Le scuse non richieste della De Bari, candidata sindaco di Azzollini a Molfetta
MOLFETTA – Excusatio non petita, accusatio manifesta. Sicuramente conosce bene l’avv. Isabella de Bari (foto), candidata a Molfetta della coalizione di destra del sen. Antonio Azzollini (Forza Italia), questa locuzione latina di origine medievale secondo la quale una scusa non richiesta, è un’accusa manifesta. Eppure nella presentazione ufficiale della sua candidatura per la destra, la De Bari ci tiene a precisare che “il ruolo ricoperto da Azzollini è di grande rilievo, sono filo azzolliniana, ma il mandato di sindaco lo avrà il sindaco, non Azzollini”. Coda di paglia?
Un film già visto nei 10 anni di amministrazione Azzollini quando il senatore ha governato con assessori ai quali non aveva dato nemmeno la delega.
E, per vincere Isa de Bari, figlia di un vecchio esponente del Pci, Donato, che fu assessore e vicesindaco negli anni Settanta, ha scelto di essere candidata di una destra che oltre a Forza Italia comprende anche partiti e movimenti populisti e post fascisti come “Fratelli d’Italia” (Meloni), razzisti e xenofobi come “Noi con Salvini” e quell’Udc di Pino Amato, che, dopo l’uscita di Casini, ha abbandonato la posizione di centro per slittare a destra.
Insomma, mentre Silvio Berlusconi si sforza di mantenere una posizione moderata di centro, cercando di resistere alle sirene della destra, Azzollini a Molfetta, rimasto solo, dopo la fuga dei suoi colonnelli nel destra-centro di Tommaso Minervini, prende tutto quello che resta della destra, perfino quei quattro gatti degli sparuti elettori di Salvini e Meloni, nel tentativo di far dimenticare gli scandali e gli arresti del passato, fa a gara con il Tammavini nel tentativo di ricostruire una verginità, con una “vergine” in politica “che non è mai stata in politica, ma ne conosce i meccanismi (quali?, ndr)”.
E la coalizione azzolliniana, dice la De Bari, ha tanta voglia di recuperare i soldi che sono pervenuti legittimamente a Molfetta, che “non riposeranno mai in pace” e “devono essere utilizzati fino all’ultimo centesimo” (una risposta ai giudici di Trani che avevano ipotizzato l’uso illegale di quei fondi destinati al porto, per finanziare attività amministrative e coprire buchi di bilancio?).
Il programma? Simile a quello dell’altra destra Tammavini: completare il porto (a qualsiasi costo, anche di eventuali altre illegalità, aggirando l’indicazione dei giudici di rifare l’intero piano?); potenziare la rete commerciale urbana; respingere il piano di riordino ospedaliero (come? se è stato già approvato dalla Regione?), no alla raccolta differenziata dei rifiuti “porta a porta”; spazio alla cultura; tutela dell’ambiente dai parchi agli animali e naturalmente privilegiare sport, giovani e socialità. Peccato che tutte queste cose in 10 anni di amministrazione Azzollini, siano state messe da parte a favore del nuovo porto commerciale, quel sol dell’avvenir di marxiana memoria, che è miseramente finito nelle aule di tribunale. Ecco perché, forse, Isabella rifiuta “il principio di sottomissione giudiziaria”.
E la De Bari ha anche la faccia tosta di voler dire basta alle aggressioni personali, alle denigrazioni, che pure hanno caratterizzato gli anni dell’amministrazione Azzollini soprattutto verso le critiche, il dissenso e la stampa non amica. Insomma, non certo campioni di coerenza, affidabilità e dialogo con chi la pensa diversamente (logica razzista anche a livello intellettuale?).
Ma i cittadini non dimenticano: la clamorosa sconfitta di Azzollini nel 2013 ha significato proprio il rifiuto di quell’esperienza di governo, che ora si vuole riproporre, alla ricerca di una disperata verginità, confidando in un’improbabile oblio della memoria dei cittadini.
Come esordio della candidata, un programma decisamente improbabile.
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