Lillino Di Gioia commenta il voto: “Troppo tempo perso dopo le primarie”
E aggiunge: “La coalizione dimostra di non essere radicata in tutti i contesti sociali della città”
MOLFETTA - “Il ritardo accumulato all'indomani delle primarie è stato estremamente deleterio”. Parte da lontano, da quel 4 dicembre del 2005, giorno in cui elettori e simpatizzanti del centrosinistra furono chiamati a scegliere chi avrebbe dovuto rappresentarli alle consultazioni amministrative, l'analisi di Lillino Di Gioia sulle ragioni della sua sconfitta al ballottaggio. E così, nell'intervista concessa a Quindici (in edicola tra pochi giorni), di cui anticipiamo qualche stralcio, il candidato sindaco dell'Unione torna con la memoria al lungo e travagliato periodo che portò, solo dopo quasi due mesi, al definitivo riconoscimento della sua candidatura da parte delle forze politiche che alle primarie presero parte: “I cittadini – continua Di Gioia – avrebbero voluto vedere la nostra coalizione compatta e coesa, ed invece hanno dovuto assistere a qualcosa di molto diverso. E' indubbio che questo ha creato parecchi disagi ed il clima essenziale per far partire la campagna elettorale nel modo giusto ha stentato a manifestarsi”.
Ma le valutazioni di Lillino Di Gioia interessano anche un altro elemento più squisitamente politico, il mancato radicamento sociale della sinistra in questa città: “La coalizione evidenzia ancora una debolezza endemica che non gli consente di essere presente in tutti i ceti sociali della città. Questo è un grosso limite soprattutto per la sinistra che è del tutto assente in determinati contesti sociali come la 'geografia' del voto in città evidenzia con chiarezza. Il fatto che la sinistra trovi enormi difficoltà ad ottenere consensi nei quartieri di Ponente è un fattore che deve preoccupare molto. Manca un vero e proprio radicamento sul territorio della sinistra. Dai dati si evince chiaramente che la Margherita e le altre forze politiche che si riconoscono in un'area di centro raccolgono, insieme, i due terzi dei consensi complessivi della coalizione. Tutti i partiti di sinistra appena un terzo. E' ovvio che così non si può andare lontano dal momento che la coalizione è fortemente sbilanciata”.
Sull'accordo con Tommaso Minervini e le sue liste, stipulato tra il primo e il secondo turno, Di Gioia non ha dubbi: “Lo rifarei certamente. Quello è stato un passaggio importante ed obbligato sotto un duplice aspetto: elettoralmente ci metteva nelle condizioni di poter competere con il centrodestra (sebbene mi aspettassi un contributo maggiore), e politicamente ha segnato la ricomposizione della frattura esistente da anni all'interno del centrosinistra di questa città. E' da qui che la coalizione deve ripartire per guardare con fiducia al futuro”.
Ma sul ballottaggio Lillino Di Gioia non può esimersi dal fare una constatazione amara: “La verità è che tra primo e secondo turno la nostra coalizione si è seduta. Mentre il centrodestra cresceva in impegno, noi crescevamo in disimpegno. Io non ho visto, tranne rare eccezioni, il centrosinistra mobilitato in maniera convinta in vista dell'appuntamento dell'11 e 12 giugno. E' mancata la capacità organizzativa per dare la spinta finale. Questo probabilmente ha fatto la differenza”.
A proposito di futuro, l'ormai ex candidato sindaco dell'Unione resterà in Consiglio Comunale a fare opposizione? “Al momento non lo so, – risponde – vedremo. Farò tutte le valutazioni del caso e deciderò”.