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Legalità e sicurezza: dibattito tra i candidati sindaco E il sen. Azzollini attacca i giudici: “Devono lavorare e non parlare”
19 maggio 2006

MOLFETTA - Legalità e sicurezza al centro del dibattito tra i quattro principali candidati sindaco (la quinta, Maria Antonia Tulipano, ormai è data per dispersa), organizzato ieri sera dall'Associazione Avvocati di Molfetta e moderato da Giulio Calvani, redattore di Quindici e da Corrado Germinario, direttore dell'Altra Molfetta. Un confronto sereno e pacato nei toni, quello tra Antonio Azzollini, Lillino Di Gioia, Matteo D'Ingeo e Tommaso Minervini, sebbene non siano mancate le diversità di veduta sui temi oggetto della discussione. Innanzitutto sulla presunta “emergenza legalità” a Molfetta si è potuto riscontrare una netta diversità di opinioni. Matteo D'Ingeo, candidato sindaco del Liberatorio Politico, ha evidenziato come la nostra città stia vivendo un momento particolarmente delicato sotto questo profilo, con il riemergere di preoccupanti fenomeni di illegalità diffusa che sembrerebbero aver coinvolto addirittura spezzoni delle istituzioni comunali. “Non è mai stato avviato negli ultimi – ha detto D'Ingeo – un confronto pubblico su questi temi e sarebbe opportuno farlo così come a Terlizzi, in questi giorni, si sta svolgendo il 'Maggio della legalità' per sensibilizzare la cittadinanza contro ogni forma di criminalità”. Tommaso Minervini, dal canto suo, ha respinto questa visione: “Non c'è nessuna emergenza-legalità a Molfetta. Il solo dirlo è un errore perché danneggia l'immagine della città, dei suoi cittadini e dei suoi imprenditori. Le stesse istituzioni preposte al controllo dell'ordine pubblico (magistratura, prefettura, Carabinieri) affermano che a Molfetta esistono fenomeni di illegalità che possono considerarsi assolutamente fisiologici (specie in alcuni limitati quartieri, penso ad esempio al quartiere Catacombe), mentre negli anni passati l'illegalità aveva raggiunto aspetti patologici”. Sulle inchieste che hanno coinvolto esponenti della sua amministrazione, Tommaso Minervini ha precisato: “Non si può e non si deve sparare nel mucchio. Se ci saranno state delle singole responsabilità, la magistratura le accerterà; prima di allora non si possono emettere giudizi sommari. Piuttosto – ha concluso l'ex primo cittadino – c'è un problema di rapporto tra politica, istituzioni e società civile, che deve essere ripensato ed è quello che occorre fare nei prossimi anni”. Sulla stessa lunghezza d'onda il sen. Azzollini: “Io sono un liberale ed un garantista – ha tuonato – e non accetto che si facciano processi in piazza o sulle pagine dei giornali. I giudici devono fare il loro lavoro e la devono smettere di andare in giro a fare conferenze o convegni sul racket, perché così tolgono tempo al loro lavoro. I magistrati – ha proseguito Azzollini – devono investigare e non parlare. A Molfetta non c'è nessuna emergenza-legalità; dicendolo si fa un torto a questa città ed alle tante energie positive che la animano”. Molto duro, invece, sulla gestione degli scorsi anni è stato il candidato sindaco dell'Unione, Lillino Di Gioia: “La passata amministrazione – ha attaccato – si è contraddistinta per un totale disprezzo delle regole e del diritto. E' inutile girarci attorno, i casi di cronaca giudiziaria sono lì a testimoniarlo. Noi ci impegneremo nei prossimi cinque anni a ripristinare il senso di legalità innanzitutto nelle istituzioni e, quindi, in città. In questi anni si sono tollerate forme di illegalità diffuse che occorrerà stroncare duramente”. Già, ma come? “Il corpo dei vigili urbani – ha proseguito Lillino Di Gioia – è assolutamente sottodimensionato rispetto alle esigenze e privo di un comandante nel pieno delle sue funzioni. Occorrerà mettere subito mano a questo problema per cercare di restituire dignità alla nostra Polizia Municipale”. Tommaso Minervini, sul punto, ha difeso il suo operato: “Troppo facile pronunciare bei discorsi – ha sottolineato – poi, però, occorre fare i conti con la realtà e cioè con le finanze comunali che non consentono molti margini di manovra. E' vero, i vigili urbano sono pochi ma la legge quest'anno ci consentiva di fare solo quattro assunzioni. Abbiamo assunto due vigili urbani e stabilizzato due lavoratori socialmente utili. Anche a me piacerebbe raddoppiare la Polizia Municipale, ma non è possibile perché i conti del Comune e la legge non ce lo consentono”. E allora? “Allora, – ha proseguito Minervini – in attesa di risolvere con il tempo questo problema di risorse, occorre per esempio organizzare corsi di formazione specifici che consentano ai vigili urbani di acquisire nuove competenze per rispondere meglio alle esigenze che una città complessa come Molfetta sempre maggiormente pone”. Matteo D'Ingeo, dal canto suo, ha evidenziato come “i vigili urbani girano solo nel centro urbano, dimenticando completamente le periferie o le zone della città più calde. Questo è inammissibile, così come è inammissibile che ben prima delle 22 non si veda più in giro neanche un agente di polizia municipale. Occorre ripensare drasticamente quel settore, potenziandolo e migliorandolo, in modo da rendere Molfetta una città normale”. Anche il sen. Azzollini ha evidenziato la necessità che ci sia “maggiore presenza delle forze dell'ordine sul territorio in modo da evitare forme di illegalità diffusa, specie nelle periferie che costituiscono sempre un problema per una città in espansione come la nostra”. Infine sul tema molto caro agli avvocati, quello cioè del nuovo Palazzo di Giustizia, Tommaso Minervini ha affermato che “occorre portare a termine il procedimento per la realizzazione del nuovo Tribunale che noi abbiamo avviato”. Sostanzialmente d'accordo il sen. Azzollini che ha evidenziato come la soluzione prospettata dal Comune sia “ideale, perché coinvolge i privati nella realizzazione di un'opera pubblica così importante”. Più provocatorio l'intervento di Matteo D'Ingeo: “Perché i soldi pubblici devono essere spesi per la realizzazione di un Palazzo di Giustizia e non, per esempio, di un asilo o di una scuola? Dico questo – ha precisato – per sottolineare come certe scelte sull'utilizzo delle risorse pubbliche, devono essere prese nella maniera più condivisa possibile e con la partecipazione di tutte le forze sociali della città”. Lillino Di Gioia, infine, ha sottolineato la necessità di difendere il Tribunale di Molfetta dai rischi addirittura di un suo ridimensionamento se non, addirittura, di una soppressione: “Per questo – ha affermato – occorre realizzare il nuovo Palazzo di Giustizia in modo che la seconda città della Provincia di Bari sia dotata delle infrastrutture migliori per l'amministrazione di un settore così delicato. Per fare questo mi impegnerò anche ad attivare tutti i canali politici con il governo ed il nuovo ministro della Giustizia, Mastella, in modo da difendere le giuste esigenze di tutti gli operatori del diritto di Molfetta”. Infine, tutti concordi sulla necessità di coinvolgere l'Associazione Avvocati di Molfetta in tutte le decisioni che riguarderanno i delicati temi della legalità, della sicurezze e della trasparenza nelle attività dell'amministrazione comunale.
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