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Le passioni di sinistra 2 Recensioni
15 dicembre 2001

Ancora una prova di redazione di una rivista di sinistra! ... Bisogna partire da qui, da quest’affermazione tanto orgogliosa quanto volitiva, per cogliere il valore ed anche il peso di questa sfida che è stata la pubblicazione di questo numero duevoltezero de le passioni di sinistra. Già, perchè in questa città l'esito delle elezioni del 13 maggio ha quasi sconvolto il normale ciclo delle stagioni: dalla primavera con le sue essenze restauratrici siamo stati proiettati dritti dritti in un autunno delle incoscienze riformiste. Proprio quando ti accorgi che è palese la voglia di darsi e dare voce, di prendere parola, di analizzare e cercare di capire, di tenersi ben stretta la libertà di espressione vedi che gli altri, quelli con cui vorresti fare strada, hanno altro per la testa, hanno altro di cui discutere. Come se la costruzione di un nuovo spazio, luogo, politico e culturale, ma soprattutto materiale, potesse riguardare solo qualche testardo e avventurista rifondatore del comunismo e i loro satelliti, o come se fare una rivista è inutile perchè così non si prendono voti. Invece, questa nuova pubblicazione testimonia che non ci sono solo testardi o satelliti a volersi sperimentare in una rivista, ma anche altri vogliono farlo. Sarà stato l'inizio dei bombardamenti in Afghanistan ad aver prodotto questa coralità di voci diverse e molteplici, realizzante il paradosso dell'incrocio di causalità e casualità, di tendenza e possibilità, ma basta guardare l'indice per capire che non c'è indifferenza per questo nuovo luogo della sinistra. Dicevo, la Guerra in Afghanistan, la guerra dell'Impero, la manifestazione dell'Impero e della sua sete di dominio, è il tema di fondo della pubblicazione. Una guerra per stabilire l'ordine imperiale per tutto il corso del nuovo secolo, anzi, del nuovo secolo breve che si apre esattamente come il precedente: la sinistra "riformista" è interventista, ed anche intelligente, umanitaria e celeste. Ma non basta; per una "sinistra" concezione delle pari opportunità tra uomo e donna, anche le donne soldato italiane potrebbero andare in guerra. Gridiamolo, a Molfetta le donne non sono rappresentate in Giunta, ma se vogliono possono andare in guerra, mettersi la divisa, abbracciare il fucile! Nel quotidiano continuiamo pure a palestrarci e a depilarci, annulliamo le differenze, nessuna politica differente per i corpi sessuati. Non è solo passione di pace; c’è lo sguardo rivolto alla città, alla storia delle sue industrie, al suo attuale sviluppo industriale, la domanda di nuovo governo del territorio, il lavoro, l’esperienza di fare scuola di accoglienza. Concludendo: chi ci insegna che la nostra forza è nel farci acqua, ci dice pure di continuare nel nostro cammino contro l’Internazionale del cinismo, per l’Internazionale della speranza. Alla prossima… (Le copie della rivista possono essere richieste presso Piazza Paradiso 6). Mario Abbattista
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