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Lillino Di Gioia interviene sulla nuova Villa Comunale di Molfetta “Classico esempio di come dilapidare denaro pubblico in maniera sciagurata”
21 giugno 2007

MOLFETTA - Non smette di far discutere l'inaugurazione della Villa Comunale di Molfetta, riaperta sabato scorso ai cittadini, dopo quasi due anni di lavori di ristrutturazione che ne hanno modificato in gran parte l'aspetto. A prendere la parola, questa volta, è Lillino Di Gioia, candidato sindaco del centrosinistra alle scorse elezioni amministrative e consigliere comunale di opposizione, che, con un manifesto pubblico affisso in città, ha pesantemente criticato l'operato dell'amministrazione comunale su questa vicenda, lamentando inefficienze e sperpero di denaro pubblico. “Dopo tre anni dall'approvazione del progetto – scrive Di Gioia – dopo errori madornali nelle procedure per ottenere finanziamenti dalla Regione, dopo 2 anni di chiusura, si assiste alla farsa della inaugurazione di una struttura incompleta e per la quale sono stati spesi circa 1,5 milioni di euro (circa 3 miliardi di vecchie lire), per peggiorare la situazione”. Il consigliere comunale di opposizione denuncia quella che – a suo dire – sarebbe una “assurda dimenticanza” dell'amministrazione comunale e cioè il fatto che “solo dopo 3 anni viene avviato il progetto per ottenere dalla Sovrintendenza l'autorizzazione per il restauro del monumento ai caduti di G. Cozzoli”, paventando anche il rischio che la Villa possa essere chiusa nuovamente per consentire i lavori di recupero dell'opera. Ma l'ex candidato sindaco del centrosinistra ce ne ha anche per il gazebo, abbattuto senza che si sia pensato a sostituirlo, “impedendo qualsiasi manifestazione musicale o di altro tipo”, e per la nuova (contestata da più parti, per la verità) pavimentazione definita “inidonea e non rispondente ai migliori criteri di funzionalità”. Infine Lillino Di Gioia conclude il suo manifesto definendo tutta l'operazione di ristrutturazione della Villa Comunale come un “classico esempio di come dilapidare denaro pubblico in maniera sciagurata”. “Ed hanno pure la faccia tosta di inaugurarla!”.
Autore: Giu. Cal.
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Sabato scorso, prima di ripartire per Genova, per favorire il ristoratore ricordo dei luoghi cittadini al mio rientro al nord, ho percorso, da vagabondo urbano "flaneur", un lungo tratto del lungomare, sono passato fugacemente dal centro storico (i miei hanno una casetta in via Amente dove vivevano i nonni paterni), ho visitato il Duomo, lo spazio retrostante verso il mare e ritornando indietro lungo via Dante, non ho resistito e pigro anche nella pigrizia, ho partecipato all'inaugurazione della Villa Comunale dispiacendomi molto per non essere riuscito ad ascoltare il concerto dei musicisti del gruppo Capotorti (il mio treno partiva alle 20). Credo che, al momento, ci sono poche parole che spiegano e unificano i pensieri, le speranze, le angosce di una quantità crescente di cittadini attivi, creativi e critici sulle questioni quotidiane della nostra città che non si lascia controllare da nessuno, accetta di essere servito con efficienza, restituisce attenzione e rispetto, non pensa in termini economici (per fortuna) ma va ascoltato e il suo fondamentale suggerimento agli amministratori è chiaro: cercate la qualità migliorando servizi fruibili e utilizzati dalla collettività ma con l'obiettivo di farli funzionare su misura. Mi spiace aver constatato che le nuove panchine sono state previste per l'inaugurata Villa e oggi, inaugurando l'estate, latitano sul lungomare; seguendo una scelta di arredo urbano più “casual” e austera può restare il muretto, “facente funzione d'appoggio”, ma non dovrebbero restare i fatiscenti schienali delle residue panchine. Mi resta un'idea/utopia; visto che il gioco più popolare del momento si chiama fuga dalla nostra deregolamentata e individualizzata società di consumatori (le vacanze programmate a breve ne rappresentano il suo unico e temporaneo sostituto disponibile), alle nostre preoccupazioni e a tutti i nostri sforzi non rimane altro che, al contrario, concentrarsi e diventare più seccanti, scomodi, fastidiosi e arrivare senza preavviso. La loro sgradevole capacità di apparire da molte direzioni porrà gli amministratori nelle condizioni di difendersi e rispondere positivamente ai bisogni. Non c'è da stupirsi se anche loro, sindaco in testa, sognano una città senza problemi, regolare, prevedibile e non indecifrabile. Detto in due parole, desideriamo tutti una Città affidabile, in cui ci si possa fidare e vivere sicuri ma ad ognuno il suo; il "countdown" del nostro "modus vivendi" in questa "società liquida", come spiega l'autorevole e acuto sociologo Bauman, è iniziato.

a me non interessa che lillino sia di destra o di sinistra, se ha fatto perdere il cen-sin a molfetta o meno. Sò però che in parte le osservazioni di questo signore sono condivisibili e pertinenti. Voto a sinistra ma penserei la stessa cosa se ad inaugurare la villa ci fosse stato un uomo di sinistra, anzi forse lo avrei criticato ancora di più. Ieri passeggiavo in questo spazio e ho sentito una signora (vox populi) che ha dato la migliore definizione di quest'opera(???): una semplice lavata di faccia!! (detto in dialetto rende meglio, non credete??). Ormai la colpa è nostra, di sinistra e di destra, polli a cascarci in questa contrapposizione sterile che fa il gioco di chi progetta e realizza opere pubbliche (sono sempre gli stessi)con i nostri soldi. Siamo abituati ai cattivi progetti, al brutto ma necessario, manca il coraggio di osare, di cambiare, di provocare la reazione dei molfettesi con progetti coraggiosi. A noi basta che ci abbiano restituito le panchine, la villa; non siamo abituati a valutare a vedere a confrontare. Ieri lo spazio giochi era da panico, calca di bimbi e genitori a castello eppure, non sono un tecnico, non era possibile pensare a degli spazi più grandi per i giochi, non vi pare? La scusa dei soldi non tiene, già in passato questo spazio era insufficiente, non si poteva fare meglio? La pavimentazione in pietra presenta già diverse parti sconnesse, lo stemma comunale è un pugno negli occhi, troppo grande secondo me, insomma, aspettare 2 anni, spendere 1,5 milioni di euro per avere questo risultato, che ne dite ci accontentiamo (come sempre) o visto che i soldi sono nostri pretendiamo? Mola di Bari, Bisceglie, Andria ecc.ecc. hanno in passato e nel presente spesso utilizzato lo strumento dei concorsi nazionali per progettare gli spazi cittadini, perchè Molfetta deve essere sempre gestita dagli stessi tecnici dei quali peraltro non ci viene in mente niente di meritevole se guardiamo la nostra città? Un piccolo esempio: spostatevi di 5 chilometri, andate a Giovinazzo e nei pressi della stazione a sinistra troverete un parco che sembra inverosimile: campi di bocce, giochi diversificati per età, tavoli da ping-pong ecc.ecc. Impariamo a pretendere, siamo noi ad eleggere gli amministratori, senza il nostro consenso non sono nulla, pretendiamo una città migliore che non sia solo e soltanto il maledetto PORTO!. Grazie.

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