Dal servizio di nettezza urbana ai problemi strutturali che stanno segnando la vivibilità del Comune di Molfetta. Dalle lacune urbanistiche al degrado dell’agro e alla lottizzazione del litorale molfettese. Queste le coordinate dell’intervista di Quindici a Cosimo Roberto Sallustio, presidente del Circolo di Legambiente Molfetta, a Massimiliano Piscitelli e all’avv. Rosalba Gadaleta, entrambi di Legambiente Molfetta. Una panoramica a 360° sul Comune di Molfetta sul suo territorio disastrato e degradato, con le soluzioni e i suggerimenti proposti da Legambiente. PULIZIA CITTÀ & AGRO Quali misure il Comune di Molfetta potrebbe mettere in pratica per potenziare il servizio di nettezza urbana? PISCITELLI: «Molfetta è stata una delle prime città in Puglia ad avviare 15 anni fa la raccolta differenziata. Oggi, purtroppo, il servizio sconta una serie di debolezze e di arretratezze che meritano di essere approfondite. Se osservassimo un grafico sull’andamento della raccolta differenziata nell’ultimo decennio, sarebbe evidente la tendenza negativa a partire dal 2011, nonostante gli ottimi risultati raggiunti negli anni precedenti. È evidente che il modello di prossimità del Comune di Molfetta, caratterizzato da cassonetti stradali, non riesce più a sfondare, perché assolutamente inadeguato. Per di più, alimenta la sporcizia in prossimità dei cassonetti, favorisce il proliferare di animali, come i topi e, dunque, non consente di raccogliere un rifiuto pulito. Di conseguenza, oltre l’attuale media del 30%, non è possibile andare. L’alternativa è il “porta a porta”. Secondo me, la futura amministrazione comunale deve rinnovare il capitolato d’appalto nei confronti dell’ ASM, con nuove direttive e un corrispettivo adeguato al servizio, considerando anche l’espansione urbanistica della città. Tra l’altro, il Comune di Molfetta può partire con un nuovo servizio nell’arco di pochi mesi, a differenza di altri Comuni che devono bandire una gara per individuare un soggetto esterno». Ci sono delle misure con cui la media percentuale del 30% di raccolta differenziata, registrata nel 2012, possa avere una resa economica per il comune di Molfetta, anche a fronte di un impianto di stoccaggio che accoglie milioni di tonnellate di rifiuti, anche provenienti da altri Comuni limitrofi? PISCITELLI: «I punti di forza a Molfetta sono una consolidata propensione a una corretta gestione dei rifiuti e la disponibilità di 3 impianti sul territorio comunale. Occorrerebbe, però, una maggiore cura del servizio, ma questo non può non passare da una gestione attenta del capitolato di servizio. In sostanza, è opportuno da una parte verificare che il servizio sia svolto secondo quanto previsto dal contratto, da altra parte adeguare anche il contratto ai tempi». Oltre al centro urbano, l’agro è stato trasformato in una discarica a abusiva cielo aperto. Secondo Legambiente, quali misure possono essere applicate per sanare questa problematica? SALLUSTIO: «Durante il periodo estivo, si attiva una raccolta particolare sulla costa. Una squadra dell’ASM ogni mattina frequenta i tratti della spiaggia libera più interessati dalla popolazione e, in qualche modo, garantisce un certo decoro. Purtroppo, ci sono altri 9 mesi dell’anno in cui la gente frequenta le campagne sia per svago che per lavoro. Vista la forte urbanizzazione, è immaginabile che ci sia un abbandono di rifiuti di vario genere e che, quindi, questa problematica possa essere affrontata con un serio piano che preveda una raccolta sistematica e turnata». LITORALE MOLFETTESE Nell’ottobre 2011 la Regione Puglia ha approvato il Piano Regionale delle Coste. Secondo l’art.4 della Legge Regionale 17/06, entro 4 mesi dall’approvazione del PRC, la Giunta comunale deve adottare il Piano Comunale delle Coste, adeguandosi poi all’iter burocratico di approvazione. È passato quasi un anno e mezzo e Molfetta non ha ancora un piano comunale. Quanto pesa l’assenza di un Piano delle Coste sulla tutela del litorale molfettese, di fronte a una lottizzazione già avviata? PISCITELLI: «Sono passati 10 anni da quando Legambiente nel 2003 presentò uno studio sulle coste molfettesi, rappresentando una realtà abbastanza significativa: di tutto il litorale molfettese, lungo 11 km, ci sono 3cm di spiaggia libera per ogni cittadino. All’epoca, Legambiente si oppose anche al Piano redatto dal Comune, perché legato all’idea di privatizzazione della costa. Lanciammo anche una petizione con altre associazioni, raccogliendo 2.500 firme circa. Oggi, abbiamo il litorale di Ponente scarsamente fruibile per la presenza dello scarico dei reflui a mare. A Levante, invece, un dilagare di concessioni rilasciate ai privati e poche spiagge libere e mal attrezzate, prive anche dei servizi di sicurezza e vigilanza ai bagnanti. Il servizio spiagge che il Comune, talvolta con finanziamenti di Regione o Provincia, attiva, ma è assolutamente insufficiente per assicurare una balneabilità dignitosa e decorosa alla popolazione. Ecco perché il Piano delle Coste è assolutamente urgente. Quello che chiediamo alla prossima amministrazione è di impegnarsi in una gestione più equa e più sostenibile di tutta la costa, elaborando un progetto complessivo di riqualificazione costiera che non prescinda dalla riqualificazione del tratto di Ponente». LACUNE URBANISTICHE Numerose sono le lacune paesaggistiche e urbanistiche a Molfetta. Tra queste, oltre all’assenza della mobilità sostenibile, la cementificazione delle lame. È possibile porre un argine all’espansionismo edilizio a Molfetta, pensando anche alla redazione del prossimo Piano Urbanistico Generale? SALLUSTIO: «Molfetta, con le sue 40mila autovetture, ha una situazione particolarmente pesante, con problemi di parcheggio e circolazione. Tra l’altro, il problema del traffico è stato già affrontato con il forum Agenda 21. Del resto, il Piano del traffico, approvato nel 1999, ma mai applicato, prevedeva una rivoluzione completa dei sensi unici, un alleggerimento del passaggio degli autobus, dei camion e dei mezzi pesanti. Oggi, però, la situazione è cambiata, soprattutto per l’espansione urbanistica della città. Non è stato pianificato uno sviluppo alternativo al traffico veicolare privato e, quindi, Molfetta è oggi priva di sistemi di viabilità alternativi, come le piste ciclabili. È necessario rivedere quel Piano del traffico, iniziando ad abbozzare una progettualità per le piste ciclabili. Inoltre, ciò che deve cambiare è l’educazione civica. Per questo motivo, credo sia opportuno non solo redarre il nuovo strumento urbanistico, ma anche programmare e lanciare una grossa campagna di educazione civica del cittadino». PISCITELLI: «Negli ultimi dieci anni abbiamo perso un’occasione strepitosa, perché tutta la fase della nuova espansione non è stata gestita in modo da avere una città intelligente, capace di creare mobilità sostenibile, nonostante la normativa ne prevedesse l’introduzione. Lo stesso Piano Strade dell’amministrazione Azzollini non ha incluso, per esempio, le piste ciclabili. Noi adesso ne paghiamo le conseguenze». LAME & PAESAGGIO Di fronte alla cementificazione delle lame e del territorio rurale, come il Circolo di Legambiente intende ripensare le regole dell’urbanistica del Comune di Molfetta? ROSALBA GADALETA: «Legambiente Molfetta, dopo la sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, ha provato a ragionare, anche con i cittadini, su un ridimensionamento del consumo del suolo nel rispetto delle peculiarità ambientali. Lo stesso attuale Piano regolatore, per quanto rispondente ad un modello avanzato, è sovradimensionato rispetto alle necessità urbanistiche locali. Il PUG, ad esempio, si sofferma sulle invarianti strutturali, elementi su cui l’edilizia non deve intervenire, salvaguardando le aree ambientali, storico-archeologiche e culturali. Stiamo, perciò, provando a porre le basi per un nuovo ragionamento anche se il Piano regolatore ha degli aspetti di mancata attuazione per quanto riguarda i servizi e per alcuni comparti che l’amministrazione ha provato ad accelerare soprattutto in vista della fine del mandato. La prossima amministrazione dovrà pensare a ricucire la periferia con il centro urbano e a fermare o ridurre l’espansione dell’edificazione rendendola più adeguata alle effettive necessità ». L’attuale Piano Regolatore pianifica la realizzazione di un Parco della Lama Cupa e un Parco tematico del Pulo. È possibile che, in 12 anni, non solo non si sia programmato niente, ma nessun ente o associazione abbia sollevato la questione? SALLUSTIO: «A Molfetta si preferisce costruire case. Piste ciclabili, aree verdi e parchi sono considerati solo “accessori”. Ad esempio, l’amministrazione Azzollini ha interpretato il Parco della Lama Cupa con un semplice intervento di riforestazione. Il progetto ha avuto il diniego dall’Autorità di Bacino perché la lama deve garantire il deflusso regolare delle acque. Pensare alla lama significa, innanzitutto, fare degli interventi di pulizia, messa in sicurezza di alcune aree, garantendo l’accesso alla parte pubblica. Per il parco tematico del Pulo, invece, è fondamentale creare un network o una piattaforma che colleghi Pulo, Museo archeologico e Museo diocesano. Molfetta possiede un giacimento culturale e naturale favoloso. L’amministrazione dev’essere promotrice di un proficuo accordo tra Diocesi, Provincia e Comune in collaborazione con le associazioni, come Polje, che hanno dato prova di grandissima qualità». I REFLUI A PONENTE Oltre alla cementificazione e alle discariche abusive, il canale dei reflui a cielo aperto e il relativo scarico a Torre Calderina deturpano gran parte del paesaggio di Ponente. La Regione Puglia ha presentato il progetto per la realizzazione di una condotta sottomarina per lo scarico dei liquami a circa 2km dalla costa. A che punto sono le osservazioni di Legambiente presentate alla Regione Puglia? PISCITELLI: «A Torre Calderina confluiscono i reflui di quattro Comuni, ma le problematiche maggiori sono determinate dal canale a cielo aperto. Per di più, è sorprendente che, annesso a questo canale, sia presente e funzionante, anche se non in esercizio, un impianto che permetterebbe di affinare ulteriormente la qualità dei reflui fino a renderla compatibile con il riutilizzo in agricoltura, evitando che gli scarichi precludano la balneazione a mare e che gli agricoltori emungano acqua dal sottosuolo. Per quanto concerne la condotta sottomarina, Legambiente ha presentato delle osservazioni alla Regione perché la riqualificazione di quell’area paesaggistica deve passare da una gestione corretta degli scarichi. Gli elementi di criticità sono almeno due. Innanzitutto, l’adeguatezza della posizione dello scarico per disperdere il carico inquinante proveniente da 300mila abitanti. Poi, la realizzazione della stazione di sollevamento, dove alloggiare le pompe che inviano l’acqua all’interno della condotta. Il progetto prevede che questa stazione di pompaggio sia costruita a 200m dalla torre. Questo è un punto assolutamente da ridiscutere. Noi abbiamo proposto che questa stazione di pompaggio sia realizzata oltre la strada statale che congiunge Molfetta e Bisceglie, come richiesto dalla Soprintendenza per preservare i valori paesaggistici». © Riproduzione