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Le “veline” del sindaco Ci sono candidati con scarse qualità che corrono per un seggio alla Provincia, per avere una qualche visibilità altrimenti negata. E per ottenere questa candidatura hanno scalpitato più del solito, cercando di dimostrare maggiore fedeltà al capo, rispetto ad altri membri del gregge
15 maggio 2009

Fra una ventina di giorni (il 6 e 7 giugno) si vota per rinnovare l’amministrazione provinciale e il Parlamento europeo. Sono elezioni che non suscitano grande entusiasmo (soprattutto quelle europee): la gente le vede distanti dai propri problemi e pensa che la vittoria di una o l’altra coalizione non cambierà molto la propria vita in un tempo in cui la crisi economica si fa sempre più sentire. Del resto anche i candidati non stanno portando avanti una campagna elettorale agguerrita, ad eccezione del solito Berlusconi che insegue l’obiettivo di arrivare al 51% dei consensi per autoincoronarsi imperatore d’Italia come Napoleone, con la speranza di poter poi replicare il successo, magari con elezioni anticipate, e avere “mani libere” per governare l’Italia, senza ostacoli dell’opposizione e senza articoli di giornalisti scomodi. E per raggiungere questo risultato non ha esitato a proporre come candidate alcune veline, puntando più sulla bellezza che sul talento e sulla capacità. Se non ci fosse stata la moglie Veronica Lario a bloccarlo, avrebbe portato a termine questo disegno che propone ministri, parlamentari e politici figli di quella tv spazzatura che le sue televisioni rappresentano. Del resto, è notorio che il feudatario ama circondarsi di vassalli e yes men che non lo contraddicano e anzi, con molto servilismo, approvino tutte le sue scelte. Anche il suo vassallo locale sindaco-senatore- presidente cerca di imitarlo come può e, non avendo a sua disposizione veline da candidare, sceglie maschietti yes men senza storia che non sia quella fatta da capriole politiche, cambi di casacca, fino a indossare quella azzurra con la speranza di acquisire meriti e ottenere prebende. Sono questi candidati con scarse qualità amministrative quelli che potremmo definire le “veline” del sindaco, che corrono per un seggio alla Provincia, per avere una qualche visibilità altrimenti negata. E per ottenere questa candidatura hanno scalpitato più del solito, cercando di dimostrare maggiore fedeltà al capo, rispetto ad altri membri del gregge. In questa competizione elettorale chi rischia di più è il Partito Democratico schiacciato dall’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, che, forte, della sua opposizione intransigente a Berlusconi, punta a raddoppiare i consensi pescando in quell’area di elettori che sono decisamente contro il Cavaliere e la sinistra radicale che punta a recuperare voti in quell’area che ritiene il Pd poco di sinistra e lotta per la sopravvivenza sulla soglia del 4%, dopo essere stata cancellata dal Parlamento nazionale. A Molfetta il Pd si presenta con due candidature di tutto rispetto: l’ex consigliere comunale e già candidato sindaco Nino Sallustio e un personaggio nuovo alla politica militante, ma già presente in quella politica di servizio che è rappresentata dal volontariato cattolico, Tommaso Amato. Riusciranno questi due candidati a convogliare i voti sufficienti a superare la prova? La partita è difficile, soprattutto per la presenza di tanti altri candidati bandiera, presenti in altre liste, destinati a rosicchiare anch’essi nell’area di centro, dove i due candidati del Pd sono più rappresentativi. Un’incognita resta Carmela Minuto che, dopo aver rotto con l’Udc che le ha preferito Pino Amato come commissario locale, ha scelto di seguire il fratello Pasquale con Salvatore Greco nel partito di Raffaele Fitto “La Puglia prima di tutto” dell’area Pdl. La scommessa sta nella possibilità di traghettare voti dall’Udc, che oggi si è posizionato in una democristiana equidistanza, al Pdl. Veleggia sui suoi 1.000 voti certi Pino Amato che, nell’area Udc, conta di raddoppiare le preferenze, portando voti anche al suo mentore Angelo Sanza, candidato alle Europee, ultima spiaggia per l’uomo politico lucano che, con un accordo con l’ultraottantenne Ciriaco De Mita (anch’egli all’ultima tornata), spera di recuperare le posizioni perdute alle ultime politiche. Restano un’incognita le altre candidature: il giovane Antonello Pisani che dovrebbe catalizzare i consensi dello zio Francesco Visaggio, eletto nel centrodestra, poi passato al centrosinistra e oggi in stand-by in attesa di nuovi scenari e nuove alleanze. Intanto oggi il nipote Pisani corre a sostegno del candidato presidente del centrodestra Francesco Schittulli. In corsa anche l’avv. Adele Claudio, consigliere comunale, che si misura con l’elettorato di centrodestra (appoggia anch’ella Schittulli), dopo la tornata delle amministrative quando corse con il gruppo anti Azzollini. Dall’elettorato, la Claudio si aspetta una verifica delle sue scelte politiche. Decisamente schierati con Vincenzo Divella (che dai sondaggi appare in testa alla corsa per la presidenza) sono Mauro De Robertis e Francesco Turturro di Giovinazzo che sperano di aggiungere ai propri consensi, quelli che deriveranno dall’effetto trascinamento dello stesso presidente uscente Divella. Stessa scelta hanno fatto i candidati di Rifondazione comunista Antonello Zaza, assessore uscente con un buon pacchetto di risultati raggiunti e la new entry Vincenzo Mongelli. Infine, per l’Mpa di Raffaele Lombardo corrono Lele Sgherza, consigliere comunale del Pdl ed Enzo Spadavecchia assessore della giunta Azzollini che puntano a sottrarre voti al centro agli altri candidati. In conclusione, una partita, come abbiamo detto, senza grandi entusiasmi, con molte speranze per qualcuno, con qualche ambiziosa presunzione per qualche altro. Ma, alla fine, saranno gli elettori a premiare e bocciare, senza escludere una forte percentuale di astensionismo di delusi dalla politica.

Autore: Felice de Sanctis
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