricevuto i rappresentanti del Comitato nel gennaio 2003) nel volgere di uno o due mesi, lavori di raccolta dati e monitoraggio del traffico per individuare la soluzione migliore, proposte che vanno dalla chiusura alla circolazione delle auto della fascia stradale che circonda la piazza della discordia a quella di dotare di fontana e verde il largo. O di lasciarlo (vedi piazza Catuma ad Andria) così com'è, libero e spazioso: sarebbe, per qualcuno, proprio in questo la sua bellezza. Una storia lunga e irrisolta, insomma. Senza dimenticare le legittime aspettative dei commercianti di frutta, verdura e pesce, i quali, come logico, badano agli affari prima ancora che alla pulizia. I cittadini, invece, tengono di più alla seconda. E non è facile dar loro torto. Eugenio Tatulli
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