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Le costellazioni tra mito e scienza, questa sera conferenza a Molfetta
10 aprile 2010

MOLFETTA - Questa sera alle 19.15 nell’auditorium S. Domenico a Molfetta, su iniziativa della Fidapa e del Centro culturale Auditoriun, conversazione del dott. Francesco Azzarita sul tema: “Le costellazioni tra mito e scienza” con videoproiezione dei segni dello zodiaco di Marisa Carabellese commentati da Vittoria Sallustio la Piana.

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-" In un'altra epoca e in un altro luogo, anch'io, bambino, contemplando le stelle mi lasciai abbagliare da Orione, Cassiopea e l'Orsa Maggiore, commuovere dalla musica inaudita della Via Lattea, inebriare dal profumo notturno dei frangipani e delle campanule di un giardino africano. Come mai le stesse emozioni hanno condotto il cappellano in una direzione e me in un'altra? Non è facile rispondere alla domanda. Spesso scienziati e razionalisti hanno con la natura e l'universo un rapporto quasi mistico, ma alieno dalla credenza nel soprannaturale. Nella sua infanzia, il mio cappellano non conosceva certo (nè io le conoscevo) le ultime righe dell'Origine della specie, il famoso brano dove si parla della "plaga lussureggiante", con uccelli che cantano nei cespugli, con vari insetti che ronzano intorno, e con vermi che strisciano nel terreno umido. Se le avesse lette, si sarebbe identificato con la descrizione e, invece di abbracciare il sacerdozio, forse avrebbe condiviso l'idea darwiniana di un mondo prodotto da leggi che agiscono intorno a noi. Scriveva Carl Sagan in Pale Blue Dot. Come mai nessuna delle principali religioni ha mai esaminato la scienza e concluso: "E' meglio di quanto pensavo. L'Universo è molto più vasto di quanto hanno detto i nostri profeti e molto più sottile, maestoso ed elegante"? Perchè, al contrario, tutti dicono: "No, no, no, il mio è un piccolo dio e voglio che tale resti"? Una religione, vecchia o nuova, che esaltasse lo splendore dell'Universo quale c'è stato rivelato dalla scienza moderna susciterebbe un senso di riverenza ben superiore a quello indotto finora dalle religioni tradizionali".

Dopo aver "spaziato" nell'Universo, ritorniamo con i piedi per terra. Quale sia l'origine del mondo dove ci troviamo a vivere è una questione fondamentale che ha appassionato gli uomini fin dai tempi più antichi. Nella tradizione occidentale passiamo dalle idee "laiche" di filosofi come Aristotele o Apollonio di Rodi, che pensavano il mondo non avesse inizio o fine, alle credenze precristiane che giudeo-cristiane secondo cui il mondo è stato creato dal nulla, anche se in tempi diversi: ad esempio, la creazione del Sole, del cielo, della Terra, e degli esseri viventi, tra cui l'uomo e la donna, descritta all'inizio della Bibbia. Lasciamo questi argomenti alla scienza e alla coscienza dell'uomo. Entriamo in argomento: mito e scienza. - Per gli antichi egizi l'acqua è la materia base dell'Universo e della vita. Solo da essa può nascere la Terra. L'oceano primordiale era Nun, "padre degli dei"; non era un mare: era senza superficie, esteso al di sopra e al di sotto, in ogni direzione, senza aria nè luce. Il cosmo presente era una vasta cavità, con una "bolla d'aria" nello spazio illimitato. La Terra venne formata dall'uccello Bennu, una sorta di Fenice. L'airone beccò un grumo di terra e tirò verso il cielo. Dalle acque emerse la pietra benben, il tumulo primordiale che, nel tempo, assunse la forma piramidale, prima a gradoni, poi a spigoli lisci. Attorno si formarono le terre, come quando il Nilo si ritira dall'esondazione. Apparve così, dalle terre e dal primo tumulo a piramide quadra, l'obelisco, un raggio di sole pietrificato che raccordò il cielo con la Terra, per sempre.- "TUTTO QUANTO E' IN ARMONIA CON TE, O MONDO, E' IN ARMONIA ANCHE CON ME. NULLA DI CIO' CHE PER TE GIUNGE AL MOMENTO OPPORTUNO, GIUNGE PER ME PREMATURO O TARDIVO; TUTTO E' FRUTTO PER ME, CIO' CHE PORTANO LE TUE STAGIONI, O NATURA. TUTTO VIENE DA TE, TUTTO HA IN TE LA SUA ASSENZA, TUTTO A TE RIFLUISCE." (Marco Aurelio)
Come possiamo non dimenticare "ORIONE", la costellazione più notevole del cielo invernale. E' facile individuare Orione grazie alle tre brillanti stelle che ne formano la cintura. Nella tradizione romana Orione rappresenta un uomo che affronta la carica di un toro, raffigurato, nella vicina costellazione del Toro. Questa stella è gigantesca, al suo interno ci starebbero molti milioni di stelle come il Sole. Orione era il figlio di Poseidone e di Euriale, una delle Gorgoni. Il padre gli aveva dato il potere di camminare sulle acque del mare. Orione si innamorò di Merope, figlia di Enopione, re di Chio. Questi, però si oppose al matrimonio, fece ubriacare Orione, lo accecò e lo abbandonò sulle rive del mare. Portando sulle spalle un bambino che aveva accettato di guidarlo, Orione si mise i cammino verso Oriente per scoprire dove sorge il Sole, i cui raggi gli restituirono la vista. Omero ricorda Orione come un gigante ucciso dallo scorpione e resuscitato da Esculapio. Lo eliminerà poi la dea della caccia, Diana, gelosa della sua abilità come cacciatore. Anche gli arabi videro nelle sette stelle più luminose di Orione un gigante. Ognuno vede nelle stelle qualcosa che sta vicino alla propria cultura. Per esempio, gli indiani chinook vedevano nella cintura di Orione una canoa, imbarcazione da essi usata quotidianamente. I juwasi dell'Africa raccontano di un dio che andando a caccia di zebre ne scorse tre allineate. Scagliò allora la freccia mancandole. Per questo nella costellazione di Orione si possono vedere tre stelle allineate che rappresentano le tre zebre che scappano via e una freccia che se ne va in un'altra direzione. "Salimmo sù, el primo e io secondo, tanto ch'i vidi de le cose belle che porta 'l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle." Dante Alighieri, Inferno.-

Un campo vastissimo: a dir poco stupendo....celestiale. I miti della Via Lattea. Osservando il cielo in una notte buia lontano dalle cittadine può capitare di scorgere una scia biancastra simile a una insolita nuvola: la Via Lattea. In ogni tempo gli uomini volsero lo sguardo verso quella straordinaria zona biancastra e cercarono di giustificare la sua presenza con racconti e leggende. Secondo gli antichi greci, Zeus ebbe dalla saggia Alcmena un figlio tanto forte da impedire lo sterminio degli uomini e degli dei. Il bambino cui venne dato il nome di Eracle, fu però abbandonato appena nato dalla madre intimorita dall'ira di Era, legittima moglie di Zeus. Su suggerimento di Zeus, Atena portò Era a passeggiare fuori dalle mura di Tebe dove il bambino era stato abbandonato. Vedendolo, Era lo avvicinò al seno per allattarlo e il bambino succhiò il latte così forte da cospargerlo ovunque. Da quel momento Eracle divenne immortale e nel cielo fu visibile la Via Lattea. Gli inca credevano invece che la Via Lattea fosse il grande fiume attraverso il quale il dio del tuono invia la pioggia sulla Terra. Secondo molte tradizioni la Via Lattea è la strada che collega il mondo dei vivi e il mondo dei morti. I pawnee e i cherokee, del Nordamerica, sostengono, per esempio, che le anime dei morti sono accolte da una stella all'estremità settentrionale della Via Lattea, là dove questa si biforca, la quale indirizza i guerrieri lungo il sentiero fioco e difficile. Le donne e coloro che muoiono di vecchiaia sono accolte dalla Stella degli Spiriti e là dimorano.-
Non poteva mancare "La Stella di Natale" - L'astronomia è talvolta chiamata a fornire risposte relative a eventi storici tramandati con incertezze e approssimazioni. E' il caso del mistero riguardante l'anno di nascita di Gesù, sollevato dal fatto che il solo Matteo, tra i quattro evangelisti, racconta che i Magi venuti dall'Oriente a Betlemme per adorare il re dei Giudei la cui nascita era stata annunciata dalla comparsa di una nuova stella in cielo. Va subito osservato che per gli antichi ogni oggetto celeste abbastanza luminoso da attrarre l'attenzione era definito stella. Si deve a Giotto la trasformazione della "stella" vista dai Magi nella cometa che tradizionalmente compare da allora nella rappresentazione del Natale. Poichè i Magi sarebbero giunti in Palestina poco prima della morte di Erode - avvenuta tra l'anno 4 e l'anno 1 a.C. - è in questo periodo sarebbe nato Cristo e sarebbe comparsa la stella. Ricerche e calcoli compiuti dagli astronomi hanno definito poco probabile l'apparizione di una cometa in quegli anni. Secondo gli ultimo studi, si sarebbe trattato della "congiunzione planetarie", e cioè quando due pianeti passano l'uno accanto all'altro a distanza ravvicinata formano un raggruppamento in cui le loro luminosità si fondono, dando quasi l'illusione dell'apparire di un astro molto brillante. Nel 1603, Keplero, ipotizzò la congiunzione tra Giove e Saturno avvenuta nella costellazione dei Pesci per ben tre volte nell'anno 7 a.C.. In conclusione l'anno della nascita di Gesù, dovrebbe essere retrocesso da 3 a 7 anni, in accordo con le ricerche effettuate dalla critica storica e biblica.-

Poco si è detto di Marte: il Pianeta Rosso, dove Checca la Vacca vorrebbe "trasferire" i comunisti rossi. Il mito di Marte ha continuato nei secoli, legato alla fantascienza e ai marziani. E' stato il grande astronomo italiano, Giovanni Schiaparelli, che osservando il pianeta rosso dall'Osservatorio astronomico di Brera, scoprì alla fine dell'Ottocento dei canali sulla superficie del pianeta, apparentemente frutto di una civiltà di esseri viventi. I miti di Marte. Per i greci Ares, figlio di Zeus, era considerato, fin dall'epoca del poeta Omero, il dio della guerra. Il dio amava la violenza e la distruzione ed era felice quando poteva dare il peggio di sè sul campo di battaglia. Per questo era il più odiato fra gli dei, e tuttavia non privo di fascino, visti i numerosi incontri amorosi con Afrodite (mica fesso il guerrafondaio!). Anche per i romani Marte era il dio della guerra, ma anche il dio della primavera alla quale si ricollegava comunque in quanto le campagne militari iniziavano sempre con quella stagione, appunto nel mese di Marzo. I romani elessero Marte a protettore di Roma e del suo impero visto che secondo la leggenda fu proprio il dio a fecondare la vestale la vestale rea Silvia che concepì poi i due gemelli Romolo e Remo (hai capito il "trombone", guerra e sesso.... altro che ostriche e peperoncino!). Per gli antichi fu dunque immediato identificare il pianeta rosso come simbolo di quel dio feroce, violento, rissoso e guerriero, e oggi la scienza ci dice che l'inconfondibile rosso di Marte deriva proprio dalla grande abbondanza di ferro presente su di esso.- Morale: alimenti ricchi di ferro, per aumentare la fertilità, diminuita ai nostri giorni.
Contemplando il cielo viene spontaneo chiedersi se anche al di fuori del nostro pianeta, o addirittura al di fuori della nostra Galassia, ci siano altre forme di vita. L'uomo non poteva far altro che andare alla ricerca di questa vita. Il grandissimo numero di stelle della nostra Galassia, e l'altrettanto grande numero di galassie presenti nell'Universo, porta a pensare la presenza di altre forme di vita nell'universo sia ragionevolmente possibile. Se anche le condizioni che hanno portato alla nascita e poi all'evoluzione della vita sulla Terra sono estremamente improbabili, tuttavia la vastità del cosmo gioca a favore del proliferare della vita stessa. Storicamente, uno dei pionieri della ricerca di vita extraterrestre è stato l'astronomo americano Frank Drake che all'inizio degli anni '60 presso il National Radio Astronomy Observatory di Green Bank, in West Virginia, si dedicò alla studio della possibilità che vi fossero delle civiltà tecnologiche extraterrestri attorno a stelle vicine. Noi stessi, ormai da un secolo, irradiamo nello spazio segnali elettromagnetici sotto forma di onde radio, e l, e le trasmissioni di Guglielmo Marconi hanno ormai raggiunto stelle distanti un centinaio di anni luce. Drake fu anche l'ideatore di uno storico messaggio interstellare lanciato nello spazio con il radiotelescopio di Arecibo (Puerto Rico, Antille) il 16 settembre 1974. Se per caso vi fosse qualche pianeta abitato attorno a una delle circa 3000.000 stelle di M13, e se su questo pianeta esistesse una cività tecnologica in grado di decifrare il messaggio e di individuarne la fonte, lo sapremo solo tra 50.000 anni (25.000 per il viaggio di andata e altrettanti per la risposta di ritorno. Io certamente non ci sarò..... e VOI? Tanti carissimi auguri.
Interessanti e coinvolgenti queste "piccole lezioni" di astronomia. Permettete? Vega e Betelgeuse. Sono due tra le stelle più celebri dell'astronomia. Vega (dall'arabo "avvoltoio in picchiata")è una stella bianca nella costellazione della Lira; è la quinta stella per splendore del cielo notturno, la più luminosa dell'emisfero boreale. Distante dalla Terra circa 25 anni luce, Vega 12.000 anni fa è stata una splendida stella polare e tornerà a esserlo attorno al 16.000 d.C., in conseguenza della precessione degli equinozi. E' stata la prima stella a essere fotografata, nel 1850 con il rifrattore dell'Osservatorio di Harvard. La stella Betelgeuse (in arabo "la spalla") è invece una stella rossa variabile molto luminosa che si trova a 650 anni luce dalla terra. Il suo diametro è 800 volte quello del Sole. E' destinata a diventare una supernova, cioè una stella di grande massa che, esplodendo,aumenta molto la sua luminosità. - Pistol Star, la stella più grande della Galassia.- E' il corpo più luminoso mai conosciuto fino a oggi: ha una massa pari a 120 volte quella del Sole ed è dieci milioni di volte più luminoso. In soli sei secondi scatena la stessa quantità di energia che il Sole impiega un anno intero a liberare. Il titano stellare si trova grosso modo al centro della Via Lattea circa 25.000 anni luce da noi, ed è stata battezzata Pistol Star, dalla forma a pistola della nebulosa che la circonda. Malgrado le sue dimensioni, non è visibile a occhio nudo. La sua posizione centrale alla Galassia fa pensare che in quel punto il processo di formazione tellare favorisca la nascita di stelle più grandi del nostro modesto sole.-

Ora la domanda sorge spontanea. Quale destino per l'Universo? (Speculando su Newton - maggio 2000). Al Big Bang, l'evento che ha dato origine all'Universo, è seguita una fase di espansione con l'aggregarsi della materia e la nascita di stelle e galassie. L'universo si sta espandendo ancora oggi, ma non si hanno elementi precisi per capire se l'espansione durerà per sempre o se il cosmo tornerà a contrarsi. Da più di trent'anni sappiamo che l'Universo ha avuto un'origine, che è nato insieme allo spazio e al tempo. Ma se c'è stato un inizio è inevitabile chiedersi se ci sarà una fine, e come sarà. L'origine e il destino del cosmo, sui quali generazioni di filosofi hanno speculato, ora sono appannaggio dell'astrofisica e della fisica delle particelle. Che aprono scenari sconcertanti e ipotizzano un Universo che finisce in un gran botto analogo a quello dal quale è nato, oppure in un freddo e in un vuoto crescente e inesorabile, o perfino una morte improvvisa e inattesa, magari anche domani(segue grattata, un mio aggiuntivo). Se l'Universo inizierà a contrarsi, si arriverà ad una fase in cui i buchi neri si uniranno e si espanderanno. La contrazione ridurrà l'Universo in un unico punto, il Big Crunch, la grande singolarità che risucchierà tutta la materia e tutta l'energia. Il cosmo potrebbe finire nel disordine, ma anche ringiovanire. Arriverà, inattesa e repentina. E quando ce ne accorgeremo sarà troppo tardi. Non fra miliardi di anni, ma forse domani stesso (aggiungo un'altra grattata). Già ora una bolla di vuoto potrebbe propagarsi e inghiottire subito tutto. E forse già ora il "vero vuoto" si sta espandendo in ogno dove, e il nostro destino è già segnato (un'ultima grattata ci sta bene, a chiusura).

Qualcuno si chiederà cosa ci fa una vacca anche se Checca, in una new culturale. Mai fu più appropriato il detto: "Dalle stalle alle stelle". La scoperta dell'acqua su Marte, mi ha molto incuriosita. Su Marte è molto probabile che prima o poi ci imbatteremo in forme di vita attive, ma sospese in uno stato di congelamento. "Sono assolutamente convinto che su Marte ci sia vita. Il punto è capire se la vita nata su Marte sia dello stesso tipo di quella che si è sviluppata sulla terra" - dice il ricercatore giapponese Yukishige Kawasaki, del Centro ricerche sulla vita della Mitsubishi. Oggi più che mai, sempre più numerosi sono gli scienziati che sostengono l'ipotesi che la vita sulla Terra sarebbe giunta dalle profondità dello spazio: gli indizi si moltiplicano, i marziani potrebbero esistere davvero. E forse sono già tra noi: piccolissimi batteri arrivati sulla terra a bordo di meteoriti. A far tornare di attualità questa teoria, chiamata "panspermia"(vacca che vuol dire?), è stata una serie di scoperte e di esperimenti non condivisa da parte degli scienziati. Nella mia mente è sempre Marte che mi fa pensare, anche a delle soluzioni diverse a problemi per molti angosciosi, da quelle che ho letto in giro su questo bellissimo giornale e notiziario on line. A giugno del 2008, dopo aver studiato le foto della sonda "Phoenix" atterrata su Marte, la Nasa ha confermato: "ACQUA SU MARTE". Da tutto questo, ecco la mia soluzione al problema avanzato da Franco Parente, Hans e altri simili. I comunisti non vanno spediti nelle Murge a zappare, spediamoli tutti su Marte a ........pane e acqua. Parente, Hans, fatemi sapere.
Sempre più in cerca di pianeti nei luoghi più strani, lontano dalle stelle che hanno dato loro origine, nell'interno di alcuni dei più densi ammassi stellari della Galassia. L'esistenza di pianeti al di fuori del Sistema Solare è un argomento delicato in astronomia, sin da quando Giordano Bruno, nel XVI secolo, fu arso vivo per avere (fra altre cose) sostenuto che l'Universo contenesse un numero infinito di mondi. Oggi nessuno rischia di finire al rogo sulla pubblica piazza per aver proposto l'esisternza di pianeti ex-trasolari, ma questo settore di ricerca rimane controverso. A oggi, sono stati identificati oltre 70 pianeti in orbita intorno ad altre stelle, un risultato che a suscitato grande entusiasmo nella comunità degli astronomi. La scoperta forse più interessante ed enigmatica è quella di un gruppetto di pianeti extrasolari che non sono legati ad alcuna stella. Il problema è che non vi è un completo accordo fra gli astronomi sul significato del termine pianeta. La maggior parte degli oggetti individuati in orbita intorno ad altre stelle ha masse inferiori a 3-4 masse di Giove, ma alcuni di essi sono molto più grandi dei pianeti giganti del Sistema Solare, avendo una massa oltre 10 volte superiore a quella di Giove. La loro esistenza rappresenta però una sfida alla stessa definizione di pianeta. Questi corpi per il momento, prendono il nome di "indipendenti"........... "IN OGNI SECOLO GLI ESSERI UMANI HANNO PENSATO DI AVER CAPITO DEFINITIVAMENTE L'UNIVERSO E, IN OGNI SECOLO, SI E' CAPITO CHE AVEVANO SBAGLIATO. DA CIO' SEGUE CHE L'UNICA COSA CERTA CHE POSSIAMO DIRE OGGI SULLE NOSTRE CONOSCENZE E' CHE SONO SBAGLIATE"- Isaac Asimov
Meravigliosa e stupenda quanto mai semplice, il romanzo per ragazzi scritto da quel genio di Stephen Hawking: "La chiave segreta dell'Universo" - Mondadori - 2007. "Combina la meraviglia di cui è capace un bambino con l'intelligenza propria di un genio. Stphen Hawking occupa la cattedra lucasiana di Cambridge ed è uno tra i cosmologi più autorevoli e conosciuti del mondo. Celebre per la sua teoria dei buchi neri, non ha mai smesso di fare ricerca ad alto livello, nonostante la grave forma di sclerosi che gli ha impedito progressivamente l'uso degli arti. - - Un buco nero è una regione dello spazio dove la forza di gravità è così forte da trascinare indietro perfino la luce che tenti di uscirne. Si può cadere in un buco nero e non uscirne più: qualsiasi cosa viene trascinata là dentro. Più cose cadono in un buco nero, più quello diventa grande e più il suo orizzonte avanza. Perchè si formi un buco nero è necessario che un'enorme quantità di materia venga compressa in uno spazio minimo. Un'eventuale collisione fra buchi neri e altri corpi celesti produrrà un buco nero ancora più grande, in grado di ingoiare qualunque cosa gli arrivi troppo vicino. La nostra stella galassia, la Via Lattea, ha al centro un buco nero la cui massa è diversi milioni di volte più grande di quella del nostro Sole. Un buco nero non si può vedere perchè la luce non riesce a uscire. E' possibile però individuarlo se vediamo delle stelle orbitare attorno a qualcosa di invisibile o quando vediamo enormi dischi di gas e polvere ruotare attorno a un oggetto invisibile. Se cadi in un buco nero creato da una stella non molto più grande del nostro sole, ti ritroverai a pezzi prima ancora di finirci dentro........la chiave segreta dell'Universo.

Andromeda, la galassia che prende il nome dalla mitica, bellissima regina etiope, e destinata un giorno a scontrarsi con la sua "gemella: la nostra Via Lattea. Andromeda e la Via Lattea hanno molti elementi in comune, cominciare dalla struttura. Ma anche sottili e importanti differenze: sono galassie a disco ed entrambe sono a spirale. Entrambe ospitano poi al centro un massiccio buco nero, come ha rilevato Chandra, l'osservatorio orbitante per riprese nei raggi X. Importanti le differenze nel numero delle stelle: circa 400 miiardi per Andromeda, la metà per la nostra. Ancora solo 3 miliardi di anni di attesa. La "collisione" è inevitabile. Infatti la Via Lattea e Andromeda, finiranno per scontrarsi: sarà uno spettacolo pirotecnico, ma nessun pericolo per la vita sulla terra, semopre che fra 3 miliardi di anni il nostro pianeta ospiti ancora qualche forma. La Via Lattea e la galassia Andromeda finiranno semplicemente per compenetrarsi reciprocamente deformandosi e fondendosi in una nuova galassia. Le onde d'urto faranno collassare le nubi interstellari, scatenando un'intensa formazione stellare. Nuovi astri si formeranno e esploderanno dopo pochi milioni di anni e andranno a favorire la nascita di nuove generazioni di stelle. E il Sole? Il suo destino è incerto. Potrebbe restare nella nuova galassia o venire espulso nei freddi spazi intergalattici. Lo spettacolo pirotecnico e assicurato. Peccato solo che, i nostri pronipoti dovranno aver raggiunto l'immortalità, perchè durerà almeno un paio di miliardi di anni.
Da "Newton" 2001. Circa 250 milioni di anni fa si estinse il 90 per cento delle specie viventi. Fu la più grande estinzione che colpì il nostro pianeta. Non si conosceva la causa che portò sulla terra una così violenta ondata di distruzione. Studiando sedimenti risalenti a quel periodo - fra il Permiano e il Triassico -, un gruppo di scienziati hanno scoperto il "colpevole". Un corpo celeste che si schiantò violentemente sul nostro pianeta, lasciando tracce che si conservano fino ad oggi. Impossibile stabilire il luogo dell'impatto, mentre si può stabilire le dimensioni del corpo celeste: una cometa o un asteroide con un diametro stimato fra i sei e i 12 chilometri. Non fu l'impatto diretto il responsabile delle estinzioni, ma le sue innumerevoli conseguenze. Il bolide provocò un aumento delle attivtà vulcaniche, la diminuzione di ossigeno, variazioni climatiche e del livello delle acque. Tutte le specie che non riuscirono ad adattarsi ai cambiamenti morirono nel giro di 8000 anni, che nella scala biologica rappresentano un lasso di tempo brevissimo. Per farsi un'idea, nella scala temporale della vita umana corrisponde a un microsecondo. A non sopportare i cambiamenti che sconvolsero la Terra furono il 90 per cento delle specie che abitavano il Pianeta. I più colpiti furono quelle che abitavano nelle acque marine. La Terra subì altre tre estinzioni di massa in epoche diverse. Attualmente il pericolo non viene dal cielo: il pericolo è rappresentato dall'uomo stesso e dalle sue attività sempre più in conflitto con il benessere della Terra e di tutti gli altri abitanti.

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